Quando ancora parlare di concept era un…concetto strano, Opel stravolgeva le mode dell’epoca presentando, nel 1965, al Salone di Francoforte, la GT Experimental, tra l’altro prima showcar che piacque talmente tanto da diventare, tre anni più tardi, la Opel GT che tutti conosciamo e che ha segnato la storia delle sportive in salsa europea.
Non solo, quindi, la prima vera concept car a divenire realtà, ma la prima dimostrazione pratica che azzardare con il design poteva avere uno sviluppo concreto e molto apprezzato. Erhard Schnell, colui che la realizzò da un foglio bianco, inaugurando un’epoca, raccontava qualche anno fa: “Oltre ad avere un aspetto fantastico, GT Experimental è stata concepita essenzialmente per stupire grazie ad un’aerodinamica sofisticata“.
I fari a scomparsa, introdotti da Schnell sulla GT Experimental, furono precursori di una moda che avremmo poi rivisto, nei decenni successivi, su auto di più ampia caratura: BMW M1, Ferrari Testarossa, poi F40 e Lamborghini Miura, giusto per rimanere tra le supercar.
Una piccola Corvette europea, vista la sua somiglianza con la Stingray C3 (all’epoca sia Chevrolet sia Opel facevano parte della galassia General Motors), che indusse il buon Schnell a disegnare parafanghi muscolosi, la coda tronca con i doppi fari rotondi, un’icona del design quando pensi alle auto degli anni ’60.
Il motore della concept GT Experimental era lo stesso della Rekord B, il 1.9 da 90 CV montato sul telaio della Kadett B.
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