Motorsport

Red Bull, il ritorno di Honda e il nodo Budget Cap. Cosa sta succedendo?

Tempo di lettura: 6 minuti

Red Bull è sempre più nell’occhio del ciclone in queste ultime settimane. Sfortunatamente, però, le motivazioni non sono solo sportive. Anzi, gli aspetti di pista sono passati sempre più in secondo piano. Al posto di parlare dei sempre più probabili Campionati vinti, dal secondo titolo mondiale consecutivo di Max Verstappen e al ritorno del Campionato Costruttori a 9 anni dall’ultima volta, Red Bull sta facendo discutere per l’annosa questione Budget Cap. La decisione da parte della FIA di rimandare il “verdetto” da oggi a lunedì 10 ottobre ha fatto quasi passare in secondo piano l’annuncio del ritorno in pompa magna dei loghi Honda sulle Red Bull e sulle Alpha Tauri.

Per molti, infatti, ora appare chiaro come l’apparente ritiro di Honda alla fine del 2021 e la richiesta di congelamento dei motori fino al 2026 della stessa Red Bull siano collegati al presunto sforamento del Budget Cap da parte della scuderia di Milton Keynes. Cerchiamo allora di fare chiarezza, e capire quali sono le possibili implicazioni di questa storia.

Il ritorno di Honda sulle Red Bull e Alpha Tauri per Suzuka. “Segno di una collaborazione sempre più stretta”

Partiamo prima di tutto dalla cronaca, ovvero il ritorno, un po’ a sorpresa, dei loghi Honda su Red Bull e Alpha Tauri per il Gran Premio di Suzuka del 2022. Ufficialmente, infatti, Honda si è ritirata dalla Formula 1 alla fine del Campionato del Mondo 2021, vinto proprio da Max Verstappen su una Red Bull motorizzata Honda. A causa dei costi sempre più alti e ai pochi ritorni economici e tecnologici da questo impegno, Honda aveva deciso di abbandonare la Formula 1.

Al posto di sostituirla con un altro motorista, però, Red Bull ha deciso nel 2021 di fondare la sua divisione dedicata allo sviluppo dei motori, la Red Bull Powertrains. Il progetto del motore, però, era sempre lo stesso sviluppato da Honda dal 2015, e l’appoggio di Honda era palese. Fin dalla prima gara del 2022, infatti, è comparso il logo HRC (Honda Racing Corporation) sulla Red Bull di Verstappen e Perez. Gli appassionati di MotoGP conoscono bene questo logo. HRC, infatti, è la divisione sportiva di Honda, che si occupa delle RC213V che corrono nel Motomondiale.

La Casa nipponica aveva in effetti confermato il suo appoggio per la stagione di “transizione” del 2022, per poi affidare unicamente alla RBP (Red Bull Powertrains) le operazioni dalla stagione 2023. Red Bull, poi, aveva persino richiesto alla FIA di congelare lo sviluppo dei motori fino al 2026, proprio per dare il tempo a Red Bull di entrare a regime per poi sviluppare il suo V6 ibrido dal 2026. Oggi, però, il comunicato stampa congiunto di Red Bull, Honda e Alpha Tauri va contro questa narrazione.

Per il Gran Premio del Giappone comparirà di nuovo il logo Honda sulle Red Bull RB18 e l’Alpha Tauri AT03, e rimarrà sulle vetture fino alla fine della stagione. All’HRC Thanks Day del 27 novembre, il giorno che celebra tutte le operazioni Honda nel Motorsport, ci saranno tutti e quattro i piloti titolari di Red Bull e Alpha Tauri. In più, Sergio Perez diventa ambasciatore della Honda Racing School.

“Il logo HRC sul muso e quello Honda sulla fiancata delle auto da corsa di entrambi i team testimoniano il forte legame tra Honda e il gruppo Red Bull.“. Queste le parole di Koji Watanabe, Presidente di HRC. “Grazie al supporto tecnico fornito da HRC, Honda sosterrà pienamente le sfide che queste macchine dovranno affrontare per diventare le più veloci del mondo.”. Sembra quindi questione di tempo per il ritorno in veste ufficiale di Honda come “motorista” di Red Bull dal 2023.

Che cos’è il Budget Cap? E perché se ne parla tanto?

Per capire la storia fino in fondo, però, va capito anche che cosa sia questo famigerato Budget Cap, e perché se ne stia parlando così tanto negli ultimi giorni. Alla fine del Campionato del Mondo 2020, la FIA ha istituito un nuovo strumento di regolamentazione delle spese collegate alla Formula 1, il Budget Cap. Conosciuto anche come Cost Cap, è a tutti gli effetti un limite di spesa entro il quale i team devono rimanere nella stagione sportiva. Nel dettaglio, le percentuali di spesa sono le seguenti:

  • 35% costo del lavoro
  • 20% sviluppi + imprevisti (incidenti e problemi meccanici)
  • 45% spese produttive

Fuori dalle spese regolamentate dal Budget Cap rimangono gli stipendi dei tre top manager dei Team e quell dei piloti. In più, rimangono fuori le spese per il Marketing, i costi finanziari, le tasse e le spese che non riguardano l’aspetto sportivo. Anche i costi previsti per vitto e alloggio dei dipendenti del team e le conseguenti spese di viaggio e i costi per Hospitality non sono conteggiate nel Cost Cap. Per il 2021, il tetto è stato di 145 milioni di dollari, e può aumentare in base a numero di GP, di gare sprint e test previsti in stagione. L’obiettivo del Budget Cap è molto semplice: favorire lo spettacolo e l’equilibrio in pista. Impedendo alle grandi squadre di spendere cifre molto superiori a quelle più piccole, a vincere non sarebbero le squadre più ricche, ma quelle più brave.

