Il primo SUV (o secondo, se vogliamo considerare il mitico fuoristrada LM002) della storia Lamborghini si avvicina sempre di più. Dalla prima volta in cui abbiamo visto la Lamborghini Urus sono passati ben cinque anni – era il Salone dell’Automobile di Pechino 2012 – ma si sa che per fare bene le cose bisogna farle con calma.
Il lancio di una vettura così importante a livello strategico (l’obiettivo è di aumentare considerevolmente le vendite, con circa 3.500 unità annue solo per la Urus) e così delicata dal punto di vista dell’immagine per Lamborghini, va studiato fino in fondo, fino all’ultimo dettaglio. Porsche, Bentley, Maserati e anche Alfa Romeo, hanno già fatto questo grande passo, ottenendo grandi risultati commerciali, anche se per il marchio del Toro, se possibile, la questione è ancora più delicata.
Su base Bentayga e Q7, la Lamborghini Urus probabilmente avrà un motore V8 biturbo (altra novità per Lambo) da circa 650 cavalli e, in futuro, arriverà anche una versione ibrida. Dalla Casa bolognese assicurano che da guidare darà le stesse sensazioni di tutti i suoi gioielli, grazie ad alcune tecnologie direttamente mutuate dalla Aventador S, come il sistema EGO.
Un orgoglio anche in parte italiano stava per perdere anche la sua piccola fetta di “italianità”, ma il governo – allora Renzi, poiché era il 2015 – ha offerto al Gruppo Volkswagen e, in particolare ad Audi, incentivi e sgravi fiscali per circa 80 milioni in modo da mantenere la produzione a Sant’Agata Bolognese, a discapito di Bratislava, in Slovacchia. Ciò permette nuove assunzioni e un ottimo stato di forma del sito di produzione emiliano, senza dimenticare l’importanza di mantenere ancora molto italiano un prodotto che appartiene al Gruppo tedesco.
Secondo voi ha fatto bene il governo italiano a garantire questi bonus per mantenere la produzione della Lamborghini Urus nel nostro paese?