Alessio Richiardi
Il famoso designer Gordon Murray si può considerare un vero guru nell’ambito dato le vetture che ha progettato: la McLaren F1 è diventata una leggenda ed è considerata la prima vera hypercar della storia, e oggi ha riscritto nuovamente la storia con la GMA T.50, l’erede di quella F1 con cui condivide alcuni dettagli, primo tra tutti un sound da urlo!
Questo, perché diciamocelo, risulta difficile trovare un’auto che suona meglio della T.50, e forse si può azzardare che non ve ne sarà mai una, dato che il futuro dell’auto parla sempre più elettrico.
A dirla tutta c’è anche la sua sorellina più piccola, la T.33, con cui condivide lo stesso propulsore il bel V12, ma che in questa circostanza si ferma “soltanto”, si fa per dire, a 11.000 giri. Quello della T.50 invece va oltre, senza alcuna paura. Urla di più di ogni altra auto stradale, e tutto sommato canta addirittura meglio di molte vetture da corsa presenti oggi.
Il pazzesco video del V12 di Murray T.50: un applauso al suo creatore
Grazie alla piattaforma YouTube possono goderne anche gli appassionati, guardando e soprattutto ascoltando un filmato registrato durante il 79° Goodwood Members Meeting, quindi meglio dotarsi di una buona sound-bar per rivivere una grossa manifestazione che al suo interno era composta da più eventi, tra i quali i giri in pista della T.50 assieme ad un gruppo di monoposto di Formula 1 motorizzate col V10, come la McLaren MP4/5 che si vede proprio alle spalle della Gordon Murray Automobiles durante il video.
Durante il video si può assaporare il suono della T.50 in ogni circostanza: dalle ripartenze dopo le curve più strette alle accelerazioni fino al limitatore, passando per le curve da percorrere a gas costante e i rilasci graffianti.
Si tratta di ben sei minuti di pura bellezza, gentilmente offerti dal potente V12 4.0 litri da 663 CV e 467 Nm di coppia costruito da Cosworth, che tocca 12.100 giri/min e ha un peso complessivo di soli 177 kg, che lo rendono il dodici cilindri stradale più leggero mai costruito al mondo.