Ma perché a far discutere è il Budget Cap del 2021? La FIA, infatti, ha richiesto la consegna della documentazione riguardante le spese della stagione sportiva 2021 per il 31 marzo 2022. Il 30 settembre, poi, dopo diverse analisi la FIA avrebbe dovuto comunicare il report, che però non è arrivato. Auto Motor und Sport, La Gazzetta dello Sport e il Corriere dello Sport, però, hanno riportato indiscrezioni a dir poco scottanti. Secondo fonti segrete, sarebbero due le Scuderie che non sono riuscite a rispettare il Cost Cap: Aston Martin e Red Bull.

Secondo ulteriori indiscrezioni, Aston Martin avrebbe sforato il Cost Cap in maniera lieve, meno del 5% della somma totale, un Minor Breach per dirla in inglese. Red Bull, invece, avrebbe commesso delle Material Breaches, ovvero delle infrazioni gravi per più del 5% del Cost Cap. Quali sono i rischi? Ve lo abbiamo raccontato in questo articolo.

Perché il ritorno di Honda su Red Bull e il Budget Cap sarebbero collegati?

Ma queste sono ancora delle indiscrezioni. La FIA ha dichiarato durante il Gran Premio di Singapore, monopolizzato dalle discussioni sul Cost Cap, che avrebbe chiarito la questione nella giornata di oggi, mercoledì 5 ottobre. In attesa del verdetto, però, il ritorno di Honda su Red Bull e Alpha Tauri fa urlare qualcuno allo scandalo. Secondo molti, infatti, Red Bull avrebbe sfruttato il ritiro temporaneo di Honda a suo vantaggio, servendosi anche del primo anno di Budget Cap, ancora in rodaggio e con regole, va detto, non così chiare e specifiche, per spendere qualcosa in più senza.

In che senso? Secondo molti, Honda e Red Bull sono rimaste in ottimi rapporti fin dall’inizio. Il naufragio dell’accordo con Porsche (che secondo alcuni colleghi è stato causato proprio dalle prime indiscrezioni sul caos-Cost Cap) ha riportato Red Bull e Honda al tavolo delle trattative. Sembra ora solo questione di tempo per Red Bull di annunciare il ritorno di Honda come motorista fino al 2026. La Red Bull Powertains, però, dovrebbe continuare ad esistere. Affiancata a Honda, dovrebbe garantire ulteriori livelli di libertà al team di Milton Keynes.

A far discutere sono però le richieste di Red Bull alla fine del 2021. La scuderia anglo-austriaca, infatti, aveva richiesto un congelamento dello sviluppo dei motori dalla stagione 2022 in avanti, per sopperire all’abbandono prematuro di Honda. Un congelamento che era stato accettato, e che continuerà fino all’arrivo delle nuove power unit nel 2026. Per molti, quindi, Honda e Red Bull avrebbero sviluppato la Power Unit, sforando il Budget Cap (ed è qui che ritornano i pezzi del puzzle), per “sopperire” all’abbandono di una Casa ufficiale dal 2022 in avanti. La stessa nascita della Red Bull Powertrains, entità separata alla Red Bull Racing, per alcuni è uno stratagemma per eludere i controlli del Budget Cap.

In questo modo, Honda e Red Bull avrebbero sviluppato un motore estremamente valido, che avrebbe dato alla Casa un vantaggio competitivo per le successive 4 stagioni, per poi tornare come nulla fosse insieme dall’anno successivo. Il ritorno sui propri passi di Honda non è di certo illegale. Non sarebbe neppure sensato chiedere a Honda e Red Bull di rompere i rapporti. Le coincidenze, però, sono parecchie. Se poi fosse provato Red Bull con questo stratagemma avrebbe guadagnato un vantaggio competitivo davvero importante, potrebbero alzarsi venti di rivolta da parte delle altre Scuderie.

Questo, però, lo vedremo solo nei prossimi mesi. Per il momento, attendiamo con ansia le risposte dalla FIA sull’ormai famigerato Budget Cap. Dovremo aspettare ancora diversi giorni, però. L’attesissimo comunicato stampa previsto per il 5 ottobre, infatti, è stato posticipato ancora di cinque giorni. La decisione definitiva arriverà lunedì 10 ottobre, dopo il Gran Premio del Giappone che, presumibilmente, darà la vittoria del Campionato del Mondo a Max Verstappen e alla Red Bull. Si è quindi scampato un weekend di gara al vetriolo. Sicuramente, però, le polemiche non saranno poche, anzi: ci sarà da divertirsi.

Giulio Verdiraimo

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Giulio Verdiraimo

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