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F1 e WEC: Jean Todt propone il motore unico

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F1 e WEC sono senza ombra di dubbio l’apice del motorsport mondiale: da una parte la massima categoria tra le monoposto a ruote scoperte, dall’altra l’alter ego per le ruote coperte, due mondi uniti dalla stessa passione, dalla sperimentazione tecnologica e dalla grande attenzione mediatica che ne deriva.

C’è però una proposta che sta facendo discutere gli appassionati, ovvero quella del Presidente della FIA Jean Todt, appena riconfermato alla guida della Federazione Internazionale dell’Automobile, di proporre lo stesso motore per le due categorie, nell’ottica del contenimento dei costi. Mera ipotesi o c’è del vero?

Dal punto di vista tecnico la sfida sarebbe appagante. Se fino a dieci anni fa in Formula 1 si chiedeva tutto al motore, ancor di più nell’epoca dei pit stop con rifornimento, oggi il discorso è decisamente cambiato. Le unità ibride sì stanno per sfondare i 1.000 CV ma nel 2018 è stata introdotta la regola che impone di usare non più di 3 componenti (motore termico, MGU-K, ERS, ecc) per tutta la stagione. Una regola per molti versi assurda ma che sta facendo dirottare la Formula 1 su quello che è la base del WEC, ovvero motori in grado di durare a lungo senza perdere in prestazioni.

Chi sostiene che dietro le forme della Porsche LMP1 vincitrice a Le Mans lo scorso anno si nasconda una F.1 dalle ruote coperte non sbaglia al 100%. Ciò che è in ballo tra F1 e WEC è l’identità stessa delle due categorie. Todt ha portato alla ribalta un’idea che era stata del suo predecessore, quel Max Mosley che voleva a tutti i costi un motore unico per contenere l’innalzamento senza limiti delle spese dei team, arrivando a sostenere che sarebbe bastato un unico motore per tutte le maggiori categorie dell’automobilismo mondiale. Se in quest’ultimo caso stiamo rasentando le favole, c’è una certezza che la fa da costante: i costi alle stelle.

Nel WEC squadroni come Porsche e Audi, pur disponendo di budget stellari, si sono trovati costretti a dire addio alla serie, con la variante del dieselgate a obbligare la squadra di Ingoldstadt a fare un passo indietro. In Formula 1 non si respira altresì l’aria dei tempi migliori, con le squadre piccole che comprano le power unit dalle prime della classe ma si trovano in difficoltà con lo sviluppo, rimanendo relegate a fondo schieramento a tutto svantaggio dello spettacolo.

Punto in comune sul quale preme l’ex Direttore Sportivo della Ferrari dell’epoca Schumacher è il chilometraggio delle attuale power unit, se confrontate con quelle del WEC. A tutti gli effetti, Ferrari, Renault e Mercedes potrebbero vendere la propria tecnologia a un maggior numero di team clienti, abbassando di fatto i costi. C’è sempre un però, sul quale torniamo, ovvero l’identità stessa del motorsport.

Una mossa del genere, con i già paventati cambi regolamentari che arriveranno nel 2021, segnerebbe la parola fine alla Formula 1 così come la conosciamo e abbiamo imparato ad amarla. I più attempati ricorderanno i motori da qualifica negli anni ’80, progettati per durare tre giri, se non due. Spazio quindi al futuro, che sia ibrido, ma le strade da percorrere sembrano essere altre.

 

 

 

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