Il tira e molla che si è instaurato tra la Germania e la Russia in merito al gas potrebbe a breve compromettere il settore automobilistico teutonico. A quanto pare BMW e Mercedes hanno risposto all’appello del cancelliere Scholz sul risparmio delle riserve nazionali di gas, ma dovranno fronteggiare a breve una probabile riduzione della produzione.
Una delle strade percorribili per evitare il taglio della produttività sarebbe quella di convertire gli stabilimenti, passando ad altre forme di energia senza utilizzare il gas di Putin. L’associazione tedesca dell’industria automobilistica ha però comunicato che mancano ancora le autorizzazioni necessarie per alzare la quota di emissioni degli stabilimenti.
Mercedes-Benz ha avviato la sostituzione dei suoi impianti di cogenerazione alimentati a gas naturale con strutture green. Secondo BMW una riduzione dei consumi di gas è possibile, ma solo per un lasso di tempo limitato senza compromettere la produzione, quindi sarebbe meglio che il risparmio venga gestito a livello centrale per garantire la neutralità della concorrenza. Diverse le azioni intraprese da Bosch ed Audi, le quali al momento hanno fatto sapere di aver abbassato le temperature negli uffici e negli spazi logistici.
Pur velocizzando l’iter burocratico per la conversione dell’energia necessaria, lo scenario non è dei migliori. La Germania ha ridotto al 6% la dipendenza dal gas russo ed ha riattivato le centrali elettriche a carbone, ma un passaggio di tutta l’industria automotive dal gas all’elettricità aumenterebbe fino al 15% in più la richiesta energetica nazionale. L’unica alternativa potrebbe essere quella di mettere all’asta i volumi di gas non utilizzato per stabilizzare il mercato, ma non è ancora chiaro se le aziende avranno gas in eccedenza e quindi da vendere, perché i calcoli dicono che l’industria metalmeccanica tedesca può far fronte anche ad una riduzione del gas pari al 20-40% nel breve periodo, ma nel frattempo si devono creare delle alternative valide e di rapida attuazione, altrimenti continuerà ad incombere il rischio che le grandi case automobilistiche spostino le linee di produzione all’estero.
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