A un anno dal Rapporto sulla competitività, Mario Draghi torna davanti alla Commissione europea con un messaggio netto: sul settore automotive “non è stato fatto praticamente nulla”. L’ex presidente della BCE, intervenuto alla Conferenza di alto livello organizzata dall’UE, ha sottolineato che la transizione ecologica non può prescindere da pragmatismo e flessibilità.
Il riferimento è chiaro: gli obiettivi fissati per il 2035, anno in cui dovrebbero azzerarsi le emissioni allo scarico delle auto nuove, non hanno generato gli effetti sperati. Le infrastrutture di ricarica restano insufficienti, il mercato delle elettriche cresce troppo lentamente e i costi dei modelli restano elevati.
Il nodo delle infrastrutture e dell’innovazione
Secondo Draghi, per rispettare le scadenze europee sarà necessario moltiplicare di tre o quattro volte il ritmo di installazione delle colonnine di ricarica nei prossimi cinque anni. Al tempo stesso, l’Europa continua a rincorrere sul fronte delle batterie e dei semiconduttori, settori che avrebbero dovuto beneficiare della transizione.
Il parco auto europeo conta oggi circa 250 milioni di veicoli, con un’età media superiore ai 12 anni. Nonostante gli obiettivi climatici, le emissioni di CO₂ sono diminuite solo marginalmente, segno che la strategia attuale non è sufficiente.
Neutralità tecnologica e strategie comuni
Draghi ha ribadito la necessità di un approccio “tecnologicamente neutro” nella revisione delle regole sulle emissioni, attesa nei prossimi mesi. Questo significa aprire a più soluzioni: elettrico, carburanti a zero emissioni e interventi di efficientamento sull’attuale parco circolante.
La sfida, ha ricordato, non riguarda solo le case automobilistiche ma l’intera catena del valore: dalle infrastrutture alle forniture industriali, fino al sostegno agli oltre 13 milioni di lavoratori impiegati nel settore automotive europeo.
Le richieste di ANFIA: target più realistici e tempi più lunghi
Accanto alle dichiarazioni di Draghi, ANFIA ha rilanciato le proprie proposte:
- rivedere i target di CO₂ già dal triennio 2025-2027, con obiettivi specifici per i veicoli commerciali leggeri;
- alzare i limiti al 2030 a 75-80 g/km di CO₂;
- prevedere al 2035 una finestra di 5 anni in più per l’adeguamento e una quota fino al 25% di veicoli non elettrici;
- definire nuovi obiettivi realistici per i veicoli industriali, oggi trascurati nel dibattito;
- avviare subito un piano di decarbonizzazione del parco circolante, per ridurre le emissioni delle auto già in strada senza attendere le scadenze lontane.
Un banco di prova decisivo per l’Europa
Il messaggio è chiaro: senza un cambio di passo immediato, l’Europa rischia di perdere competitività industriale e capacità di innovazione proprio in un settore strategico come l’automotive. Nei prossimi mesi, Bruxelles sarà chiamata a dimostrare se riuscirà a trasformare obiettivi ambiziosi in politiche concrete e sostenibili.