Ci sono automobili molto simili tra loro, capaci di ricordare qualcosa di già visto, magari in qualche altra parte del mondo. È facile che i designers si influenzino tra loro nonostante l’appartenenza a diverse e ben distinte case costruttrici, seguendo mode stilistiche e contemporanee esigenze degli automobilisti, ma in alcuni casi, più volte, si è assistito a dei cloni. Se il termine “clone” può sembrare esagerato, parleremo di rebranding, oppure di automobili che hanno delle “cugine” all’estero, un fenomeno sempre più frequente ora che molti brand e gruppi automobilistici si stanno riunendo dando vita a dei veri e propri colossi mondiali, Stellantis su tutti. Scopriamo insieme le auto italiane fatte dagli stranieri, i modelli più famosi di “auto cugine”.
In casa Stellantis il fenomeno delle “auto cugine” è interpretato in svariato modo. Si parte certamente dalla condivisione dei motori, delle tecnologie e delle piattaforme, ma si sfocia anche, in alcuni casi, nell’aspetto estetico. Il più recente riguarda indubbiamente la FIAT Topolino nata dal quadriciclo elettrico Citroen Ami, le due microcar sono pressochè identiche, differenti solo in alcuni dettagli stilistici, ma condividono quasi il 90% dei componenti. A queste due cugine di Stellantis si una terza: la Opel Rocks-e. Quindi la sinergia tra FCA e PSA che ha dato vita a Stellantis è riuscita a creare tre quadricicli somiglianti ma al tempo stesso differenti.
In piena filosofia di condivisione, Stellantis ha creato il FIAT e-Ulysse da alcune altre “auto cugine”. Si tratta della Citroen SpaceTourer, la quale somiglia a sua volta fortemente ad altre vetture marchiate Peugeot, Opel e Lancia. Disponibile solo con alimentazione 100% elettrica, FIAT e-Ulysse è nient’altro che il rebranding delle cugine francesi provenienti dal ramo ex PSA di Stellantis.
Dalo stesso stabilimento di produzione, la Mazda MX-5 ha dato i natali alla FIAT 124 Spider. Le due roadster nascono da un progetto congiunto con il quale sono stati condivisi piattaforma ed abitacolo. Differenti tra la FIAT 124 Spider e la Mazda MX-5 sono i motori ed il design della carrozzeria. La produzione della FIAT 124 Spider è stata interrotta nel 2019, la Mazda MX-5 è invece ancora un progetto vivo in Giappone.
Rievocare i fasti d’un tempo usando una vettura americana, un’ammiraglia, questo è quanto fece FCA per Lancia utilizzando come base la Chrysler 300. È dall’imponente berlina statunitense che prese vita la nuova Lancia Thema, che resistette sul mercato fino al 2014, mentre la sua cugina marchiata Chrysler sta solamente ora dando il suo ultimo saluto.
Nel 2016 FIAT decise di creare una sinergia orientale. La trovò con Mitsubishi dando vita alla FIAT Fulback, cugina della Mitsubishi L200. Si tratta di un rebranding della quinta generazione del pick-up nipponico che però durò a marchio FIAT fino al 2019 poiché i volumi di vendita risultarono inferiori alle aspettative. La vettura in Giappone, invece, è ancora in produzione ed è arrivata alla sua sesta generazione.
In piena era FCA si decise a Torino di dare uno slancio “Made in USA” a Lancia. Senza nemmeno cambiare il nome, la celebre ed apprezza monovolume Chrysler Voyager divenne la Lancia Voyager nel 2011. Verrà prodotta negli Stati Uniti fino al 2016, ma il modello marchiato Lancia cesserà la sua produzione ancor prima poiché in Italia non venne apprezzata più di tanto ed in Europa continuavano a preferire la versione americana.
All’epoca di FCA, FIAT decise di importare il SUV americano Dodge Journey, la cui versione italiana prendeva il nome di FIAT Freemont. Il SUV per famiglie era capace di ospitare fino a 7 passeggeri, ma non riuscì a far breccia nel cuore degli italiani, nonostante un rapporto qualità/prezzo degno di considerazione. La FIAT Freemont uscì di produzione nel 2015, la Dodge Journey resistette invece fino al 2020.
Quasi impercettibile la differenza tra due vetture cabrio del passato. Dall’americana Chrysler 200 in Italia è nata la Lancia Flavia Cabriolet nel 2011. Il brand piemontese ha sfruttato la sinergia che all’epoca vi era tra il Gruppo FIAT e Chrysler per rilanciarsi e fare un rebranding dell’auto prodotta in Michigan. Riproposto anche in Italia il motore GEMA 2.4 a benzina. Oltre che alla versione cabrio, la somiglianza si ritrova anche nelle declinazioni sedan, presentata da Lancia ma mai commercializzata.
Negli anni ’80 ci ha provato anche il Biscione ad ampliare la propria gamma con vetture provenienti dall’estero. Per la precisione, nel 1983, ad Arese decisero di intraprendere una sinergia giapponese coinvolgendo Nissan. La casa nipponica si rese disponibile al rebranding italiano della Nissan Pulsar, che diede ad Alfa Romeo la possibilità di ampliare l’offerta nel segmento C entry level. L’Alfa Romeo Arna veniva prodotta nello stabilimento di Pratola Serra, mentre la parte meccanica era a carico di Pomigliano d’Arco. La giapponese del Biscione, però, non ebbe mai successo, in quanto le sue linee orientali erano poco consone allo stile Alfa che tutti gli italiani ammirano.
Nel 1973 Innocenti gioca la carta del rebranding estero dando vita all’Innocenti Regent rielaborando l’Austin Allegro. Le vendite, però, furono a dir poco insoddisfacenti, ma questa sinergia diede vita a d altre auto Austin importate e ribrandizzate da Innocenti come la A40 e la 950 Spider.
Negli anni ’60, Innocenti tenta la svolta “british” in Italia importando e facendo un rebranding della celebre MINI. Immutate le linee inconfondibili del mito inglese, Innocenti la produce in tutte le sue declinazioni a Lambrate a partire dal 1965. Più che di una sinergia è meglio parlare di una produzione su licenza approvata oltremanica, dalla quale ha poi anche preso vita la MINI disegnata da Bertone.
Il primo tentativo di sinergia internazionale attuato da Alfa Romeo è con un brand francese. Il Biscione realizzò l’Alfa Romeo Dauphine dal 1959 grazie alla cugina Renault Dauphine. La versione italiana veniva realizzata al Portello per evitare il pagamento dei dazi doganali, ma i natali sono tutti francesi. Le differenze tra l’Alfa Romeo Dauphine la Renault Dauphine si notano nella strumentazione, i loghi e la fanaleria.
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