Ci sono strade, in tutto il mondo, che hanno un tasso di pericolosità decisamente elevato, questa problematica affligge anche l’Italia, dove determinate arterie stradali hanno un indice di pericolosità davvero elevato. È per questo motivo che l’ACI ha stilato una speciale classifica delle strade più pericolose in Italia dopo uno studio condotto tenendo conto del numero di incidenti per chilometro.
Stando agli studi condotti dall’ACI, la quale ha analizzato il numero di incidenti verificatisi per chilometro, il tratto urbano dell’autostrada A24 che va da Roma a Teramo e la tangenziale Nord di Milano risultano essere in assoluto le arterie stradali più pericolose della rete stradale italiana. È un dato che fa il paio con quanto registrato un anno fa, nel 2021, quando queste due strade sono risultate essere le più pericolose d’Italia, grazie ad un numero di incidenti per chilometro registrati sull’arteria romana di 10 contro gli 8,8 dell’asse viario lombardo. Terza posizione per una strada campana, la Diramazione Capodichino dell’A1, con 8,1 sinistri per chilometro. In questi tre particolarissimi casi, l’incidentalità è ben superiore alla media nazionale, ferma a quota 1,03.
La media delle strade extraurbane si attesta sui 0,5 sinistri/km, la classifica è dominata dai tratti siti tra il Nord ed il Centro Italia. Svetta la strada Statale 719 Prato-Pistoia (8 incidenti/km), secondo posto per la Statale 36 del Lago di Como e dello Spluga nel tratto in provincia di Milano (6,9 incidenti/km) e terza piazza per la Statale 671 Asse Interurbano di Bergamo (6 incidenti/km). Non c’è però solo da preoccuparsi, in quanto lo studio ha riscontrato anche dei miglioramenti consistenti, come quanto verificato sulla A 51 Tangenziale est di Milano, il GRA di Roma, la A8 in provincia di Varese e la SS 036 del Lago di Como e dello Spluga in provincia di Monza Brianza, strade sulle quali si manifesta un’incoraggiante diminuzione di sinistri, mentre il calo mortalità si è manifestato sull’A12 in provincia di Genova, A4 in provincia di Padova, A13 in provincia di Bologna, SS 16 Adriatica nelle province di Ravenna e di Pesaro-Urbino, SS 372 Telesina in provincia di Caserta e SS 121 Catanese.
L’ACI ha condotto uno studio nel quale sono stati analizzati qualcosa come ben 31.407 eventi, di cui 1.002 mortali), mentre i decessi si attestano a 1.078 rappresentando il 37,5% del totale, il tutto abbinato a 47.740 feriti su circa 53.000 chilometri di strade della rete italiana, la quale mostra un indice di mortalità medio di 3,4 morti ogni 100 incidenti. Maggior pericolosità si riscontra nelle aree urbane, con i centri abitati nei quali si verifica il 73% dei sinistri, il 22% sulle strade extraurbane ed in autostrada solo il 5%.
Rispetto ai livelli pre-Covid del 2019 sono in diminuzione sia i sinistri (5.119 in meno) che i decessi (179), in quanto gli incidenti sono scesi del 15,9% ed i morti del 20,6% in autostrada, del 10,1% e del 10,5% su strade non urbane e del 19,5% e del 18,7% nei centri abitati. Sulle strade a pedaggio gli incidenti coinvolgono, inevitabilmente, più le vetture (71,5% contro il 73,8% del 2019), invece dei mezzi per il trasporto merci (22,9% contro il 20,4%) o delle motociclette (5,3%).
La maggior parte dei sinistri si verifica nei mesi di giugno, luglio ed agosto, concentrandosi nella giornata di venerdì e tra le ore 19 e le 20, mentre l’indice di mortalità è maggiore ad inizio dell’anno, precisamente nel mese di gennaio. Una quota elevatissima di decessi interessa, purtroppo e soprattutto, gli utenti vulnerabili (38,5%, di cui 3,5% ciclisti 25% motociclisti e 10% pedoni).
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