Cosa può essere inevitabile ed inesorabile? Il passare del tempo di cui molto spesso ci stupiamo per la sua rapidità con la quale passa e vediamo invecchiare le persone, la stessa cosa vale per il mondo delle auto. Nel corso del prossimo anno si vedranno numerosi modelli storici che raggiungeranno anniversari importanti.
Ecco una piccola selezione, in ligio ordine alfabetico, delle automobili che nel 2022 celebreranno un compleanno con gli zeri.
È stata prodotta nell’allora nuovo stabilimento Alfa Romeo di Pomigliano d’Arco, e rappresenta il modello più venduto nella storia del marchio del Biscione con oltre 1 milione di esemplari prodotti.
Dal punto di vista meccanico la berlina era caratterizzata dalla trazione anteriore, era dotata di propulsori a 4 cilindri boxer, freni a disco su tutte le ruote e uno schema sospensivo che prevedeva avantreno MacPherson e retrotreno ad assale rigido con Parallelogramma di Watt.
Rispetto alle interessanti specifiche tecniche l’Alfasud negli anni ebbe una poco onorevole reputazione causata da numerosi deficit qualitativi diventati tipici del modello.
La trazione anteriore era nel pieno boom tipico dell’inizio degli Anni ’70, questa soluzione tecnica venne adottata anche dall’Audi 80 di prima generazione, il modello siglato come B1.
Sotto il cofano era stato inserito un motore quattro cilindri posizionato longitudinalmente, il primo della storica famiglia di propulsori EA 827 che rimarranno in produzione per per oltre quarant’anni, fino al 2013. Il propulsore era disponibile nelle cilindrate da 1,3 e 1,5 litri, il monoalbero sviluppava potenze comprese tra i 55 e gli 85 CV.
Il 1972 rappresenta una una delle annate automobilistiche più interessanti dal punto di vista dei modelli. Dopo ben dieci anni, BMW sostituì i modelli a 4 porte della Neue Klasse con quella che di li a poco sarebbe diventata la prima Serie 5.
L’E12 ha inaugurato questo nuovo sistema di denominazione utilizzato ancora oggi dal costruttore bavarese: tre cifre: la prima indica la fascia di mercato d’appartenenza e le altre due la cilindrata in cm³ divisa per 100.
Sotto al cofano era possibile trovare propulsori sei cilindri a carburatore da 2,5 e 2,8 litri con potenze rispettivamente di 145 e 165 CV. Il modello ottenne un grande successo, infatti nei nove anni di produzione si andò oltre i 720mila esemplari prodotti.
Rappresenta la generazione più famosa e ambita della BMW Serie 3. Venne lanciata sul mercato alla fine del 1982, la E30 è stata prodotta in oltre 2,3 milioni di unità nel corso dei suoi i 12 anni di vita e conta ancor oggi moltissimo fan di ogni età.
Oltre al design senza tempo, a contribuire alla fortuna dell’auto è stata la disponibilità di numerose varianti di carrozzeria, era infatti possibile averla in versione due porte, quattro porte, station wagon e cabrio, con motorizzazioni sia a benzina a quattro e sei cilindri che diesel. Dopo quasi 40 anni il fascino della E30 è rimasto pressoché immutato.
La Ferrari 250 GTO, forse rappresenta uno dei modelli più famosi del Cavallino Rampante (oltre che essere l’auto più costosa,) di tutti i tempi compie 60 anni. Venne costruita solamente in 39 esemplari, la “O” nel nome del modello significa “Omologata”, poiché la GTO era sia un’auto stradale che era stata progettata e sviluppata per correre nelle gare della classe GT.
Venne realizzata sulla base tecnica della 250 GT Berlinetta SWB, equipaggiata con un motore V12 da 300 CV che puntava a spingere l’auto, dal peso contenuto di soli 880 kg. Nel 2018 una 250 GTO è stata venduta all’asta per l’incredibile cifra di 70 milioni di dollari.
