Sono passati ben 55 anni dall’apertura della 53a edizione del Mondial de l’automobile de Paris, manifestazione nella quale venne presentata per la prima volta una vera e propria icona tutta italiana del granturismo. Si tratta della Maserati Mexico, autovettura disegnata da Vignale come prototipo basato sulla 5000 GT.
Vignale le diede raffinatezza, eleganza e sportività progettandola con linee morbide e sinuose ma al tempo stesso palesemente armoniose, sotto alle quali rombava un potentissimo e ruggente motore sportivo. Elementi che mixati tra loro generarono un’elegante coupé 2+2 in perfetto stile Maserati.
Sotto al cofano, la prima versione fu dotata di un motore V8 da 4,7 litri e 290 CV capace di arrivare fino a 250 km/h. Nel 1969, contrariamente alle tradizioni Maserati, questa coupé fu disponibile anche con un più piccolo V8 di 4,2 litri (quello che già equipaggiava la Quattroporte). È stata nella casa del Tridente un’auto “pioniera”, in quanto fu la primissima Maserati di serie ad essere equipaggiata con freni a disco autoventilati e servoassistiti su tutte e quattro le ruote.
Maserati Mexico: ancora oggi ha un suo stile, ma sapete perchè si chiama così?
L’auto raggiunse degli standard di efficienza tali da generare pochi cambiamenti negli anni a seguire. Il suo lussuoso equipaggiamento comprendeva di serie sedili in pelle per quattro adulti, vetri elettrici, cruscotto in legno ed aria condizionata. Come optional si potevano avere il cambio automatico, il servosterzo e la radio.
C’è un dubbio, però, che aleggia su questa vettura e, dopo 55 anni, ancora ci si chiede il perché del suo nome. Tra le ipotesi più probabili spunta quella di un facoltoso clientemessicano, il quale acquistò nel 1961 una 5000 GT Allemano appartenuta al presidente messicano Adolfo López Mateos e, dopo un incidente, inviò l’automobile a Modena per farla riparare. Durante la visita allo storico stabilimento, il cliente vide il prototipo disegnato da Vignale e insistette per comprarlo.
Nel volerlo accontentare, la carrozzeria fu trasferita sul telaio della sua 5000 GT. Una serie di coincidenze che avrebbero quindi indirizzato l’azienda modenese a battezzare il futuro modello “Mexico”.
Autore: Angelo Petrucci
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