Se prendiamo in considerazione l’ultimo anno, è utile constatare come le elettriche, mondo prima riservato al segmento premium, stiano arrivando anche sui segmenti più bassi, come dimostrato dall’arrivo delle “piccole” e-208 e Corsa-e. Una strategia che funziona per stuzzicare il grande pubblico, quello che nel gergo “fa i numeri”, ma che, per ora, non sta dando i suoi frutti. A evidenziare questa tendenza è l’Osservatorio Auto Findomestic, condotto in 16 paesi, circa l’interesse dell’automobilista all’acquisto di un’ auto elettrica.
A vedere i dati raccolti si prospetta un’inversione di tendenza nei prossimi 5 anni: in Italia quasi 6 intervistati su 10 dichiarano, infatti, di essere intenzionati all’acquisto di un’auto ibrida elettrica e più di 4 su 10 all’acquisto di una elettrica al 100%. Una “promessa” che, per ora, sembra piuttosto sgonfia.
Sul campione mondiale di intervistati, il 57% dichiara che potrebbe acquistare un’auto ibrida (non completamente elettrica) da qui ai prossimi 5 anni. In Italia questa percentuale tocca il 76%, mentre, sempre a livello mondiale, la percentuale scende al 43% quando la domanda precisa è: compreresti un’elettrica 100%?
In Italia le elettriche circolanti sono una percentuale minima
“Secondo i dati di UNRAE – spiega Claudio Bardazzi, responsabile dell’Osservatorio Auto Findomestic – su quasi 1 milione di auto nuove immatricolate in Italia da gennaio a maggio 2019 solo poco più di 3.500 sono 100% elettriche e circa 48.000 ibride, di cui appena 2.000 di tipologia PLUG-IN, cioè capaci di ridurre sensibilmente le emissioni di CO2”.
Lo scenario cambia a livello globale…
“Nello scenario globale – sottolinea Bardazzi – il principale freno alla diffusione dell’auto elettrica risulta essere il costo d’acquisto, ancora alto e poco concorrenziale. Oggi l’86% del campione mondiale, il 91% degli italiani, è consapevole che il veicolo elettrico costi più dell’equivalente termico e il 42% (32% degli italiani) non è disposto a sostenere alcuno sforzo supplementare per acquistare un’auto elettrica. Gli unici Paesi in grado di offrire forme efficaci di incentivazione sono la Cina, che ha introdotto esenzioni fiscali comprese fra 5.100 e 8.700 dollari, e la Norvegia, la cui normativa prevede l’esenzione dall’imposta sull’acquisto e dall’IVA, uno sconto sull’acquisto dei veicoli ibridi ricaricabili e l’esenzione dalla tassa di circolazione, dai pedaggi e dalle spese di traghetto”.
Solo debolezze o anche punti di forza?
Nonostante siano evidenti i limiti davanti all’acquisto di un’ auto elettrica, l’83% degli intervistati in Italia dichiara di rimanere affascinato davanti alla fluidità della guida e all’accelerazione bruciante e all’assoluta silenziosità di marcia. Caratteristica, quest’ultima, che ha convinto la UE a rendere obbligatoria la presenza sui veicoli elettrici di un dispositivo sonoro Avas (Audible Vehicle Alert System) che avvisa i pedoni del passaggio dell’auto.
Gli automobilisti sono allettati anche dai ridotti costi di utilizzo e di manutenzione. Curioso notare come i norvegesi, molto più avanti nella sperimentazione di modelli di auto elettriche, siano i più scettici (solo il 56% ritiene che la manutenzione di un’auto elettrica sia più economica rispetto alla media mondiale del 68%) su questo aspetto.
Gli italiani si dimostra, però, sempre più ecologisti. Il 93% del campione è convinto che utilizzare le elettriche sarà un buon modo per contribuire alla riduzione dell’inquinamento. È pur vero che la curiosità spinge a capire da dove arrivi l’energia utile ad alimentare le e-car, tanto che, paradossalmente, le emissioni di CO2 potrebbero aumentare a monte, là dove l’occhio non vede.
Tornando ai problemi pratici, l’autonomia rappresenta ancora un incubo davanti a un possibile acquisto. Il 46% di italiani dichiara che sarebbe pronto alla “conversione” solo davanti a un modello in grado di assicurare i 300 chilometri reali. Vera nota dolente della mobilità elettrica è la disponibilità delle colonnine di ricarica rapida la cui implementazione lungo la rete stradale e autostradale rassicurerebbe i due terzi degli automobilisti di tutto il mondo (71% in Italia) che reputano le attuali infrastrutture ampiamente insufficienti.
“Il futuro dell’auto elettrica – commenta il presidente di UNRAE Michele Crisci – sarà molto legato alla capacità che le infrastrutture avranno di permettere agli utenti una ricarica continua, veloce, diffusa in maniera ampia sia domestica sia pubblica, sia nei luoghi dove lavoriamo. Non dobbiamo dimenticarci che il nostro Paese vive anche di turismo e quindi dobbiamo immaginarci un futuro in cui i turisti dovranno ricaricare le loro vetture. Dovremo adeguare velocemente le infrastrutture per permettere al nostro prodotto interno lordo di essere alimentato dai proventi del turismo”.