A Monterey 2025 la casa fondata da Dana Mecum ha messo in scena un rito popolare fatto di numeri da record e passione autentica.
Di Cesare Gasparri Zezza
Appena spente le luci sulla Monterey Car Week, è tempo di bilanci: le emozioni sedimentate sotto il sole del Pacifico lasciano spazio ai numeri. E in questo scenario, al centro della ribalta, c’è Mecum, la casa d’aste che più di tutte ha saputo ribaltare le regole del gioco, trasformando un martello in un microfono, i battitori in attori da palcoscenico e il pubblico in parte viva e rumorosa di uno spettacolo che non conosce silenzi.
La Casa d’aste ha chiuso l’edizione 2025 con un risultato che pesa come un sigillo: cinquecento automobili e un centinaio di motociclette hanno attraversato il tendone del Del Monte Golf Course, generando 45 milioni di dollari di vendite. Cifra già straordinaria e ancora provvisoria, perché nel reparto Bid Goes On le trattative continuano a gonfiare i registri. Un risultato che conferma la forza di una formula diversa da tutte le altre: non l’asta algida e rarefatta delle grandi maison europee, ma una fiera popolare, un rito collettivo in cui ognuno — dal miliardario al semplice curioso — trova un posto. Trova un sogno.
Il catalogo di Monterey 2025 lo racconta bene. A primeggiare è stata una Lamborghini Miura P400 S del 1969, in un sorprendente verde pistacchio, battuta per 1,98 milioni di dollari. Dietro di lei due capolavori Mercedes-Benz: una 300 SL Gullwing del 1957, aggiudicata per 1,65 milioni, e una Roadster del 1959, passata di mano per 1,485 milioni. A ricordare l’orgoglio americano ci hanno pensato la Duesenberg Model J del 1932 e la Dodge Hemi Daytona NASCAR appartenuta a Bobby Allison, entrambe scambiate per 1,32 milioni.
Ma la forza di Mecum non è mai stata quella di fermarsi alle vette: la sua essenza è nella varietà degli oggetti offerti. Nel catalogo hanno trovato spazio anche altre vetture dal pedigree importante come una Porsche Carrera RS 2.7 Lightweight del 1973 venduta a 1,045 milioni, una Ferrari SF90 Spider chiusa a 715.000, le moderne AMG GT Black Series e Porsche 911 S/T, auto desiderate che hanno fatto salire la febbre fino a quasi 700.000. Per le muscle car anni Settanta, i pick-up, le due ruote e la memorabilia l’asticella è rimasta relativamente bassa, in alcuni casi a poche centinaia di dollari.
È una forbice che non ha eguali e che spiega perché l’idea di Dana Mecum riesca a coinvolgere tutti: qui l’asta non è per pochi, tutti possono sognare e molti riescono a realizzare il loro sogno. A rendere ancora più magnetico lo spettacolo c’è stata la Ferrari 250 GTO “Bianco Speciale” del 1962, unico esemplare costruito in questa tinta, esposta come anteprima dell’asta che andrà in scena a inizio del prossimo anno a Kissimmee, in Florida. Un oggetto che ha ipnotizzato il pubblico, richiamando con la sua sola presenza la leggenda assoluta del Cavallino.
Anche le moto hanno fatto la loro parte: una Harley-Davidson 6-A Single del 1910 battuta a 115.500 dollari e una Kawasaki Z1A 900 del 1974 a 82.500, world record per il marchio nipponico. Durante tutta questa edizione si è sentito forte l’imprinting del codice genetico Mecum: nessuna distinzione, nessuna gerarchia, solo tanta passione declinata da uno a sedici cilindri. Un codice che affonda le radici nel 1988, quando Dana Mecum, nell’Illinois, cominciava a commerciare camion e auto d’epoca con la naturalezza di chi non immaginava ancora di avere in mano un’idea rivoluzionaria. Da allora quella scintilla si è trasformata in un impero itinerante, con un calendario che percorre l’America intera: da Las Vegas, in Nevada, a Houston, in Texas, passando per Indianapolis, in Indiana, Kissimmee in Florida, fino a Monterey alla Car Week.
Ogni volta il format si ripete con precisione e teatralità: l’incanto delle auto, la voce dei battitori, le telecamere puntate, il pubblico che non assiste ma partecipa.
I numeri parlano da soli. Ogni anno sono tra i quindicimila e i ventimila i veicoli che passano di mano sotto i martelli Mecum, per un volume d’affari che si aggira attorno ai 750 milioni di dollari. Tra i record assoluti resta scolpita la Ferrari 250 GT SWB California Spyder del 1963, venduta a 17,8 milioni, simbolo di un’asta che può consacrare i miti come nessun’altra. Ma accanto a queste vette siderali, Mecum offre spazio anche al sogno concreto di chi si porta a casa un pick-up anni Settanta con poche migliaia di dollari. È questo equilibrio, unico e irripetibile, a fare di questa auction un fenomeno culturale oltre che commerciale.
Monterey 2025 ha certificato tutto questo. Dana e la moglie hanno portato numeri, record e suggestioni, ma soprattutto hanno ribadito una filosofia: l’asta come rito collettivo, come festa popolare, come intrattenimento totale. Non sorprende allora che i coniugi Mecum abbiano voluto misurarsi anche con il palcoscenico più aristocratico di Pebble Beach, dove la loro Maybach SW38 ha conquistato un primo posto di classe e una nomination per il Best in Show.
È stata la chiusura perfetta: Mecum non è soltanto un mercato, ma un linguaggio, un codice che racconta miti, storie e sogni, capace di parlare a chiunque. Questo è lo spirito di Dana Mecum: ciascuno può sognare e, con un po’ di fortuna, portarsi a casa un pezzo di storia a un prezzo accessibile.