Rieccoci alla seconda puntata sulla Regione Toscana: pensavate ad un no drastico, alle dimissioni di qualche personaggio per ció che è stato detto sulle vetture elettriche?
Nulla di tutto ció, è stato detto, ma sono arrivate nuove comunicazioni: “i motori elettrici aiutano a cambiare prospettiva” – è stato comunicato – “hanno efficienza energetica elevata, riducono i costi e abbattono le emissioni di CO2”. Questo vuol dire però tutto il contrario di quanto l’Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Toscana, aveva sostenuto con vigore pochissimi giorni fa, con una presa di posizione decisamente sorprendente.
Un articolo, pubblicato sul sito dell’agenzia della Regione Toscana, in cui l’ente evidenziava come la decisione di Bruxelles di vietare la vendita di auto con motore endotermico non tenesse conto del fatto che “nella fasi produttive dei veicoli elettrici l’energia necessaria proviene ancora per la maggior parte da fonti non rinnovabili, mantenendo ancora alte le emissioni di anidride carbonica”. Inoltre argomentando come le “enormi conseguenze sugli assetti sociali ed occupazionali dei distretti produttivi” della scelta europea, e delle ricadute “sulle scelte energetiche dei Paesi e sugli assetti geopolitici e strategici”.
Bisogna anche ammettere che sì, sono parole da osannare, ma il lato opposto della medaglia della decisione di Bruxelles rimarrà tutto sulle spalle dei consumatori e che probabilmente, in un futuro l’automobile tornerà a essere un privilegio, aumentando il divario sociale con le classi più povere. Una presa di posizione netta sulla stessa decisione di Arpat della Regione Toscana di far retromarcia nel giro di un paio di giorni, forse per un eccessivo clamore.
La retromarcia della Toscana
Quindi ora cosa scrive la struttura pubblica ambientale della Regione Toscana? Ebbene sì, come ci sia può aspettare da questo cambio radicale raconta l’esatto contrario. E cioè che sì, nell’articolo precedente, ha dato “sommariamente conto degli effetti della decisione della Commissione europea relativa al Piano dell’UE per una transizione verde”, ma aggiungendo che la scelta comunitaria “di fissare il 2035 ha come obiettivo chiaro e misurabile per uscire dall’era del motore endotermico non è una scelta ideologica incurante dei rischi, ma una visione proattiva” che richiede, tra l’altro, “un cambiamento di paradigma che inciderà sui comportamenti individuali e collettivi”.
Il tutto assomiglia maggiormente ad “una sfida climatica” che richiede di superare il motore a scoppio in favore della tecnologia più efficiente e pulita disponibile, il motore elettrico. Un cambiamento che “va adottato in maniera graduale, ma senza indugi”. Traendone le somme, conclude l’Arpat, “è evidente che sarebbe sbagliato credere che non vi siano rischi, ma questo non deve far perdere di vista l’obiettivo definito a livello europeo”. Per perseguire l’obiettivo del resto, l’Agenzia si è già dotata di ben undici auto elettriche, destinate a ognuna delle proprie sedici provinciali dell’intera regione Toscana.
I motivi del cambiamento
Quindi cosa può aver scelto per questo improvviso e deciso cambio di direzione dell’Arpat Toscana? Sicuramente il fatto che a qualcuno la precedente presa di posizione non è per nulla piaciuta, tanto più nel pieno di una campagna elettorale che vede la sostenibilità tra i propri temi caldi.
Cos’e stato modificato rispetto all’analisi, che per altro, corretta e disincantata, espressa precedentemente? Cambiare, come ben sappiamo, è sempre legittimo e libero. Ma da parte di una struttura pubblica deputata alla tutela dell’ambiente ci si aspetterebbe un approccio quantomeno più scientifico e meno ideologico o, peggio, condizionato dalla politica o dalla collera di qualcuno.
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