Rappresenta un vero tuffo nell’anno 1972. L’introduzione della Ford Granada rappresentò un ulteriore passo per quanto riguarda l’unificazione delle filiali britannica e tedesca della Casa automobilistica statunitense. Il modello infatti sostituiva in un colpo solo la Zodiac, nel Regno Unito, e le versioni 20M, 23M e 26M della Taunus nella Germania Ovest.
Era disponibile nelle varianti a due porte, quattro porte, station wagon e coupé, era equipaggiata con propulsori V4 e V6 con cilindrate comprese tra 1,7 e 3 litri e potenze da 75 a 138 CV. Dal punto di vista meccanico la Ford Granada aveva la trazione posteriore, le sospensioni a quadrilatero all’avantreno e a ruote indipendenti al retrotreno, e i freni a disco anteriori e a tamburo posteriori.
Venne pesentata alla fine del 1982 una vettura che divenne iconica grazie all’Ispettore Derrik: la Mercedes 190, segnava l’ingresso, in grande stile, del costruttore tedesco in un segmento inferiore a quelli abituali per il marchio. La berlina a quattro porte di fascia media, disegnata dall’italiano Bruno Sacchi, venne soprannominata per questo la “Baby Benz”.
Il modello, in realtà, era decisamente innovativo dal punto di vista tecnico, grazie all’introduzione dello schema multilink per le sospensioni posteriori, una tecnologia che in seguito si diffuse nel mondo automobilistico.
Le versioni sportive Evo, con potenze fino a 235 CV, sono entrate nel cuore degli appassionati per essere alla base delle auto da corsa che gareggiarono in quegli anni nel DTM. A fine carriera, nel 1993, erano stati prodotti 1,9 milioni di esemplari di 190.
La serie W116 è stata considerata la prima Classe S prodotta nella storia del marchio della Stella. Sviluppata a partire dal 1966, l’auto fece il suo debutto nella sua veste definitiva solo otto anni più tardi e si caratterizzava per la grande attenzione posta dai progettisti al comfort e alla sicurezza passiva tanto del conducente quanto dei passeggeri. A questo proposito fu il primo modello di serie a rendere disponibile, nel 1978, il sistema ABS come optional.
L’elegante tre volumi tedesca venne arricchita, a tre anni dal lancio, dalla versione 450 SEL 6.9. Il voluminoso motore V8 da 7 litri erogava 286 CV e poteva spingere l’auto fino a 225 km/h, prestazioni che la rendevano una della berline più veloci per l’epoca.
Lanciata sul mercato per sostituire la Record C, i vertici Opel dibatterono a lungo sull’utilizzo della lettera D nel nome perché temevano che il modello fosse associato ai motori diesel, in quel periodo ritenuti una variante di ripiego alle versioni a benzina.
Era caratterizzata da un carrozzeria dalle linee semplici e pulite, la Rekord D era disponibile con propulsori a benzina, alimentati a carburatore, da 1,7 e 1,9 litri e potenze comprese tra i 66 e i 97 CV. Furono venduti oltre 1 milione gli esemplari del modello già a metà del 1977, anno in cui terminò la produzione.
Venne svelata nel marzo del 1972, l’utilitaria francese si distingueva dalle altre per le sue doti di versatilità date dalle dimensioni compatte, era lunga appena 3,52 metri, alle quali abbinava un’abitabilità interna e un bagagliaio relativamente ampi.
Innovativa l’introduzione, dal punto di vista stilistico, del paraurti anteriore in plastica fu un grande cambiamento in un periodo nel quale i paracolpi venivano realizzati esclusivamente in acciaio.
Nel corso degli anni alle versioni “normali” si affiancarono le varianti sportive Alpine e Turbo, quest’ultima era una piccola “bomba” da 160 CV, progettata da Renault come modello stradale dal quale derivò successivamente la vettura da rally.
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