60 anni fa nasceva il mito DS, simbolo dell’auto francese, con design italiano, noi per rivivere questi anni d’oro abbiamo voluto provare la DS23 Pallas, uno dei modelli di fine produzione della Dea, con 41 anni alle spalle, ma è come non sentirli.
I primi 60 anni
Il 6 ottobre 1955 la DS19 viene presentata al Salone di Parigi: e’ la conclusione di un progetto cominciato 17 anni prima e poi evidentemente rallentato a causa della guerra. Tre le figure che si occuparono della sua realizzazione: – André Lefèbvre, ingegnere aeronautico, sostenitore della trazione anteriore, dei concetti di aerodinamica, leggerezza e bilanciamento; – Paul Magès, creatore dei sistemi idraulici DS: sospensioni, sterzo, frizione e sistema frenante; – Flaminio Bertoni, designer, scultore e pittore, che disegna linee rivoluzionarie e eleganti.
Il successo è immediato: 12mila DS vendute solo nel giorno della presentazione, 80mila alla fine del Salone. La produzione comincia all’indomani della presentazione nella fabbrica del Quai de Javel a Parigi.
Negli anni successivi, DS rompe ancora gli schemi con i suoi colori inediti e con tecnologia d’avanguardia: la sospensione idropneumatica regala una tenuta di strada e un comfort mai visti nel mondo dell’auto e invidiabili tuttora come abbiamo avuto modo di provare. La frenata ad assistenza idraulica estremamente potente, altro elemento di sicurezza, permette una riduzione sorprendente dello spazio di frenata.
Una meccanica raffinata, rifinita lussuosamente: l’eleganza DS sublima nelle versioni Prestige, alla fine degli anni 50, poteva avere interfono, autoradio e telefono e, appunto nella Pallas, oggetto della nostra prova, presentata nel 1964, con modanature, cromature, interni in pelle, vernici speciali. Alla fine saranno quasi un milione e mezzo le DS prodotte dal 1955 al 1975, tra Francia, Gran Bretagna, Belgio e Sud Africa, esportate in tutta l’Europa Occidentale, Canada, Australia, Stati Uniti, rappresentando ovunque eleganza e innovazione.
Per avvicinare il grande pubblico di appassionati della Dea, la filiale DS Italia ha effettuato il restauro di una DS23 Pallas del 1974, una delle ultime prodotte, che noi di Autoappassionati.it abbiamo avuto la fortuna di provare.
Alla guida di un mito
Come si guida un’auto progettata sessant’anni fa e costruita negli anni 70? Beh le sensazioni sono sicuramente d’antan, ma meno di quanto si è portati a credere. Lo sterzo, da fermo granitico, in manovra si rivela corposo il giusto e fin troppo labile in autostrada, dove complice l’assetto ciondolante alla minima correzione l’auto “dondola” vistosamente. Il motore è l’elemento che stupisce maggiormente: con 124cv e una leggerezza del corpo vettura di 1350kg, ha una spinta più che onesta ancora oggi, ma per l’epoca era sicuramente tra i più prestanti. Solo i consumi, buoni in autostrada con 10km/l, son appena sufficienti in città dove non si superano i sette chilometri al litro.
Quello che stupisce è il confort elevato: seduti sul divano anteriore sembra di esser nel salotto di casa davanti alla TV e non in un abitacolo. Poi il confort acustico è di livello e le sospensioni fanno alla grande il loro lavoro: sotto i 40 orari superare un dosso equivale a non sentire alcunché. Neppure la minima variazione di assetto o di scuotimento. Oltre tale velocità il colpo si fa appena accentuato. Il contro è un rollio evidente appena si forza l’andatura, fintanto che in curva occorre puntellarsi con i gomiti per via dei sedili piatti per nulla profilati. Il contagiri rimane nascosto dalla corona del volante sottile, ma dal diametro elevato: sembra un grosso timone navale. Ottima è invece la visibilità a 360°: le superfici vetrate permettono una visione periferica non comparabile con nessun auto moderna. Il baule basso non necessita dei sensori, solo il lungo cofano richiede attenzione nelle immissioni dai passi carrai.
I freni idraulici sono una vera chicca per l’epoca: con il minimo sforzo si frena forte, fino al bloccaggio, non essendo nato, all’epoca, il sistema ABS. La modulabilità è il vero problema, si gioca tutto in 3-4cm di corsa pulsante, infatti manca un vero e proprio pedale, sostituito da un pulsante che comanda un’elettrovalvola. Di buona fattura il cambio al volante già a cinque rapporti, ma leggermente contrastati.
Approfondimento tecnico
Oltre che per il suo impressionante impatto visivo, la DS era rivoluzionaria anche per molte soluzioni tecniche adottate.
Una delle principali è costituita dalle sospensioni idropneumatiche, o più precisamente oleopneumatiche. Nate da dieci anni di progettazione, queste sospensioni sono a ruote indipendenti con quadrilateri, permettono di mantenere costante l’altezza da terra della vettura. Tale sistema consiste in quattro sfere di acciaio: una per ruota. Ogni sfera era riempita per metà di olio e per metà di azoto e le due sostanze sono separate tra loro da una membrana. Caricando molto la vettura o anche in caso di fondo stradale sconnesso, l’olio va a comprimere l’azoto, posto nella metà superiore della sfera. Maggiore è la forza che va a comprimere il gas, minore risulta la morbidezza delle sospensioni, poiché è impossibile ottenere una compressione completa dell’azoto. Ciò permette un’ottima azione ammortizzante proprio in caso di sconnessioni stradali. L’autolivellamento del corpo vettura avviene tramite una pompa a sette pistoni che aumenta o diminuisce la lunghezza della colonna d’olio. Dall’anno successivo al lancio, tale dispositivo poteva anche essere regolato manualmente su 5 posizioni, arrivando ad un’altezza che permetteva la sostituzione di una foratura senza l’ausilio di un cric, ma solo con un puntello regolabile.
Il circuito idraulico, che anda ad azionare le innovative sospensioni idropneumatiche, serve anche per il funzionamento del servofreno, del servosterzo, della frizione idraulica e del cambio.
L’impianto frenante è a dischi anteriori: la DS è stata la prima vettura europea a montare questo tipo di freni all’avantreno. I dischi anteriori sono realizzati in ghisa ed sono montati entrobordo, direttamente all’uscita del differenziale. Tale soluzione è volta alla riduzione delle masse non sospese, per migliorare ulteriormente il confort. Il pedale del freno è sostituito da una sorta di pulsante a forma di fungo, situato sul pavimento ed azionato con il piede. Tale pulsante ha una corsa molto corta e richiede molta sensibilità per dosare opportunamente la frenata.
Anche nella carrozzeria la DS innovava in maniera radicale: i pannelli erano imbullonati a vista al telaio sottostante, rendendo la loro sostituzione molto semplice.
Una curiosità: a causa delle sue particolari sospensioni idropneumatiche, quando l’auto è spenta, l’assetto si abbassa e non è possibile applicare alle ruote le “ganasce” della polizia.
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