“Questa sarà la prima auto elettrica di tantissime persone”. Così la dirigenza di BYD, al gran completo, ha presentato l’attesa BYD Dolphin Surf durante il faraonico evento che ha visto la Casa cinese essere protagonista per un giorno sia del Foro Italico che dello Stadio Olimpico, illuminato nella notte romana di un imponente spettacolo di luci con 1.000 droni con un solo messaggio: siamo qui per restare, e per diventare i leader anche in Europa.
Lunga 3,99 metri, con un peso inferiore ai 1.400 kg nella versione con batteria più grande e dotata di uno stile piuttosto personale e riconoscibile, la BYD Dolphin Surf sembra avere davvero tutte le carte in regola per conquistare il mercato europeo e, soprattutto, quello italiano, dove le Segmento A e B sotto i 4 metri sono ancora tra le auto più amate e ricercate.
Ad essere a fuoco, oltre alle dimensioni a prova di città, è anche e soprattutto il prezzo, che per la versione d’accesso Active con 220 km di autonomia parte da 19.490 euro (18.990 euro più IPT e le spese di messa su strada) con un’offerta di lancio allettante: 99 euro al mese. Ho avuto la possibilità di conoscere la nuova BYD Dolphin Surf in un breve test drive per le vie romane, mettendomi al volante della versione top di gamma Comfort, con motore da 115 kW (156 CV) e batteria da 43,2 kWh. Scopriamo allora com’è e come va la BYD Dolphin Surf Comfort in questo primo contatto, dove ho trovato la BYD più convincente ed “europea” provata finora.
Prezzo BYD Dolphin Surf: attacco frontale al mercato europeo
Iniziamo subito dalla caratteristica che fa più parlare della BYD Dolphin Surf: il prezzo. La Casa cinese è riuscita a contenere i prezzi rendendo davvero aggressivo il listino della Surf, che parte da soli 18.990 euro per la versione d’accesso Active. Questo prezzo la rende la terza elettrica più economica sul mercato, a soli 1.000 euro di distanza dalle ancor più economiche Dacia Spring e Leapmotor T03, e allo stesso prezzo della FIAT Grande Panda. Questo è quindi il listino prezzi della BYD Dolphin Surf:
Dolphin Surf Active 30 kWh, 18.990 euro
Dolphin Surf Boost 43,2 kWh, 22.490 euro
Dolphin Surf Comfort 43,2 kWh, 25.490 euro
Attenzione, però, ai prezzi: ad ogni allestimento è necessario aggiungere 500 euro di “Delivery Fee” che comprende IPT e messa su strada. Il prezzo “chiavi in mano”, come si suol dire, quindi, è di 19.490 euro per la Active, 22.990 euro per la Boost e 25.990 euro per la Comfort. Anche se, quindi, il prezzo è leggermente più alto del previsto, la dotazione di serie è davvero ricca per il segmento, anche sulla versione d’accesso Active.
Di serie su tutte le Dolphin Surf, infatti, troviamo il quadro strumenti digitale dietro al volante multifunzione, il Cruise Control Adattivo, i fari full LED anteriori e posteriori, il sistema di infotainment con schermo girevole da 10,1 pollici, Apple CarPlay e Android Auto e specchietti regolabili e riscaldabili elettricamente, nonché la batteria da 30 kWh.
Per la Boost, invece, diventano di serie i cerchi in lega da 16 pollici (sono in lamiera da 15” con copricerchi sulla Active), il sedile di guida elettrico, il sensore per la rilevazione della stanchezza e i vetri oscurati, oltre alla batteria da 43,2 kWh. Al top della gamma, invece, la Dolphin Surf Comfort aggiunge la ricarica wireless, i sedili riscaldati, il sistema audio Premium, fari automatici, chiave digitale NFC e sistema di telecamere a 360° con sensori di parcheggio perimetrali. Infine, la Comfort ha anche il motore più potente, che arriva a 156 CV.
Per il lancio della BYD Dolphin Surf, poi, BYD ha pensato ad un'offerta per i clienti che scelgono di acquistare l'auto tramite finanziamento. Realizzato in collaborazione con la finanziaria CA Auto Bank, al lancio sarà possibile acquistare con finanziamento o leasing a privato con rata a partire da soli 99 euro al mese, anche per la versione Boost da 322 km di autonomia. Anche per la Dolphin Surf, inoltre, è confermata la garanzia di 6 anni o 150.000 km.
