La stagione di Formula Uno è iniziata con gli 8 giorni di test sul circuito di Barcellona. In questa sede, le squadre hanno potuto finalmente verificare se il lavoro dell’inverno fatto ormai solo più tra banchi motore e gallerie del vento trova riscontro reale sulla pista.
Come sempre i tempi, in questi test sono un po’ fini a sé stessi, le tante variabili di carichi di carburante, di tipologia di gomme utilizzate, e le diverse temperature aria/asfalto non permettono di valutare le monoposto con il solo cronometro.
Il primo dato significativo è che in vista della stagione di F1 più lunga della storia con ben 21 Gran Premi, l’affidabilità della Power Unit sarà sempre un fattore determinante; di fatto chi riuscirà a farla durare per più gare coniugando al meglio prestazioni e sicurezza avrà già fatto una larghissima parte del lavoro.
Ecco perché la Mercedes ha destato impressione per la quantità di chilometri effettuati (circa 6.000) e per la quasi assenza di problemi di rilievo. Migliorare un progetto praticamente perfetto è stata la mission della Casa di Stoccarda, per cui la filosofia è stata quella di non stravolgere, ma continuare a lavorare di fino sia dal punto di vista aerodinamico, sia sotto l’aspetto del giusto equilibrio tra potenza pura ed affidabilità.
La Ferrari con la nuova SF16H è stata senza dubbio la squadra che più ha cambiato da un anno all’altro. La prima vera monoposto del team capitanato da James Allison, ha sicuramente rivisto in maniera profonda il progetto che differisce dalla SF15T in tantissime componenti: il muso corto, la sospensione push rod, e un dimagrimento del posteriore per ottimizzare i flussi. Inoltre, si è lavorato moltissimo sulla Power Unit in collaborazione con Shell per cercare di migliorare non solo la potenza, ma anche la combustione e i consumi. La Rossa negli 8 giorni di test ha percorso 4.000 chilometri, un dato significativo che testimonia che la Mercedes è ancora molto avanti nello sviluppo, mentre la Ferrari con i nuovi concetti deve ripartire quasi dall’inizio, rivedendo soprattutto gli assetti.
L’obiettivo della Ferrari a detta di Sergio Marchionne è la prima fila già a partire dal primo Gran Premio in Australia e, ovviamente, lottare per il titolo mondiale fino alla fine del campionato.
Onestamente credo che la Mercedes sia ancora un po’ troppo avanti: la storia della Formula Uno insegna che sovvertire un’egemonia senza grossi cambiamenti regolamentari da una stagione all’altra sia quasi impossibile, senza considerare il fatto che la superiorità e la forza, mostrate dalla Mercedes nella scorsa stagione sono state impressionanti.
Certo la Ferrari potrà vincere qualche gara in più, o magari provare a mettere più pressione in gara alle “frecce d’argento”, ma in tutta franchezza credo che ci sia ancora tanto da fare per essere al loro livello in tutti i settori della monoposto.
L’unica speranza può essere rappresentata dal fatto che Hamilton e Rosberg siano allo stesso livello di prestazioni e che questo fattore acuisca a tal punto la loro rivalità in pista che per gioco forza un terzo incomodo possa cercare di rosicchiare quanti più punti possibili ai due.
La realtà è che probabilmente assisteremo ad un duello in campionato solo tra Mercedes e Ferrari, con le altre Scuderie a contendersi i punti rimanenti, almeno all’inizio.
RedBull avrà il motore Renault che è ancora molto indietro, la McLaren ha migliorato l’affidabilità del suo propulsore Honda, ma non ha raggiunto quelle performance in termini velocistici che vorrebbero i piloti.
Invece, gli outsider come Williams e Force India che montano una Power Unit Mercedes avranno un budget limitato nel corso della stagione per quanto riguarderà gli sviluppi, mentre la nuova Scuderia Renault è un punto di domanda.
Di sicuro in Australia capiremo le reali forze in campo, in quanto tutti dovranno mostrare il loro vero potenziale e solo lì potremo capire che campionato ci attende, con la speranza che sia avvincente e molto combattuto.