Nel 1977 al Salone di Milano, la Laverda presentò una moto che non solo tagliava i ponti con la tradizione della Casa di Breganze, salita alla ribalta alla fine degli anni Sessanta con le sue bicilindriche monoalbero di 750 cc, ma costituiva il coraggioso tentativo di aprire nuove strade nel settore delle maxi-moto, allora dominato dalle Case giapponesi con le loro pluricilindriche.
Uno sguardo al futuro
Come aveva insegnato la Honda con la sua CB750 (e anche la BMW con le sue /5) alcune soluzioni tecniche comuni ai motori automobilistici potevano essere vantaggiosamente trasferite anche sui motori motociclistici, pur col vincolo del raffreddamento ad aria, praticamente inutilizzato sui motori delle auto, tranne rari (e talvolta illustri) casi. Nelle moto, infatti, il motore ha sempre rappresentato un elemento estetico importante e solo a partire dagli anni Ottanta anche il raffreddamento a liquido ha iniziato a diffondersi tra le due ruote, conseguenza anche dell’apparizione delle carenature come elemento estetico e aerodinamico caratterizzante. E con esso è stato possibile raggiungere potenze specifiche più elevate e costanti, oltre a una maggior silenziosità meccanica anche se, per contro, il maggior peso complessivo e la relativa complicazione meccanica ne hanno limitato l’impiego, almeno inizialmente, ai motori di grossa cilindrata.
All’inizio degli anni Settanta la Laverda aveva affiancato alla sua bicilindrica 750 SF la sua naturale evoluzione, una sportiva spinta da un motore tre cilindri bialbero di 1000 cc, una moto di indubbio fascino, pur se vessata da qualche problema di messa a punto, che poneva definitivamente la Laverda tra le piccole Case costruttrici di moto esclusive, destinate ai veri appassionati. Ma questa connotazione e una certa stabilità sul mercato non impedì ai massimi responsabili aziendali, ovvero Massimo Laverda (amministratore delegato), Piero Laverda (direttore di stabilimento), Luciano Zen (direttore tecnico) e Luciano Zuccarelli (direttore commerciale) di guardare oltre. Per questo fu deciso di avviare un progetto e lo sviluppo di un nuovo motore di elevate prestazioni destinato a motorizzare le Laverda stradali per i successivi due decenni.
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