Quando il tuo documento dice che sei un marchio generalista, ma la tua volontà è quella di cambiare identità e diventare “premium”, ci sono davvero tante cose da fare.
Una di questa è prendere la tua auto più diffusa e trasformarla in una supercar, sia per dimostrare a tutti che sei capace di farlo, sia per far saltare sulla sedia gli appassionati e dirgli “ehi, ci sono anche io!”. E così, se ti trovi a Ingolstadt a inizio anni Novanta e hai l’Audi 80 che se la cava piuttosto bene sul mercato, puoi alzare il telefono e chiamare i cugini Zuffenhausen dicendo qualcosa tipo “Ci date una mano a fare una macchina da urlo?”.
Se loro ti rispondono “Yaaa”, come effettivamente deve essere successo, allora sei a cavallo. Questa è la storia della genesi della Audi RS2, ovvero la prima della storia dei Quattro Anelli che valga la pena di ricordare, escludendo ovviamente la leggendaria quattro del Gruppo B. Sotto la carrozzeria della onesta 80 Avant, infatti, c’è una meccanica capace di generare prestazioni in grado di impensierire la 911 dell’epoca e infatti anche il prezzo di listino originale è piuttosto simile.
Nel 1994 una Audi RS2 Avant costava la bellezza di 120 milioni di lire, solo venti in meno dell’icona di Casa Porsche. Ma in quel periodo non esisteva nessuna altra station wagon con un motore da 315 CV e una velocità massima (limitata) di 262 km/h. L’unica auto affine era la Opel Omega Lotus, che però era una berlina e comunque non aveva la trazione integrale. E proprio grazie ai tre differenziali che compongono lo schema quattro, la RS2 Avant era in grado di scattare da 0 a 100 km/h in 4,8 secondi, senza l’aiuto dell’elettronica e con un cambio rigorosamente manuale. L’unica avvertenza era quella di tenere il 5 cilindri nel giusto regime di giri, per far soffiare il turbocompressore KKK a pieni polmoni. Diciamo sopra i 3.500 e poi fino ai 6.500 del picco di potenza. Dimenticate i turbo moderni, subito pronti già a 1.500 giri. Qui ci troviamo di fronte alla “vecchia scuola” più pura: assenza di potenza, turbo lag e castagna nello stomaco. Questo è quanto, prendere o lasciare.
Ma volete mettere la libidine di guidare l’evoluzione stradale più spinta dello straight-five della Quattro S2 di Walter Rhorl? Le assonanze con le Audi da rally proseguono nell’assetto, che non è per nulla estremo, ma assorbe bene le asperità e sa copiare le sconnessioni. Le strade viscide o innevate sono il suo terreno di caccia preferito. Basta inserire bene il muso e poi si può tentare di bucare il pavimento col pedale del gas.
La trazione quattro lavorerà per voi bloccando anche il differenziale posteriore e vi sparerà via dalla curva in un battito di ciglia. Il gioco, però, finisce presto perché il serbatoio è piuttosto piccolo e quando vi fermerete a fare rifornimento tutti si domanderanno che cosa è questa strana Audi blu. Voi rispondere che il colore si chiama “Nogaro” e che per molti anni è stata un’esclusiva della Audi RS2 e rassicurateli se non l’hanno mai vista prima.
È normale, visto che ne sono state prodotte solo 2.900 unità. Se invece state pensando di acquistarla, iniziate a preparare almeno 50.000 euro.
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