India, il divieto di vendere carburante alle auto vecchie dura solo due giorni: “Un fiasco totale”

Attualità
07 luglio 2025, 11.06
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Tentare di ridurre l’inquinamento atmosferico è una priorità per molte grandi città del mondo. A New Delhi, una delle metropoli più inquinate del pianeta, le autorità avevano deciso di passare ai fatti: dal 1° luglio 2025 era entrato in vigore un divieto di rifornimento per le auto più vecchie. Ma la misura, lungi dal risolvere qualcosa, è durata solo 48 ore, prima di essere sospesa il 3 luglio.
Il motivo? Un mix di problemi tecnologici, caos organizzativo e proteste da parte dei cittadini. Un provvedimento pensato per essere incisivo, ma che si è rivelato rapidamente inapplicabile.

Un obiettivo nobile, un esito disastroso

Il piano prevedeva il divieto di vendita di carburante per:
  • Le auto diesel con oltre 10 anni di anzianità
  • Le auto a benzina con più di 15 anni
La logica era quella di ridurre l’enorme impatto ambientale del parco auto obsoleto che circola ancora nella capitale indiana. Tuttavia, la tecnologia pensata per far rispettare il divieto non ha retto alla prova dei fatti.
Il ministro dell’Ambiente di New Delhi, Manjinder Singh Sirsa, ha dichiarato che il progetto è stato sospeso a causa di “difficoltà tecnologiche cruciali” che ne impedivano la corretta attuazione.

Telecamere, altoparlanti… e risse ai distributori

Per monitorare il rispetto della nuova regola, il governo aveva installato sistemi di riconoscimento automatico delle targhe ai distributori, affiancati da altoparlanti che annunciavano la legge ai trasgressori.
Tuttavia, questi dispositivi si sono rivelati imprecisi, disfunzionali o mal calibrati, causando file, incomprensioni e persino scontri tra automobilisti e addetti al rifornimento. Il risultato? Più tensioni che soluzioni, con un blocco caotico del traffico locale e proteste diffuse.

Una legge già in vigore... ma mai davvero applicata

Paradossalmente, il divieto non era una novità assoluta: una legge del 2018, basata su una sentenza della Corte Suprema, già vietava l’utilizzo di veicoli troppo vecchi a Delhi. Tuttavia, nessuna amministrazione precedente aveva tentato di farla rispettare realmente.
La nuova giunta municipale, espressione del partito nazionalista BJP del primo ministro Narendra Modi, ha deciso di rilanciare il provvedimento a marzo 2025. Ma senza una preparazione adeguata, il tutto si è trasformato in un boomerang politico.

Un’emergenza sanitaria ancora irrisolta

Nonostante il fallimento della misura, l’inquinamento a New Delhi resta una questione drammatica. Secondo l’OMS, l’aria della capitale indiana è tra le più tossiche al mondo, con conseguenze gravi sulla salute pubblica: problemi respiratori cronici, asma, malattie cardiovascolari.
“Finché il divieto non sarà generalizzato, con strumenti affidabili e applicazione coerente, non potrà funzionare”, ha ammesso lo stesso ministro Sirsa.

Transizione ecologica tra ambizioni e realtà

Il flop del divieto ai rifornimenti dimostra quanto la transizione ecologica nei Paesi emergenti sia complessa: servono non solo leggi, ma tecnologie funzionanti, infrastrutture coerenti e un consenso sociale reale.
New Delhi ha cercato di correre, ma ha inciampato. Il problema rimane: come decarbonizzare il trasporto urbano in una megalopoli da oltre 20 milioni di abitanti, dove migliaia di veicoli inquinanti circolano ancora ogni giorno?
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