Il Regno Unito valuta la tassa sulle auto elettriche: un altro autogol in vista?

Attualità
12 novembre 2025, 12.16
diesel elettrico
Mentre in tutta Europa le auto elettriche continuano a crescere, il loro aumento comincia a creare problemi ai bilanci pubblici, tradizionalmente sostenuti dalle accise sui carburanti. Per questo motivo, il governo britannico sta valutando di introdurre una tassa sui chilometri percorsi dai veicoli a batteria, con l’obiettivo di rendere il sistema più equo e compensare i mancati incassi.
In Norvegia, ad esempio, molti benefici fiscali per le elettriche sono già stati ridotti per evitare buchi di bilancio, e ora anche Londra segue una strada simile. La misura potrebbe essere annunciata a breve, con una possibile entrata in vigore nel 2028.

Perché Londra vuole tassare le elettriche

Secondo il governo britannico, la tassa sul carburante si applica a benzina e diesel, ma non esiste un equivalente per le auto elettriche. Il primo obiettivo della nuova misura è dunque eliminare la disparità fiscale tra veicoli tradizionali e elettrici.
Il secondo motivo riguarda le risorse per infrastrutture: strade, manutenzione e servizi pubblici devono essere finanziati, e il crescente numero di auto a batteria riduce i proventi derivanti dalle accise.
Infine, il terzo motivo è di natura economico-finanziaria: il governo guidato da Keir Starmer sta affrontando un rallentamento della crescita e un deficit stimato intorno a 30 miliardi di sterline. La nuova tassa contribuirebbe a ridurre il buco di bilancio senza aumentare ulteriormente le imposte generali.

Come funzionerebbe la tassa “pay-per-mile”

Il progetto attualmente allo studio prevede 3 pence per miglio percorso (circa 3,4 centesimi di euro per 1,6 km), equivalente a una spesa media di 250 sterline all’anno per automobilista.
Se confermata, la misura potrebbe generare fino a 1,8 miliardi di sterline annue, ancora molto al di sotto dei 24,4 miliardi previsti dalle accise sui carburanti nel 2025-2026 secondo l’Office for Budget Responsibility (OBR).
L’idea di tassare direttamente i chilometri percorsi nasce anche dalle difficoltà di applicare un’imposta sulla ricarica domestica: mentre le colonnine pubbliche possono essere monitorate, le wallbox private rendono complessa la rilevazione dei consumi.

Reazioni del settore automotive

Le associazioni britanniche del settore, come SMMT, hanno già espresso forti riserve. La misura viene giudicata “sbagliata al momento sbagliato”, poiché potrebbe penalizzare le vendite di veicoli elettrici proprio quando i costruttori devono rispettare il mandato Zev.
Gli operatori chiedono invece un sistema fiscale più intelligente e collaborativo, che sostenga l’adozione di elettriche senza creare ostacoli, garantendo al contempo sostenibilità dei conti pubblici e equità tra gli automobilisti.

Verso un sistema fiscale equo e sostenibile

L’ipotesi britannica mette in luce un tema centrale per l’Europa: come finanziare le infrastrutture pubbliche senza penalizzare la transizione verso la mobilità elettrica. Soluzioni come la tassa sui km percorsi rappresentano un compromesso tra equità e sostenibilità, ma la sfida resta quella di bilanciare innovazione, crescita del mercato elettrico e stabilità dei conti pubblici.
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