
“L’equilibrio tra Italia, Francia e Stati Uniti potrebbe rompersi”, scrive, immaginando scenari in cui le divisioni regionali si separano e diventano società autonome.
Uno di questi, secondo Tavares, potrebbe portare a un’acquisizione del ramo europeo da parte di un costruttore cinese, mentre il comparto americano tornerebbe sotto il controllo di un gruppo statunitense come General Motors. Il manager avverte: solo una vigilanza costante sull’unità aziendale potrà evitare che Stellantis finisca “divisa in più pezzi”.
“Senza di me la Francia rischia di perdere peso”
Nel libro Tavares non fa autocritica, ma difende il proprio operato, respingendo le accuse di aver sacrificato la qualità dei prodotti e l’identità dei marchi sull’altare della riduzione dei costi. Ricorda anche di aver sempre cercato di tutelare gli interessi francesi, ammettendo però che la sua uscita potrebbe indebolire la posizione di Parigi all’interno del gruppo:
“Non sono certo che, dopo la mia partenza, gli interessi della Francia saranno difesi con la stessa determinazione”, scrive, lasciando intendere una preferenza per l’asse transalpino rispetto a quello italiano.
Nel frattempo, Filosa ha iniziato a ricostruire i rapporti con le reti commerciali americane, fortemente provate durante la gestione Tavares, ricevendo dallo stesso ex AD un commento di approvazione: una nomina “logica e razionale”.
Le dimissioni e la rottura con Elkann
Il libro rivela anche nuovi retroscena sull’improvviso addio di Tavares, avvenuto a inizio dicembre 2024. L’ex dirigente racconta di essere stato contattato da John Elkann mentre si trovava in Portogallo:
“Mi disse di aver perso fiducia in me”, afferma Tavares, che attribuisce la rottura alle divergenze sulla strategia elettrica.
Il manager sostiene di aver voluto accelerare la transizione verso i veicoli a batteria, ma di essere stato frenato dal consiglio di amministrazione, contrario a un’accelerazione così rapida. “Avremmo dovuto sfruttare la pausa del mercato per spingere sull’elettrico, non per rallentare”, sottolinea.
“Rifarei tutto: ho sbagliato, ma ho deciso per il futuro”
Nonostante le polemiche, Tavares si mostra orgoglioso del suo percorso: “Ho fatto errori, ma credo di aver preso decisioni giuste nell’80% dei casi. Non mi pento: ho agito pensando ai miei nipoti e al pianeta.”
In “Un pilota nella tempesta”, l’ex CEO traccia così il ritratto di un dirigente combattuto tra visione e pragmatismo, che oggi osserva da lontano le sorti del colosso che ha contribuito a costruire, ma sul quale pesa ancora la sua ombra.
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