C’erano una volta le moto Opel...

Classic Corner
01 aprile 2019, 17.57
Novanta anni fa si chiudeva la trentennale esperienza nel mondo delle due ruote delle moto Opel. Quando
infatti, nel 1929, la Casa di Rüsselsheim entrò nel gruppo industriale GM fu
subito chiaro che gli interessi degli americani erano lontani dalle due ruote e
l'anno seguente, si interruppe definitivamente la produzione di biciclette e di
motociclette e le attrezzature utilizzate per produrle furono vendute alla NSU.
Sebbene la produzione di autoveicoli fosse in costante
aumento, nella Primavera del 1901 i fratelli Opel realizzano che il tempo della
motorizzazione di massa era ancora di là da venire e attingendo anche alle loro
nuove esperienze motoristiche misero allo studio una prima moto Opel. Un passo,
tutto sommato, abbastanza naturale per un’azienda che all’epoca è uno dei
maggiori produttori di biciclette.
Nell’Autunno di quello stesso anno costruirono così la loro
prima "bicicletta a motore",
definizione particolarmente appropriata visto che le moto dell’epoca avevano
ben poco in comune con quelle che oggi noi conosciamo. Avevano un telaio di
bicicletta al quale erano adattati un serbatoio e un motore monocilindrico
(verticale nel caso della Opel) collegato alla ruota posteriore per mezzo di
una cinghia di cuoio. Tutto ciò senza rinunciare ovviamente ai pedali perché in
fondo non si era ancora ben certi di quanto fosse davvero affidabile un motore
a scoppio. Per non parlare del fatto che spesso la potenza di quei motori non
era sufficiente per superare alcune salite ripide. Il prezzo relativamente accessibile (700 Marchi) della Opel 2 HP
decretò l’immediato successo della prima moto Opel.
Ben presto però il pubblico cominciò a chiedere prestazioni
superiori. Per questo motivo, da un lato la potenza della monocilindrica fu
aumentata progressivamente entro il 1907 fino
a 3,25 CV
e dall'altro si costruì una bicilindrica ad accensione
elettromagnetica da 3,5 CV. Pur essendo commercializzate a prezzi di
rispettivamente 400 e 600 Marchi, questi modelli ebbero un modesto successo e a
fine anno uscirono già di produzione.
Sette anni più tardi gli
Opel tornarono sui loro passi e misero in cantiere lo sviluppo di una
motocicletta leggera e robusta
. Furono rispolverati vecchi progetti e si
arrivò alla conclusione che la "bicicletta a motore" era il veicolo
adatto per il pubblico dell’epoca. Si trattava di una normalissima bicicletta dotata di monocilindrico di 140 cc da 1 CV
montato sulla ruota posteriore in grado di raggiungere a malapena i 40 km/h in
pianura. Ne furono realizzate tre versioni differenti: una da uomo, una da
donna e perfino una sportiva.
Nei difficili anni del Primo Dopoguerra la produzione di
moto Opel, ben supportata peraltro da una serie di successi sportivi, contribuì
non poco al fatturato dell’azienda tedesca. A partire dal 1922 le speciali monocilindriche a 4 valvole Opel vinsero
praticamente tutte le gare tedesche
. Uno dei corridori più famosi fu Fritz
von Opel, figlio di Wilhelm, che riportò il nome della Opel sulla bocca di
tutti.
Verso la metà degli Anni Venti Opel lanciò una
monocilindrica di 498 cc che con i suoi 16 CV aveva prestazioni decisamente
brillanti. La sua produzione proseguì fino al 1925, quando la Opel sospese
nuovamente l’attività in campo motociclistico.
moto Opel
Fu però un’assenza di breve durata perché tre anni dopo la
produzione motociclistica riprese nelle officine Elite-Diamant, in Sassonia, di
cui i fratelli Opel avevano acquisito il 75%. Nel 1928 fu presentata la
Motoclub, una moto dalla linea moderna e dall'eccezionale maneggevolezza, che
raggiungeva i 120 km/h, ma che in realtà era la riedizione di una moto prodotta con il marchio Neander (dal
nome del progettista, il grafico, pittore e costruttore Ernst Neumann-Neander).

La Opel
Motoclub

Le principali novità della Opel Motoclub erano rappresentate
dal telaio realizzato in profilati d'acciaio stampati e chiodati anziché in
tubi d'acciaio (una soluzione che consentiva di contenere i costi di produzione
e il peso della moto, aumentando al tempo stesso la rigidità e robustezza
dell'insieme) e la forcella elastica di insolito disegno. L'offerta al pubblico
della Motoclub prevedeva una versione base con motore da 16 CV (1.190 Marchi) e la SS con motore da 22 CV (1.290
Marchi) riconoscibile per i due tubi di scarico, dotate entrambe con cambio a 3
marce. Purtroppo, la Motoclub arrivava tardi sul mercato. Da un lato si sentono
segni di una crisi industriale e dall'altro la nuova proprietà cambiarono i
piani dell’azienda.
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