Siamo abituati a vederlo mentre ribalta il risultato di una sfida tra trattorie o mentre scruta con attenzione la pulizia di una cucina. Ma quando si toglie la giacca da chef, Alessandro Borghese non cerca il relax in una spa: cerca il limitatore di giri.
In una recente e intima intervista rilasciata ai colleghi di Top Gear, il conduttore di 4 Ristoranti ha svelato una passione viscerale per la meccanica, radicata in una storia familiare che profuma di un mondo dell'auto legato ad altri tempi, lontano da quello che cerchiamo di raccontarvi ogni giorno sulle nostre pagine.
Un'eredità scritta nell'asfalto
La passione di Borghese non è un vezzo da celebrità, ma una questione di DNA, di radici che si tramandano di generazione in generazione. Lo chef è, incredibilmente, un figlio d'arte del motorsport. Pensa che il nonno Vincenzo era un corridore: originario di Modena, correva con le Stanguellini, Marchio fondato nel 1900 proprio nella città emiliana; a Napoli, invece, aprì la "Autoricambi Borghese". Anche il figlio, nonchè papà di Chef Borghese, Luigi, respirava olio e benzina sui circuiti. Luigi Borghese, napoletano doc, corse con le due ruote scegliendo marchi prestigiosi come Suzuki, Yamaha e Ducati.
"La domenica si guardavano i Gran Premi. Era sacro," racconta Borghese ricordando l'infanzia trascorsa a studiare strategie e sorpassi insieme al padre. Quella scintilla lo ha portato, fin da ragazzino, a mettere le mani su qualsiasi cosa avesse un motore, personalizzando biciclette e motorini nel garage di casa.
La "stellata" di Borghese: la Porsche 911 GT3
Oggi, quella fame di velocità si è concretizzata in un garage che farebbe invidia a molti collezionisti. Il pezzo pregiato? Una Porsche 911 GT3, un'auto che Borghese definisce la sua "valvola di sfogo".
Non aspettatevi però di vederla solo ferma in esposizione. Lo chef ha ammesso di usare la sua GT3 regolarmente, anche per raggiungere le location delle riprese in giro per l'Italia, alternandola al celebre furgone di 4 Ristoranti. Un dettaglio che pochi conoscono? Borghese ama guidare personalmente il van della troupe durante i trasferimenti, macinando centinaia di chilometri senza mai lasciare il volante agli altri.
No ai "frigoriferi su ruote"
Borghese non nasconde il suo scetticismo verso la direzione che stava prendendo il mercato automobilistico fino a poco tempo fa. Per lui, l'auto deve essere emozione meccanica, non un elettrodomestico tecnologico. Secondo lo chef, figlio dell'attrice Barbara Bouchet, è già passato di moda il fenomeno dei "frigoriferi su ruote", chiaro riferimento all'auto elettrica. Fortunatamente, lo chef vede oggi un ritorno d'interesse verso auto più comunicative e divertenti, capaci di restituire quel "ritmo" che lui applica quotidianamente tra i fornelli. Auto "meccaniche", comunicative, rumorose, guarda caso proprio come la sua supercar prodotta a Zuffenhausen.
Questione di ritmo
Per Alessandro Borghese, cucinare e guidare in pista sono due facce della stessa medaglia. È una questione di tempismo, di sensibilità nel sentire quando cambiare marcia o quando spingere sull'acceleratore.
In fondo, che si tratti di una riduzione di aceto balsamico o di una staccata al limite, il segreto del successo per lo chef è sempre lo stesso: mantenere alta l'adrenalina, come i giri di un bel motore aspirato.