L’Alfa Romeo 4C rappresenta il made in Italy, in tutto e per tutto. Un’auto ricca di contraddizioni, spesso esaltata, ma anche criticata, capace, però, di farvi vivere emozioni difficili da provare a bordo di qualsiasi altra auto.
Prima di tutto un accenno alla sua storia. La 4C fece la sua prima apparizione, in versione concept, già al Salone di Ginevra 2011 e, dopo una lunga attesa durata due anni, venne svelata al pubblico nella sua concezione finale sempre a Ginevra, nel marzo 2013. Perché tanto tempo tra un concept che nelle linee è rimasto praticamente immutato al modello finale? Come hanno spiegato in Alfa Romeo successivamente al lancio, la 4C Concept presentata nella rassegna svizzera, era poco più di un disegno, successivamente trasformato in realtà, senza che le basi tecniche e motoristiche fossero ancora state applicate o provate. Da qui il duro lavoro biennale degli ingegneri del Gruppo FCA e l’uscita del modello finale, presentato alla stampa a fine settembre 2013.
Esteticamente la 4C ha poco da invidiare alle più belle supercar, riprende alcuni tratti della “33 Stradale”, con la peculiarità di dimensioni molto contenute (3,99 m di lunghezza), di linee disegnate nella galleria del vento e di prese d’aria che fanno “respirare” il 1.750 turbobenzina, posizionato centralmente. All’interno è un tripudio di fibra di carbonio, con la “vasca” che ospita lo spartano abitacolo, capace di farvi sentire in un posto molto speciale, nonostante le componenti come i comandi del clima, degli specchietti e la radio sia mutuate da altri modelli del Gruppo FCA. Unica pecca è la radio con frontalino; avremo nettamente preferito un semplice sistema radio integrato, o, ancora meglio la sua totale assenza.
L’Alfa Romeo 4C è senza servosterzo, rigidissima di sospensioni e molto rumorosa, ma ha anche dei difetti, aggiungeremmo noi e, a parte gli scherzi, grazie a queste tre caratteristiche e all’ambiente esclusivo ma spartano si è guadagnata un posto nell’olimpo delle instant classic.
L’Alfa Romeo 4C Spider è dotata di un 1.750 turbobenzina da 240 CV e 350 Nm di coppia massima. La trazione è rigorosamente posteriore e il cambio, che orchestra tutta la cavalleria, è il doppia frizione TCT a 6 rapporti con paddle al volante.
Ecco alcuni dati e numeri che vi fanno capire con quale “ferro” abbiamo a che fare. Prima di tutto il peso, che si attesta poco oltre ai 900 kg effettivi, per un rapporto di 4 kg/CV. Il peso piuma le permette di scrivere a registro prestazioni quasi da supercar: lo 0-100 km/h viene coperto in 4,5 secondi e la velocità massima è di 257 km/h. Se ce ne fosse bisogno è chiara la filosofia scelta dagli uomini del Biscione. La via della leggerezza invece della maggiore potenza si è spesso rivelata vincente oltre ad essere amata in particolar modo dagli appassionati di auto.
Inoltre, la tecnologia scavenging permette di massimizzare la coppia ai bassi regimi, cioè già con una disponibilità dell’80% già a 1.700 rpm; un bel calcio nella schiena ad ogni accelerata. Una vera goduria.
La 4C è un’auto alla quale nei primi chilometri bisogna dare del “Lei”. Quattro le modalità di guida: All Weather, Normal, Dinamic e Race, attivabile tenendo il manettino su Dynamic per 5 secondi. Una volta presa la minima confidenza necessaria per premere con vigore sull’acceleratore, bisogna portarla su una strada di montagna, il luogo ideale, forse anche meglio della pista, per testarne il comportamento.
Tra le curve è subito divertimento allo stato puro, anche senza andare troppo forte. Il feeling che si crea è veramente speciale: con il fischio della turbina che vi soffia direttamente nelle orecchie, il gorgoglio dei terminali di scarico che pervade l’abitacolo, la seduta praticamente rasoterra e la spinta nervosa del quattro cilindri a trazione posteriore, si arriva al settimo cielo. Il leggero sottosterzo se si entra in curva troppo velocemente viene subito ridimensionato e corretto dalla spinta posteriore, permissiva nei sovrasterzi quasi esclusivamente nella modalità Race che disattiva tutti i controlli, anche se si può sorridere con qualche piccolo traverso in tutta sicurezza anche in Dynamic. Questo leggero sottosterzo è una sorta di cautela, che permette di entrare forte e uscire altrettanto infuriati senza rischiare che il passo corto ci porti a perdere il posteriore troppo facilmente. Il rigido assetto, non garantisce un gran comfort nei percorsi cittadini, ma assicura grandi sorrisi nel misto stretto, dove la 4C è ben incollata all’asfalto, grazie anche alla buona impronta a terra che ci permette di sfruttare notevolmente la forza G laterale. Lo spostamento dei carichi ha dell’incredibile e le assonanze con una vettura da corsa, dove lo sterzo senza servoassistenza ha un ruolo fondamentale, si percepiscono in maniera evidente.
Nervosa e intimidatoria, l’erogazione si scopre ad ogni accelerata. Innestare, tramite le piccole (forse troppo) palette, la marcia successiva a limitatore rappresenta sempre una sfida intrigante. Quando si raggiunge la zona rossa intorno ai 6.500, l’indicatore si colora di giallo e, quando si preme il paddle per salire, arriva un vero e proprio colpo che vi destabilizza, sia a livello fisico sia mentale. Il TCT della 4C potrebbe anche essere più veloce, ma l’esperienza di guida così ruvida e sincera perderebbe una parte della sua peculiarità. Anche lo sterzo fa parte del pacchetto “nudo e crudo” della baby Alfa. Senza servosterzo, parcheggiare è un po’ più complicato – e rappresenta è un bel salto negli anni ’90 – ma guidare risulta molto soddisfacente. La mancanza di filtri tra il guidatore e l’asfalto lascia tutta la guida in mano a voi, con i suoi pro e contro ed è sicuramente l’aspetto più spettacolare di questa 4C.
Una menzione a parte per il l’impianto frenante Brembo, ottimo e potente, che all’inizio è tutto da capire. Prima di tutto il pedale del freno è incernierato in basso, proprio come sulle monoposto, e poi c’è la poca corsa del pedale stesso, con una modulabilità che ha bisogno di piedi molto sensibili quando non si deve tirare la staccata al limite. Le performante di frenata però parlano chiaro: da 100 a 0 km/h bastano infatti solo 36 m.
Di solito quando vediamo prestazioni simili, guardare ai consumi rappresenta sempre un colpo al cuore e uno al portafoglio, ma in questo caso, i 6,9 litri/100 km omologati dalla Casa automobilistica nel misto non sono così irraggiungibili, a patto che si guidi la 4C come un’auto “normale”, cosa che, però, a noi non è neanche passata per l’anticamera del cervello. In compenso i soli 40 litri di serbatoio rincuorano ogni volta che si va dal benzinaio, quando abbiamo visto salire facilmente la lancetta della benzina.
Restyling o no, la 4C di Alfa Romeo è un’auto da collezionare, destinata a mantenere valore e bellezza immutate nel tempo.
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