Nella Torino di inizio ‘900 le automobili elettriche della STAE (Società Torinese Automobili Elettrici) erano l’avanguardia italiana del settore. Seppur di breve durata, le vicende del marchio si rivelano dense, sia dal punto di vista storico che tecnico.
La storia torinese della STAE inizia in Francia e nello specifico a Parigi, sulla base dell’esperienza industriale di Louis Krieger. Krieger è un valente ingegnere nato a Parigi nel 1868, ricordato oggi come uno dei pionieri dell’auto elettrica francese. Dopo una prima sperimentazione nel 1894, l’anno seguente presenta una serie di validi brevetti sull’utilizzo dell’energia elettrica nella trazione di veicoli che lo porteranno nel 1898 a fondare la “Compagnie Parisienne des Automobiles Èlectrique Krièger System”.
Lo stesso anno espone il suo primo modello al Salone dell’Automobile di Parigi. L’auto è una innovativa Victoria con freni rigenerativi sulle 4 ruote e due motori elettrici anteriori che all’occorrenza frenavano la vettura; questi inoltre, agendo in parallelo sulle ruote anteriori comportano una modernissima trazione anteriore. L’autonomia era di tutto rispetto, ben 60 Km, valore di assoluto rilievo per l’epoca. Queste “doti” fanno si che la produzione aumenti, insieme alla disponibilità di modelli sempre diversi (come Brougham e Laudalette), e di pari passo al crescente interesse per l’auto a propulsione elettrica, arrivando nel 1901 a produrre 43 unità che diventano 65 nel 1902.
Questo interesse generale unito agli storici contatti tra la realtà automobilistica torinese e quella francese, stimolano la formazione di una nuova società utile a vendere inizialmente su licenza le vetture Krieger in Italia. Il 31 maggio 1905 si costituisce a Torino in Corso Regina Margherita 46 la “Krièger Società Italiana”, con capitale di 900.000 lire (9.000 azioni da 110 lire cadauna) che si propone “la costruzione di automobili a benzina con trasmissione elettrica e vetture elettriche su brevetti della casa francese Krièger”. Ebbene si, la prima forma intendeva vendere anche vetture a benzina, allora ancora in veste di nuova energia a spartirsi il mercato (ed il futuro dell’automobile) insieme al vapore.
Lo stabilimento terminato nel 1906 è grande oltre 16.000 metri quadrati che, nel 1907, passeranno a 20.000 con attività così suddivise: direzione, due officine e un ampio garage per la manutenzione, il ricovero e la ricarica delle vetture. Quest’ultimo servizio si rese necessario mancando in Italia, ma più in generale in Europa in confronto agli Stati Uniti, una efficace rete di punti ricarica. La prima e più efficace uscita in pubblico avvenne nel 1907 al Salone dell’Automobile di Torino dove vennero presentati due nuovi tipi: una 4 posti leggera ed una due posti con carrozzeria detta al tempo “a guida interna”, ovvero in abitacolo chiuso, capaci entrambe di 80 km di autonomia.
Alla produzione di automobili si accostò anche quella molto proficua di autocarri, portando gli affari per la divisione italiana a vele spiegate. Ma improvvisamente avvenne uno strappo con la controparte francese nel 1907; nella documentazione italiana si legge di “contratto non rispettato da parte francese”. Ed è questa l’occasione per staccarsi dalla casa madre per fondare la STAE, “Società Torinese Automobili Elettrici”.
Gli affari e i nuovi modelli da parte della STAE si succedono, nel 1908 viene lanciata la 5 HP al Salone dell’Automobile di Torino che presenta due motori elettrici da 5 cv ciascuno, accumulatori capaci di quasi 100 Km di autonomia, cambio a 3 marce più retro, freno elettrico e recupero dell’energia in frenata per circa 30 Km/h di velocità massima; verrà prodotta in 100 esemplari, un numero di tutto rispetto. Uno dei punti più alti per l’azienda vide la circolazione di vetture del marchio all’interno degli spazi dell’Esposizione Internazionale di Torino del 1911, al servizio dei visitatori.
Negli anni di attività anche le innovazioni si succedettero, ad esempio vennero testate delle vetture con motore a benzina e due elettrici dove il primo aumentava l’autonomia dei secondi, in sintesi quello che oggi chiameremmo un ibrido “range extender”. L’unico esemplare oggi esistente è quello del 1909 conservato presso il MAUTO di Torino, con motore elettrico centrale da 10 cv capace di 80/90 Km di autonomia ed una velocità massima di 30 Km/h. Purtroppo, l’avventura termina nel 1913 causa un mercato che ormai si orienta al motore a scoppio ed una serie di lunghi scioperi nelle fabbriche che paralizzano anche la produzione della STAE.
Autore: Federico Signorelli
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