La decisione, si sa, era nell’aria. Tra ieri e oggi, il parlamento europeo si è riunito per votare la proposta della Commissione UE circa il divieto di vendita delle auto Diesel e benzina, quindi anche GPL e metano, a partire dal 2035. 339 i voti a favore, 249 i contro e 24 gli astenuti. Un voto che ha delineato quello che oggi appare come la parola FINE al motore endotermico così come lo conoscevamo.
Una notizia che scuote l’ambiente cui apparteniamo, e che riteniamo oggettivamente illogica fin dal principio. Ha provato a fermare l’inevitabile un esposto del PPE (Partito Popolare Europeo), il quale proponeva una soluzione compromesso tra le varie posizioni, arrivando al 2035 con una riduzione delle vendite non totale.
A Bruxelles, senza valutare in alcun modo gli interessi dei singoli paesi sul fronte dell’elettrificazione, visto che di questo si tratta, hanno preso la loro decisione. Stop alla vendita di motori benzina e Diesel, la plenaria dell’Europarlamento ha deciso così, con una deroga che “salva” i piccoli costruttori. Quest’ultimi, a patto di non produrre più di 10.000 auto/anno, potranno continuare a produrre motori endotermici.
C’è chi l’ha chiamato il “Salva Motor Valley“, ossia tutte quelle aziende concentrate nell’Emilia Romagna e protagoniste assolute dell’automotive a livello globale, da Ferrari alla più piccola Pagani, passando per le tantissime PMI che lavorano grazie all’auto.
I sindacati sono già in fermento
Le firme sindacali si sono già espresse circa una riunione urgente del tavolo dei ministri per discutere la decisione dell’UE circa lo stop alla vendita dei motori termici dal 2035, dopodomani per un costruttore che imposta il suo futuro con diversi anni d’anticipo.
A tal proposito si è già espresso il segretario nazionale Fim Cisl Ferninando Uliano, grazie a una dichiarazione dell’huffingtonpost che riportiamo come segue: “non è più rinviabile una politica attendista sul mettere in atto risorse e investimenti che consentano la trasformazione industriale del settore e soprattutto la sua sostenibilità sociale. Se vogliamo evitare contraccolpi gravissimi in termini di licenziamenti e la distruzione di un settore industriale fondamentale per il nostro Paese, ora il Governo deve rendere disponibile per le imprese del settore, da subito, gli investimenti di 8 miliardi stanziati con il fondo dell’automotive e insediare un apposito ‘comitato scientifico’ che indirizzi le politiche di vantaggio nei settori strategici della mobilità del futuro”. Risulta fondamentale non perdere ulteriore tempo davanti ad una transizione epocale che mette a rischio se non governata oltre 75.000 posti di lavoro nel nostro Paese“.
Aggiunge Tajani, Forza Italia: “Ci continueremo a battere affinchè si difenda l’industria dell’automotive e si impedisca una difficile situazione che rischia di mettere in cassa integrazione e fa perdere il lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori in Europa“.
Pronta la risposta di Matteo Salvini, via Twitter
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