Auto, in Italia chi inquina non paga: lo studio europeo che accusa il nostro paese

Ecologia
06 maggio 2025, 11.02
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Uno studio europeo mette l’Italia sotto accusa: il nostro Paese è tra i pochi in Europa a non legare le tasse auto alle emissioni di CO₂.
In Italia, l’auto che inquina non paga davvero. A lanciare l’allarme è la nuova edizione della Good Tax Guide, lo studio comparativo pubblicato da Transport & Environment (T&E), che analizza il sistema fiscale automobilistico in 31 Paesi europei. Il verdetto è chiaro: insieme a Bulgaria e Slovacchia, l’Italia è tra le pochissime nazioni a non applicare alcuna tassazione proporzionata alle emissioni di CO₂.

Tassazione auto: l’Italia va contromano

Nel nostro sistema fiscale, non esiste alcuna imposta diretta che penalizzi i veicoli inquinanti o premi quelli a zero emissioni. Così facendo, viene completamente disatteso il principio “chi inquina paga”, alla base delle politiche climatiche europee. Inoltre, alcune leve fiscali – come la deducibilità del costo d’acquisto o la detraibilità dell’IVA – vengono applicate senza distinzione tra motori termici e tecnologie elettriche, rendendo il sistema inefficace come strumento di transizione ecologica.

Focus auto aziendali: uno strumento potente, usato male

Il tema diventa ancora più critico se si guarda al settore delle auto aziendali. Queste rappresentano il 60% delle nuove immatricolazioni nell’UE e sono responsabili di una quota significativa delle emissioni complessive. In Italia, la recente riforma entrata in vigore nel 2025 ha introdotto incentivi più favorevoli per veicoli elettrici e ibridi plug-in rispetto a quelli tradizionali. Ma il differenziale fiscale, dice lo studio, rimane troppo basso: in quattro anni di possesso, un'azienda risparmia in media solo 2.400 euro passando da un SUV a benzina a uno elettrico, contro i 30.300 euro del Portogallo o i 27.000 della Slovenia.
Il paradosso? Le agevolazioni fiscali attuali non solo non disincentivano le auto inquinanti, ma finiscono per favorire proprio i grandi SUV endotermici, la tipologia di veicolo meno efficiente e più dannosa in termini di emissioni.

L’Europa accelera, a sprazzi

Dallo studio di T&E emerge che la Germania è oggi un paradiso fiscale per i SUV aziendali inquinanti, mentre la Francia li penalizza severamente. In Italia, al contrario, manca ancora una politica strutturata: l’effetto è una delle più basse penetrazioni dell’elettrico in Europa, nonostante un leggero miglioramento nel primo trimestre 2025 (quota BEV salita al 5,2%).
Secondo T&E, la leva fiscale è lo strumento più potente e sottoutilizzato per orientare il mercato verso tecnologie pulite. I Paesi nordici lo dimostrano: con una tassazione mirata, hanno accelerato la diffusione dell’elettrico e migliorato la qualità dell’aria. L’Italia, invece, continua a trattare quasi allo stesso modo chi inquina e chi sceglie veicoli a zero emissioni.

Le proposte di T&E per cambiare rotta

T&E propone tre azioni concrete per allineare la fiscalità italiana agli obiettivi climatici europei:
  • Rimodulare la tassa di immatricolazione in base alle emissioni e al prezzo del veicolo;
  • Riformare la tassazione delle auto aziendali integrando parametri di CO₂ nelle agevolazioni fiscali (fringe benefit, IVA, deduzioni);
  • Eliminare le esenzioni per i veicoli storici inquinanti, spesso ancora circolanti grazie a regimi agevolati.
Concludendo con un nostro pensiero, lo studio offre spunti interessanti per lavorare di concerto all’UE, ma al tempo stesso prendersela con le auto storiche sembra una presa di posizione ideologica e poco utile ai veri fini dell’inquinamento, mentre non bisogna mai dimenticare che il lavoro da fare con le auto aziendali deve essere fatto con le aziende e i suoi lavoratori e non contro di loro, altrimenti il rischio è quello di penalizzare ulteriormente un settore che al momento è per tutti utile e redditizio, rappresentando una fetta fondamentale del mercato.
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