Esterni BYD Dolphin Surf: originale e piuttosto coraggiosa
Costa poco, quindi è triste e poco ispirata? In realtà, a livello estetico la BYD Dolphin Surf è sorprendente, unendo delle linee molto particolari all’esterno e un abitacolo piuttosto minimale e spazioso per le dimensioni esterne. Lunga 3,99 metri, rispetto alla versione cinese è più lunga di quasi 20 cm per via dei nuovi paraurti anteriori e posteriori, molto più pronunciati. Rispetto alla Seagull per il mercato asiatico, infatti, compaiono dei fascioni in plastica grezza sia all’anteriore che al posteriore, che la differenziano anche a livello estetico dalla sorella.
A proposito di nome: anche in Europa era trapelato che si sarebbe chiamata Seagull, ovvero “gabbiano”, ma BYD ha invece scelto di modificare il nome della sua vettura più piccola, richiamando la più grande Dolphin di segmento C. Piccola curiosità: in Sudamerica e Messico, la Dolphin Surf è chiamata “Dolphin Mini”.
Tornando alla vettura, lo stile esterno è decisamente coraggioso per un’auto del genere, che sicuramente dividerà i possibili acquirenti tra chi la apprezza e chi non la può vedere. Il frontale è dotato di fari a LED dal taglio particolare, che ricordano (ovviamente in piccolo) quelli visti su alcune Lamborghini, mentre il paraurti in plastica interrompe un frontale altrimenti carenato e in tinta carrozzeria.
La vista laterale è quella più curiosa, in quanto una vettura così piccola, con un passo di 2,50 metri, ha un’altezza molto generosa (1,56 metri) e linee decisamente fuori dall’ordinario, con delle nervature oblique che caratterizzano i pannelli porta. Oltre ad un inserto nella parte bassa, poi, c’è un piccolo rettangolo nero lucido che interrompe il montante C, mentre la maniglia delle portiere posteriori (di serie è una 5 porte) sono posizionate molto in basso, lasciando parecchio spazio fino alla linea dei finestrini, pesantemente ascendente.
La coda, invece, è tronca, con fari a sviluppo orizzontale e uno spoiler posteriore decisamente notevole per le dimensioni e l’indole dell’auto, che non nasconde il tergilunotto che è assente. Aprendo il portellone posteriore, invece, si scopre un bagagliaio non troppo sviluppato in lunghezza ma alto e regolare, con una capacità minima di 308 litri.
Interni BYD Dolphin Surf: qualità e tecnologia convincono, l’ergonomia un po’ meno
Passando, quindi, agli interni, la BYD Dolphin Surf ha un aspetto e restituisce una sensazione di maggiore qualità e robustezza rispetto alle altre elettriche economiche di segmento A. I materiali, è vero, sono tutti rigidi, e la plastica sulla plancia è piuttosto lucida. Gli assemblaggi, però, sono molto buoni, senza scricchiolii o rumori provenienti da plancia o da pannelli interni, e alcune superfici sono rivestite in un tessuto tecnico piuttosto appagante.
La versione Comfort della mia prova, poi, è equipaggiata con i sedili in pelle vegana, dall’ottima qualità percepita e dotati di un’imbottitura morbida e soffice, ma non troppo cedevole. Il volante e il quadro strumenti sono derivati dalle altre BYD, dalla Dolphin in primis, così come la soluzione del display dell’infotainment, qui da 10,1 pollici, rotante, una “cafonata” che però lascia sempre stupiti i passeggeri e fa capire come su questa Dolphin Surf BYD non abbia lesinato più di tanto su tecnologia e soluzioni tecniche.
Il display in sé, inoltre, ha un pannello di ottima qualità, apparendo paradossalmente di miglior qualità rispetto ad alcune BYD più grandi. Anche la velocità di risposta e l’assenza di lag segue la qualità del pannello, mentre l’interfaccia è semplice, ma non così moderna, soprattutto quando si utilizzano le impostazioni o alcune schermate più tecniche, dove un’interfaccia piuttosto semplice lascia spazio a scritte piccole e a delle logiche di funzionamento che non nascondono il sistema Android su cui gira l’infotainment.
