Dove la polvere profuma di benzina: viaggio nel tempio di Goodwood

Attualità
14 luglio 2025, 12.41
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Il Festival of Speed non è un semplice raduno: è un miraggio collettivo che appare, una volta l’anno, fra le colline del Sussex che Virginia Woolf descriveva come aperte al cielo, cariche di luce, capaci di dare un senso di spazio e libertà. Qui la velocità diventa rito, la polvere è viva – non quella statica dei musei – e s’incolla alla pelle come un souvenir che non vuoi lavare via.
Festival of Goodwood
Ci arrivi attraversando siepi perfette da cartolina inglese e, all’improvviso, sei catapultato in un universo che pare una strana fusione tra Ascot – gentlemen in blazer crema, signore con cappellini improbabili – e la sagra della porchetta – griglie roventi, birre artigianali e un rombo di V12 che fa vibrare i panini. Le colline tremano, il cielo annuisce: benvenuto nell’unico evento di questo genere in Europa. Nessun’altra kermesse riesce a coniugare così bene storia, spettacolo e accessibilità – nemmeno The Quail, l’esclusivo garden-party della Monterey Car Week: lì regnano champagne e velluti, qui resina di pino, paglia e motori che urlano.
Il Duca di Richmond, moderno mecenate con stile da regista, ha trasformato la sua tenuta in una pista narrativa. Ogni curva della hillclimb è un capitolo: si passa dal sussurro elettrico di una hypercar al ringhio brutale di una Gruppo B, con le balle di fieno che segnano il confine tra épica e follia controllata. Quest’anno, però, il racconto lo ha cucito Pirelli con ago fine: quarant’anni di P Zero celebrati da una parata monumentale da 10.000 cavalli.
mercedes goodwood
Davanti a tutti, la Ferrari F40 – rosso sangue e battistrada storico – seguita dalla Lancia Delta S4 Stradale che profuma ancora di prove speciali. E poi le dive contemporanee: Pagani Utopia Roadster, McLaren Artura con Cyber Tyre, Porsche 911 GTS, la silenziosa ma furente Lotus Evija da 2.011 cavalli. Gran finale con la nuova Lamborghini Urus SE, prima al mondo a montare la quinta generazione di P Zero, e una monoposto di Formula 1: un filo rosso che lega strada e pista, ieri e domani.
Domani, appunto, ha il volto del nuovo P Zero “green” – il primo pneumatico per il mercato globale con oltre il 70% di materiali bio-based e riciclati: silice estratta dalla lolla del riso, acciaio da rottami, gomma naturale FSC. Nato per le Range Rover, dimostra che la sostenibilità può avere grip, carattere e pedigree.
Pirelli goodwood
Ma Goodwood non è solo velocità da cronometro. È esperienza multisensoriale: il rumore delle turbine, il profumo dolce del curry, il tocco ruvido del legno. Già, del legno: tutti i tavoli e le panche dei picnic lawn sono realizzati in tavole di quercia inglese stagionata, niente plastica da campeggio. Ci appoggi sopra una pinta, un cartoccio di fish & chips fumante, e intanto senti alle spalle il sibilo di un compressore volumetrico che scatta in salita. Atmosfera bucolica e adrenalina da pista nello stesso respiro.

Chi ha convinto e chi no durante il magico weekend di Goodwood

Fra una birra e un burnout ti rendi conto che Goodwood è un format irripetibile. In Europa non c’è nulla che gli somigli. La Le Mans Classic coccola le storiche, il Nürburgring Oldtimer Grand Prix fa nostalgie teutoniche, ma nessuno riesce a mescolare così bene aristocrazia e fango, passerelle couture e gomma fusa. The Quail, durante la settimana di Pebble Beach, prova a replicare quell’aria da garden-party motoristico, ma resta un salotto d’alta gioielleria, molto meno “festival della porchetta” – a Goodwood, invece, il barbiere vintage taglia barbe old-school accanto al chiosco che affetta roast pork mentre la Pagani scalpita in seconda.
Maserati GT2 Stradale
Pagani infatti ha stregato il pubblico: l’Utopia Roadster pare scolpita da un orafo futurista, tutta carbon-titanio e dettagli ossessivi; ferma sul prato sembra muoversi, e quando parte disegna scie sonore che impennano la pelle d’oca. Lamborghini ha completato la scena con la Revuelto – ibrida, 1015 cavalli, una lancia di fuoco verde-brut, magnetica come un drago cyberpunk.
Nota di merito, voto dieci a Maserati e al suo management, presente pressoché al completo. A Goodwood hanno scelto di ripartire con coraggio e visione: la presentazione della MCpura è solo il primo passo, ma promette bene. Un ritorno che mescola stile, consapevolezza e italianità senza forzature.
Meno convincente, invece, l’impressione lasciata da una presenza cinese sempre più massiccia. Se è vero che l’industria dell’auto si gioca oggi anche su nuovi equilibri geopolitici, è altrettanto vero che la passione non si improvvisa. E alcune proposte, al di là del design accattivante e delle soluzioni tecniche, sembrano più vicine a un’idea di trasporto funzionale – da A a B, senza troppe emozioni – che a un reale culto del motore. L’auto elettrica, almeno nella sua declinazione più impersonale, rischia di ridurre il tutto a un esercizio di efficienza senz’anima. E in un luogo come Goodwood, dove ogni rumore è un ricordo e ogni sgasata un atto d’amore, questa distanza si sente tutta.
goodwood porsche
Cala il pomeriggio, le Red Arrows della RAF disegnano il cielo con le loro scie colorate, e tu sei ancora lì, a domandarti se quel cappellino di paglia ha davvero protetto le orecchie dal delirio meccanico. Torni a casa con le suole impolverate, lo smartphone colmo di video da far invidia a chiunque, e un pensiero semplice: non esiste luogo migliore al mondo dove la polvere profuma di benzina e i tavoli di legno raccontano più storie dei motori stessi. Goodwood è l’attimo esatto in cui la passione automobilistica diventa carne, pane, birra, vento. E, soprattutto, rumore.
Articolo a cura di Cesare Gasparri Zezza
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