Facciamo un esercizio insieme. Provate a pensare a quante auto di grande serie che portino il nome di una scuderia di Formula 1 vi vengono in mente. Non vale la Thema 8.32 visto che “Ferrari” non compare nel nome ufficiale e non valgono nemmeno le McLaren.
A questo punto l’auto è solo una, è piuttosto piccola e ha turbato i sogni di almeno un paio di generazioni di adolescenti. Si, avete capito bene, si tratta della Renault Clio Williams. Nel 1992 la Régie aveva vinto campionato piloti e costruttori con il “leone” Nigel Mansell, risultato bissato poi nel 1993 con il “professore” Prost, in entrambi i casi fornendo il motore alla Williams.
Quale occasione migliore, dunque, per celebrare questo doppio successo? Così la già veloce Clio 1.8 16V è diventata ancora più potente e si è guadagnata di diritto la sua pagina nel grande libro della storia dell’automobile. Con il suo colore blu notte, i cerchi dorati e la scritta Williams – anch’essa dorata – sul portellone posteriore, la Clio era una specie di piccola supercar e in effetti ne sono state prodotte solo 12.000.
Curiosamente, all’inizio le Williams dovevano essere solo 2.500, un numero che è cresciuto di anno in anno fino al 1995, per merito delle grandi richieste. Sul mercato italiano, in particolare, questa Clio è stata particolarmente amata, tanto che i suoi successi convinsero i dirigenti francesi a renderla disponibile senza limitazioni in Italia. La scheda tecnica della Clio Williams parla chiaro: meno di una tonnellata di peso e 147 cavalli non mentono. Così la velocità massima supera i 215 km/h e l’accelerazione da 0 a 100 km/h richiede solo 7,8 secondi.
Numeri impensabili per una utilitaria dell’inizio degli anni Novanta e infatti con la piccola francese è la prima volta che si vede un motore di due litri in questa categoria. Si trattava di un propulsore derivato dal 1.800 allungando la corsa e per questo non girava altissimo. La potenza massima arrivava a 6.100 giri, mentre la coppia massima di 175 Nm veniva toccata a 4.500 giri, ma il 90% era disponibile già a 2.500 giri.
Cifre a parte, la verità è che la Clio Williams andava veramente ma veramente forte e come tutte le auto sportive degne di questo nome consumava tanto, anche 8 km con un litro in città. Il classico schema McPherson anteriore e ponte torcente al posteriore si accompagnava ad ammortizzatori piuttosto rigidi e a una regolazione molto agile. Il mito delle piccole Renault che curvano su tre ruote, con la posteriore interna che si prende una pausa, è nato proprio con la Williams.
Ovviamente questo accadeva in appoggio, perché in inserimento il sovrasterzo era dietro l’angolo. La più cattiva delle Clio, insomma, andava guidata con una certa perizia, anche perché di sistemi di assistenza non ce n’era nemmeno l’ombra, così come dell’ABS.
Servofreno e servosterzo erano gli unici sottoposti in grado di facilitare la vita al pilota che doveva rivolgersi all’auto dandole necessariamente del “lei”. Del resto si tratta sempre di una madmoiselle di alto livello…