La FIA ha comunicato, tramite il suo profilo Twitter, l’annullamento del GP di Cina, originariamente in programma per il prossimo 19 aprile.
La notizia non è arrivata come un fulmine a ciel sereno per la semplice ragione che si dava ormai per scontato l’annullamento del GP a Shanghai (è di pochi giorni fa la notizia): come successo per la Formula E, che già in precedenza aveva dato forfati alla tappa di Sanya, anche la F1 si è adeguata all’emergenza Coronavirus.
Probabile il suo definitivo annullamento, se la FIA, le squadre e Liberty Media non saranno in grado di trovare una nuova data, si dice a fine anno, per il GP di Cina 2020, ma non sarà facile vista la presenza di altre 21 tappe. La domanda, però, è un’altra? Dopo il clamoroso annullamento del Mobile World Congress, in programma a Barcellona, cosa ne sarà delle altre tappe iniziali in calendario?
Il più a rischio è sicuramente il “neonato” GP del Vietnam, in calendario il 5 aprile, 2 settimane prima dell’ormai “defunta” data cinese. La data di Hanoi, città presso la quale si sono già registrati contagiati, è ugualmente a rischio. Un danno enorme per l’economia locale ma la salute, come sempre, viene prima di tutto.
Ipotizzando ben due tappe del mondiale annullate, ci sarebbe una pausa di più di un mese tra il GP d’Australia (15 marzo), il GP del Barhain una settimana dopo (22 marzo) e, a questo punto, si riprenderebbe con con l’Olanda, anche lei una mezza new entry, il 4 maggio.
Un mese, e più, di pausa. La F1 potrebbe perdere milioni di euro a causa dell’epidemia, e la situazione, dopo le dichiarazioni dell’OMS, non sembrano far sperare per il meglio, almeno in tempi stretti.