Quando si acquista una Ferrari, non si compra semplicemente un’auto, ma si entra in un mondo dove stile, tradizione e coerenza estetica sono sacri. È per questo che, nonostante la casa di Maranello offra ai propri clienti un ampio ventaglio di possibilità di personalizzazione, esistono anche limiti ben precisi. Alcuni colori – il rosa, su tutti – sono semplicemente vietati.
Niente rosa, niente Pokémon
A spiegare la filosofia del marchio è stato Herbert Appleroth, ex direttore generale di Ferrari per l’area Asia-Pacifico, con una dichiarazione tanto semplice quanto inequivocabile:
“Niente rosa. Niente Ferrari Pokémon.”
Un messaggio chiaro: certe tinte non sono compatibili con l’identità del Cavallino Rampante. Non si tratta solo di gusto personale, ma di una visione strategica che punta a difendere l’immagine esclusiva e iconica del brand.
Un’estetica sotto controllo
Ferrari teme che alcune personalizzazioni eccessivamente eccentriche possano compromettere la percezione del marchio, storicamente associato a eleganza, sportività e sobrietà. Per questo, anche dopo la vendita, l’azienda monitora attentamente eventuali modifiche apportate alle vetture.
Clienti che stravolgono l’estetica dei loro modelli rischiano di essere esclusi dalle liste per le future Ferrari, incluse le edizioni limitate o i modelli speciali. Una scelta drastica, ma coerente con la strategia di mantenere alto il valore di rivendita e la desiderabilità delle auto anche sul mercato dell’usato.
Personalizzazione sì, ma con stile
Ferrari non rinnega il concetto di unicità. Programmi come “Tailor Made” consentono ai clienti più esigenti di costruire una vettura su misura, scegliendo finiture, materiali e accostamenti cromatici esclusivi. Tuttavia, queste personalizzazioni sono supervisionate da designer Ferrari e devono rispettare una linea guida estetica ben definita.
L’obiettivo? Coniugare originalità e identità del marchio, senza scadere nel kitsch o nell’eccesso.
Benedetto Vigna: più rigore per il futuro
L’attuale CEO Benedetto Vigna starebbe valutando ulteriori restrizioni alle combinazioni cromatiche, con palette predefinite per alcuni modelli. Una mossa che punta a limitare le richieste troppo “creative”, mantenendo la coerenza stilistica della gamma e proteggendo l’aura di esclusività che ha reso Ferrari un’icona globale.