Diesel vs Elettrico, Repsol mette tutti in crisi: “Un moderno Diesel emette meno CO₂ di un EV”

Attualità
10 giugno 2025, 11.19
repsolceo
Josu Jon Imaz, AD di Repsol e volto storico dell’industria energetica spagnola, ha acceso il dibattito sulla mobilità sostenibile durante l’XVIII Forum Aziendale di Guipúzcoa: “Un’auto Diesel moderna, sul ciclo di vita completo, genera meno CO₂ di un veicolo elettrico”. Una presa di posizione netta, che punta il dito contro quella che definisce “iperregolazione” e “politiche ecologiche radicali” imposte dall’Europa.

Il contesto: Dieselgate, crisi e scelte politiche

Negli ultimi anni il settore dei motori a combustione è stato sotto assedio: dal Dieselgate alle tensioni per la crisi del gas, fino alla carenza di componentistica e ai prezzi in salita dei carburanti. Sullo sfondo, la decisione dell’UE di vietare dal 2035 la vendita di nuove auto termiche. Per Imaz, però, queste misure rischiano di essere guidate più da un’impostazione ideologica che dalla scienza dei dati ambientali.
“Abbiamo un parco circolante obsoleto, scarsa informazione e la gente non sa davvero cosa comprare”, ha spiegato Imaz, rimarcando come i moderni Diesel, grazie ai progressi tecnologici, non possano più essere messi nello stesso calderone di quelli di vent’anni fa.

Dietro i numeri: ciclo di vita e impronta di CO₂

Il punto chiave del suo ragionamento è il life-cycle assessment (LCA): non solo le emissioni in marcia, ma anche quelle legate all’estrazione delle materie prime, alla produzione delle batterie e all’energia utilizzata per la ricarica. “Bisogna considerare l’intera impronta di CO₂ del veicolo”, ha insistito l’AD, affermando che il mix energetico odierno — specie in molti paesi che dipendono ancora da fonti fossili — penalizza il bilancio ambientale delle auto elettriche.

Verso il ricambio tecnologico, non l’addio al Diesel

Per Imaz, la soluzione non è lo stop al Diesel, bensì il ricambio del parco circolante: sostituire un vecchio motore a gasolio con uno moderno, più efficiente e meno inquinante. “Non possiamo sacrificare la nostra industria né i posti di lavoro delle raffinerie, ma dobbiamo favorire l’acquisto di auto adatte all’esigenza di ciascuno”, ha aggiunto, prevedendo che nel 2050 la metà delle vetture resterà a combustione interna.

Critiche e prospettive

La tesi di Repsol ha già sollevato perplessità tra gli ambientalisti e alcuni costruttori auto. Secondo l’Associazione Europea dei Costruttori (ACEA), il confronto deve basarsi su scenari di elettricità sempre più pulita, mentre le case automobilistiche ribadiscono che la transizione verso l’elettrico è inevitabile per rispettare gli obiettivi climatici.
Tuttavia, la posizione di Imaz rilancia la discussione su come conciliare tutela ambientale, politica industriale e libertà di scelta dei consumatori. Il futuro della mobilità appare più che mai incerto, tra spinte verso l’elettrico e difesa delle tecnologie ibride e diesel di ultima generazione.
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