Oltre a ciò, anche l’ergonomia di alcuni comandi non è ideale. Se la posizione di guida è turistica ma molto buona, grazie alle ampie regolazioni di volante e sedile, la soluzione di concentrare tutti i comandi nel display rende in alcune situazioni complicato regolare il clima o la rigenerazione, con i comandi del clima fissi che risultano un po’ piccoli, complice la diagonale del display di 10,1 pollici.
La leva del cambio è piuttosto piccola e, soprattutto, ha il tasto P posizionato a lato del selettore, non ben segnalata e un po’ troppo nascosta. Per il resto, però, a convincere sono anche lo spazio, molto generoso sia davanti che anche dietro, così come la visibilità, buona grazie a montanti relativamente contenuti per un’auto del 2025.
Meccanica BYD Dolphin Surf: batterie Blade e modifiche strutturali per l’Europa
Sebbene si tratta di un’auto compatta, con dimensioni che la posizionano a metà tra il segmento A (al quale si avvicina per larghezza e prezzo) e segmento B (dove i suoi quasi 4 metri si fanno sentire), la meccanica della BYD Dolphin Surf deriva direttamente dalle sorelle maggiori. La piattaforma su cui la Dolphin Surf è realizzata è infatti la e-Platform 3.0, il pianale modulare su cui tutte le BYD sono realizzate e che sulla Surf arriva alla sua applicazione più piccola.
Oltre alla e-Platform 3.0, poi, con le BYD europee la Dolphin Surf condivide anche l’adozione di paraurti più grandi e più robusti, indispensabili per rispettare le più rigide e severe regole per la sicurezza, soprattutto per quanto riguarda quella dei pedoni. Anche le sospensioni sono state riviste con attenzione, ed ora sono dotate di una taratura completamente diversa per il mercato europeo, con l’obiettivo di rendere la Surf meno morbida e più composta delle altre BYD. Comune con tutte le altre BYD è ancora l’adozione di motori che integrano 8 diversi moduli in un solo componente e della batteria Blade.
Questa tipologia di batterie è sviluppata e brevettata in casa da BYD, e prevede l’utilizzo di celle molto sottili affiancate tra loro, e realizzate con tecnologia LFP (litio-ferro-fosfato), meno costosa e capaci di minori prestazioni in fase di ricarica rispetto alle più comuni NMC ma più economiche, più leggere e più sicure in caso di incidente.
Dotata sempre di motore singolo con trazione anteriore,la BYD Dolphin Surf ha tre powertrain differenti per i tre allestimenti. La versione Active d’accesso, infatti, è spinta da un motore anteriore da 88 CV (65 kW), mentre la batteria Blade qui ha una capacità di 30 kWh, che secondo i dati di omologazione WLTP può garantire fino a 220 km di autonomia con una sola ricarica. Quest’ultima è di serie da 11 kW in corrente alternata, mentre è piuttosto lenta (65 kW) in corrente continua. Ridotto, infine, il peso, che non supera i 1.300 kg (1.294 per la precisione).
Per chi cerca più autonomia, invece, è proposta la Boost, con motore sempre da 88 CV ma batteria Blade che passa a 43,2 kWh, capace di garantire fino a 322 km con una singola carica in ciclo misto e 507 km in ciclo urbano WLTP. Il peso, invece, sale di circa 70 kg, arrivando a 1.370 kg: per questo, anche le prestazioni sono leggermente più tranquille, passando da uno 0-100 km/h in 11,1 secondi della Active ai 12,1 secondi della Boost. La potenza di ricarica, poi, aumenta a 85 kW in DC, rimanendo invariata in AC.
Infine, la Dolphin Surf Comfort ha la stessa batteria da 43,2 kWh, ma al posto degli 88 CV il motore anteriore arriva a 156 CV (115 kW), per prestazioni decisamente più vivaci. L’accelerazione 0-100 km/h, infatti, scende a 9,1 secondi, mentre la velocità massima è omologata a 150 km/h per tutte le motorizzazioni. Il peso, infine, arriva a 1.390 kg, e l’autonomia nel ciclo misto WLTP è di 310 km.
