Potremmo introdurre la DS 4 Crossback come una versione chic e più alta da terra della berlina francese cardine della gamma del costruttore francese, tanto che, con la moda imperante dei SUV e dei crossover, ha deciso di rialzare di tre centimetri, sembrano pochi ma non lo sono, la sua berlina di segmento C.
Come e dove cambia questa DS 4 Crossback, vi starete chiedendo. Innanzitutto dal design, che si fa più ricercato e con i tratti tipici che la fanno appunto somigliare più a un crossover che a una berlina di segmento: ad esempio, i passaruota che le donano un aspetto più muscoloso ma ben coniugato alle sue linee, riuscite, da coupè. Una coupè per chi vuole farsi notare e allo stesso tempo partire all’avventura; attenzione però, il suo essere più lontana dal terreno non si traduce in una sana attrazione per tutto quello che va oltre la strada. È ora di scoprire come si comporta su strada la DS 4 Crossback, da noi provata nella motorizzazione diesel BlueHDi da 120 CV.
Dicevamo del design, piuttosto ricercato sulla DS 4 Crossback. Ebbene, a partire dal frontale, notiamo già una certa ricercatezza che si concretizza grazie ai fari a LED che si alternano ai fari allo Xeno abbaglianti/anabbaglianti, per un giochi di luci, fredde, che ha un suo perché. Ci pensano poi i cerchi Brisbane da 18” nero lucidi ad aumentare l’eleganza della vettura, “opera” completata dal lato B e dalle altrettanto ricercate luci a LED che ben si incastonano nel portellone. DS per quanto riguarda i gruppi ottici trovo che sia avanti rispetto alla concorrenza e anche questa volta non si è affatto smentita.
Da notare le maniglie delle porte posteriori, sulle quali tornerò molto presto e capirete anche il perché, incastonate in quest’ultime, con il tetto a scendere in modo dolce, con forme curvilinee che ricordano quelle delle DS d’altri tempi. Il tutto in 4,28 metri, classiche dimensioni di una segmento C questa volta alta 1,56 rispetto all’1,53 della DS 4 normale, con parecchio spazio a bordo.
Dentro, per l’appunto, la DS 4 Crossback rivela un abitacolo dalla buona fattura ma con una predominanza di plastiche che non le fanno onore. Tutta l’impostazione della plancia ricorda auto di qualche anno fa (impressione confermata dalla presenza del lettore CD, i ragazzini potrebbero chiedersi di cosa si tratta) e, se fuori si è voluto esaltare il look da finta crossover, dentro tutto è rimasto com’era: non mi piace il volante piuttosto voluminoso, seppur non sia un inghippo insormontabile durante la guida, così come il piccolo schermo dell’infotainment (da 7” ma apparentemente sembrano meno) che si rivela comunque aggiornato e pratico nell’utilizzo con mappe 3D e con il Mirror Screen per il vostro smartphone, Apple o Android che sia. Abituati ad ampiezze maggiori, almeno sulle sue concorrenti dirette, questa volta lo schermo touch screen stona leggermente nell’insieme appena saliti a bordo.
Piace invece l’ampio parabrezza che inonda di luce naturale l’abitacolo con delle indovinate alette parasole che possono essere comodamente riposte ai lati e posizionate quando serve così come altre due paratie scorrono in lunghezza e possono ridurre l’ingresso della luce dell’abitacolo.
Ottimo il climatizzatore bi-zona, mi è piaciuta la luce blu (a scelta anche viola, bianco e azzurra) che può essere azionata sul quadro strumenti e della quale si può anche regolare l’intensità. Da amante di questo colore, l’ho trovata parecchio rilassante e allo stesso tempo indovinata per non stancare la vista, anzi, per tenere sveglio con quella tonalità accesa ma appunto non “noiosa”. Non è a LED, con quel tipico effetto, ma l’effetto è assicurato lo stesso.
Veniamo invece alla parte dolente, vera croce di questa DS 4 Crossback. Per chi è avvezzo o per chi ne ha posseduta una, dire che anche sulla nuova siano stati mantenuti i vetri posteriori immobili potrebbe far storcere il naso. Eppure è così, a causa delle forma delle portiere, i vetri rimangono lì dove sono e guai a soffrire di claustrofobia. Accettabile se vi trovate su una tre porte o su una coupè con la C maiuscola, non se vi trovate su un auto che si promette a famiglie con bambini. Fatto aggravato, si fa per dire, dalla mancanza di bocchette di aerazione a favore di divanetto, c’è solo una presa 220 V. Non avendola provata nel periodo estivo mi risparmio su un giudizio più cattivo, ma davvero non si capisce perché sacrificare la praticità al design specialmente su un’auto di questo tipo, ma così è.
