Fake news sulle auto elettriche: uno studio svela le bufale vincenti (a cui credono anche i proprietari)

Curiosità
25 giugno 2025, 12.51
tesla model s incendio
Auto elettriche, ancora troppe bufale in circolazione. E la cosa più sorprendente è che a crederci non sono solo gli scettici: anche molti proprietari di veicoli elettrici finiscono per assimilare fake news ormai radicate. È quanto emerge da una recente ricerca condotta da un team di studiosi australiani in quattro Paesi (Stati Uniti, Germania, Austria e Australia), che ha analizzato l'impatto della disinformazione sulle auto a batteria.

Le fake news più diffuse (e credute)

Lo studio ha testato la reazione dei partecipanti a nove affermazioni false sull’elettrico, tra cui:
  • “Le auto elettriche prendono fuoco più facilmente”
  • “Le batterie sono progettate per durare poco”
  • “Le emissioni sul ciclo di vita sono peggiori di quelle delle auto a benzina”
Il dato più inquietante? Il 36% delle risposte ha aderito a falsi miti, ignorando dati scientifici verificabili. Il 56% degli intervistati crede ancora che le elettriche siano più infiammabili rispetto ai veicoli termici, sebbene le statistiche ufficiali dimostrino il contrario. Il motivo? Gli incendi di batterie agli ioni di litio fanno notizia e colpiscono l'immaginario collettivo più di quanto accade con le auto tradizionali.

Una questione di fiducia, non di ignoranza

Secondo gli autori della ricerca, il problema non è il livello di istruzione: la disinformazione non si combatte solo con nozioni o dati tecnici. A influire di più è la fiducia nelle istituzioni, negli esperti e nei media ufficiali. Chi mostra tendenze complottiste o diffidenza verso i governi è molto più incline a credere a bufale, anche quando possiede già un’auto elettrica.
Questa dinamica mina l’intera strategia della transizione ecologica: se le decisioni di acquisto si basano su percezioni errate e non su realtà tecniche, sarà sempre più difficile raggiungere gli obiettivi climatici.

ChatGPT e informazione ufficiale: strumenti contro le bufale

Ma c’è una nota positiva. I ricercatori hanno anche sperimentato due strumenti di contrasto alla disinformazione:
  1. Una conversazione con ChatGPT, per chiarire i dubbi tecnici
  2. Una scheda ufficiale del Dipartimento dell’Energia USA, con informazioni verificabili
Entrambi i metodi hanno funzionato: i partecipanti hanno mostrato maggiore resistenza alle fake news anche 10 giorni dopo l’interazione. Il messaggio è chiaro: per combattere la disinformazione servono fonti affidabili, diffuse e accessibili, soprattutto per chi è già scettico o indeciso.
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