Prova BYD Dolphin Surf: la BYD più europea finora
Abbiamo quindi capito com’è fatta la BYD Dolphin Surf, ma come va su strada? Per scoprirlo ho guidato la versione Comfort da 156 CV attraverso un breve percorso di circa 20 km nel centro di Roma, dove ho quindi messo alla prova la segmento A del Dragone nel suo habitat naturale. Dopo i primi metri ci si accorge di quanto BYD abbia imparato da alcuni suoi limiti, in primis una taratura di sterzo e sospensioni fin troppo turistiche e morbide per convincere a pieno sul mercato europeo. Lo sterzo, in particolare, ha ora una risposta lineare e pulita, senza vuoti e con un carico giusto per il tipo di auto. Resta, infatti, decisamente leggero e filtrato, ma ha un setup decisamente più europeo.
Anche l’assetto segue questa “nuova” abitudine, perdendo quella eccessiva morbidezza vista su alcuni modelli del recente passato e adottando una risposta decisamente più “tedesca”. Non è infatti eccessivamente morbida, e alcune buche si fanno sentire, ma è ora più composta, con meno rollio e una risposta frenata e ben gestita del corpo vettura. Sui sampietrini romani e sugli avvallamenti più accentuati resta un’auto confortevole, complici anche gli pneumatici dalla spalla piuttosto alta. Per il resto, a convincere alla guida è anche il powertrain, che con i suoi 115 kW spinge con decisione facendo slittare spesso le ruote anteriori, con il sistema di controllo di trazione che deve intervenire per mettere a bada tutti i 156 CV di potenza.
Come tutti i motori elettrici, poi, è fluido e pronto fin dalla partenza, e ha un’ottima modularità ai comandi dell’acceleratore. Non si può dire, invece, lo stesso del freno, che appare un po’ spugnoso e una corsa piuttosto lunga. Anche la frenata rigenerativa non è mai troppo potente, impedendo la possibilità di viaggiare in modalità One Pedal come su altre EV equivalenti. La visibilità, invece, è ottima, e in manovra le ottime telecamere a 360 gradi della Comfort stupiscono per una qualità di visione superiore anche a vetture ben più costose e di gruppi più blasonati.
Non delude neanche l’agilità, molto buona grazie ad un raggio di sterzata contenuto, secondo BYD, in 4,7 metri, che consente di svicolare nel traffico con grande tranquillità. Anche nelle strette strade del centro di Roma, la Surf viaggia con rapidità, e anche nei rapidi cambi di direzione l’assetto convince per quell’assenza di cedevolezza vista su altre BYD.
L’insonorizzazione, inoltre, è buona per il segmento, con un isolamento acustico avvertibile dai suoni del traffico romano. Non ho, però, testato la Dolphin Surf in altri contesti, né in extraurbano né, tantomeno, in autostrada: dovremo aspettare un test drive più approfondito per conoscere la Dolphin Surf a 360°. Anche i consumi e l’autonomia reale sono ancora un’incognita da fugare in un test drive completo. Il computer di bordo ha segnato durante la giornata di test di diversi giornalisti una media di 13,8 kWh/100 km, ovvero 7,2 km/kWh, per un’autonomia teorica in città di 313 km (per la Comfort, il dato omologato nel ciclo cittadino è di 460 km).
In conclusione, la BYD Dolphin Surf mi è sembrata il modello più “europeo” finora provato della Casa cinese, ed è un po’ paradossale pensando che si tratta della più piccola ed economica BYD sul mercato. Il colosso asiatico ha dimostrato proattività e buone capacità, modificando i tratti meno apprezzati delle sue vetture nel Vecchio Continente già dal suo modello più abbordabile.
Sarà anche piccola, ma alla guida la Dolphin Surf appare robusta e di sostanza, apparendo molto meno “giocattolosa” di quanto ci si potrebbe aspettare guardandola fuori. Mi riservo di confermare o ribaltare il risultato di questo primo contatto in un test drive, ma da questo primo “assaggio” la Dolphin Surf sembra un’auto da tenere d’occhio, in quanto potrebbe davvero essere la prima auto elettrica per molti, proprio come dice BYD.