Chiudendo con gli interni, pregio di questa vettura è lo spazio e l’ampia regolazione dei sedili, anche sul divanetto posteriore, vetri a parte, si viaggia parecchio comodi. Belli i poggiatesta dei sedili anteriori, anche comodi se vi piace guidare con la testa appoggiata. Ve ne parlerò tra poco ma anche questi tre centimetri in più di altezza si riflettono sulla posizione di guida, che va a somigliare a quella di un B-SUV o giù di lì. Discreto il bagagliaio, offre una capacità di 385 litri che possono diventare 1.021 a sedili abbattuti. Alta la soglia di carico e, abbassando il divanetto, si crea uno scalino che può dare fastidio.
In conclusione, stilisticamente, la DS 4 Crossback potrebbe piacere più a un pubblico femminile e per quanti l’abitacolo rimasto fermo a qualche anno fa, aspettiamoci un passo avanti deciso quando arriverà il nuovo modello. Aggiornando la plancia e introducendo i classici vetri dietro, il guadagno sarà netto in un segmento non facile.
Dal titolo di questo paragrafo avrete sicuramente intuito che la francese che vuole fare la crossover vuole anche fare poche soste dal benzinaio. E in effetti è uno dei suoi grandi punti forti parlando della guida di tutti i giorni. Nelle settimane di prova della vettura il quadro strumenti non ha infatti mai pensato erroneamente di scendere sotto i 17 km/l, attestandosi su un valore finale, con percorrenze miste, su un promettente 17.8 km/l. Considerati i 60 litri di capacità del serbatoio, con una semplice moltiplicazione, l’autonomia può tranquillamente raggiungere i 1.000 km se non volete andare come dei fulmini. Utilissimo poi lo Start & Stop che aiuta, specialmente in città, a risparmiare a dovere.
Parlando appunto di prestazioni, la DS4 Crossback si dimostra essere un auto concreta. Stabile nelle curve, grazie a un telaio molto buono, non certo grintosa ma sostanziosa dal punto di vista della spinta, con la considerevole coppia di 300 Nm già disponibile a 1.750 giri. Superata la soglia dei 2.500, il rumore del 1.6 a gasolio penetra un po’ troppo nell’abitacolo e parallelamente si perde un po’ di verve.
Due le modalità di guida disponibili con il cambio automatico EAT6 della vettura in prova: la neve, per fondi sconnessi o in caso di forti pioggie, e la sport, in grado di posticipare le cambiate dando più sprint senza però attaccarvi al sedile.
Non mi ha troppo convinto lo sterzo. La sua “pesantezza” estetica si riscontra alla guida, rivelando un raggio di sterzata sì molto buono ma un’eccessiva resistenza alla sterzata, sia in città sia tra le curve di una collina dove ho avuto modo di provare le sue doti di handling. Personalmente meglio uno sterzo leggermente pesante che uno troppo leggero, ma sulla DS 4 Crossback questa proporzione vira abbondantemente verso la prima opzione, senza il leggermente.
Nulla da dire sull’EAT6, provato e riprovato con le altre auto del Gruppo PSA e anche in questo caso ineccepibile quando si guida in modo rilassato, come vuole essere guidata questa berlina, mentre dimostra qualche limite se si vuole un po’ esagerare a causa dei suoi rapporti piuttosto lunghi, anche nella modalità più sportiva.
La DS 4 Crossback, da listino, parte da un prezzo di 27.550 euro per la So Chic. La versione da noi provata, con il motore BlueHDi 120 e il cambio automatico EAT6, parte da 29.300 euro e possiede una buona dose di optional. Prezzo al quale vanno aggiunti, per l’auto che vedete nella nostra gallery, i 700 euro della vernice Grigio Platinum metalizzato, gli 850 euro del Keyless Access and Start (comprendente il pulsante di avviamento e il freno di stazionamento elettrico) e i 250 euro del Pack Business Connect.
Si giunge così a un prezzo di circa 33.300 euro, nella norma di un segmento C premium.
Piccolo il lunotto posteriore, vi consigliamo il Pack city camera con annessa telecamera posteriore (750 euro). E se vogliamo sfogliare la rosa delle concorrenti, premium appunto, guardiamo pure in Europa. La concorrenza nel segmento C, tolti in tre centimetri in più di altezza, è ben nota (Mercedes Classe A, BMW Serie 1, Volvo V40 Cross Country, Citroen C4 ecc), possiamo però affermare che lei è una delle poche che vuole far finta di appartenere a un’altra categoria, riuscendo anche bene nell’intento.
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