Il restyling di metà carriera l’ha reso più moderno e aggraziato, ma l’indole “rugged”, per fortuna, non è andata perduta. Ed è proprio questo che piace del Duster: un mezzo economico, tuttofare e adatto per esser maltrattato senza patemi, come nessun altro SUV sa essere.
Design e spazio: restyling di pregio
Nuovi il disegno dei proiettori, le barre da tetto con il logo dacia, la griglia ridisegnata, il navigatore integrato da 7 pollici, la plancia e la maggior qualità nei rivestimenti dei sedili, oltre che le nuove vernici: un bel passo avanti.
All’interno lo spazio a disposizione è abbondante, nonostante le dimensioni esterne contenute. I portaoggetti non mancano, anche se un vascone e alcuni vani aggiuntivi sarebbero stati ben graditi, così come il bracciolo centrale. I sedili sono comodi, ma il sostegno lombare e una più precisa regolazione dell’altezza aumenterebbero il confort di chi passa molte ore al volante. L’ergonomia, invece, con tasti grandi e ben sagomati è ben studiata, il navigatore è scenografico, ma non è dei più avanzati ed è posizionato in basso, quando si inserisce la chiavetta USB l’ora viene coperta.
Il baule è leggermente più piccolo della versione 4×2, ma comunque grande abbastanza per le esigenze di una mini vacanza in quattro con 443 litri. Se non si opta per la ruota di scorta il doppiofondo recupera parte dello spazio.
Alla guida del 1.5dCi 4×4: parco e confortevole, svetta in offroad
Il Duster da noi provato è un 1.5dCi in versione 110cv e 240Nm è il più potente tra le versioni a catalogo. La spinta sembra sufficiente, la progressione è costante, non molto coinvolgente, ma efficace, come testimonia un discreto 0-100 in 12,5 secondi. Il 1.5 è una vecchia conoscenza e non delude mai, specialmente riguardo ai consumi che, complice il tasto ECO, si attestano sui 16km/l, con la trazione integrale e un Cx di 0.42 paragonabile a quello di una portaerei. Il Duster con 50 litri e sei marce garantisce un raggio d’azione di circa 800km, più che sufficienti per un viaggio.
La guida su strada non è il pezzo forte del Duster che vanta di uno sterzo e di assetto abbastanza turistici. In compenso l’assorbimento sospensivo è eccellente, peccato per l’insonorizzazione appena discreta, complice anche la rapportatura del cambio che a 130 orari spinge il motore oltre quota tremila. Molto meglio in città dove la guida alta e l’angolo di sterzata contenuto la fanno da padrona.
Per chi acquista un suv moderno il vero off-road rimane un miraggio, al massimo si frequenta la montagna d’inverno o qualche sterrato; mentre per il Duster, essendo un mezzo più “spartano” il discorso potrebbe essere diverso: usato come seconda o terza auto per raggiungere la baita isolata o i boschi per andare a funghi o a caccia. Lui, dal canto suo, non si tira mai indietro, la vocazione da dura non le manca poiché le carte a suo favore sono tante: la generosa altezza da terra di 210mm, gli sbalzi molto corti con angoli di superamento ostacoli accentuati (30°attacco, 36° uscita), un peso piuma 1.294 kg. L’avantreno Mc Pherson è stato rinforzato appositamente per l’off-road e il retrotreno è modificato, da ponte torcente (4×2) a multilink a ruote indipendenti (4×4). La trasmissione poi è stata progettata con una prima molto corta che simula una marcia ridotta per fondi dissestati, ha protezioni sottoscocca e le gomme di serie sono M+S. Inoltre tramite un apposito selettore il conducente può scegliere in modo intuitivo la trazione più congeniale alle proprie esigenze.
Il bello di limitarsi all’essenziale
Tastando e testando la vettura, scusate il gioco di parole, ci si accorge di diverse scelte fatte in economia. Giusto per citarne qualcuna, segnaliamo l’assenza di doppie guarnizioni alle portiere, la mancanza di tappezzeria in alcune zone del vano dei pedali e del baule, le viti a vista e le plastiche dure per la plancia, anche se accoppiate ad finiture che migliorano la percezione generale di qualità, il climatizzatore piuttosto rumoroso, così come l’insonorizzazione in marcia ad alte velocità. Manca la lancetta della temperatura acqua motore e il sensore pneumatici non dice quale dei quattro è sgonfio.
Problemi di qualità ad una prima, veloce analisi, ma che derivano da un prezzo molto competitivo, quindi non ci sentiamo di annoverarli come veri e propri difetti. Sono naturali conseguenze di una spesa mirata e di un costo di sviluppo contenuto che permette di portare a casa un suv per la famiglia 4×4 al prezzo di un utilitaria, una Clio o una 208 per intenderci.
Non una microscopica citycar, ma un veicolo di dimensioni generose per abitacolo e bagagliaio, con sospensioni in grado di farvi dimenticare buche e dossi ed una notevole altezza da terra che trasmette un perverso senso di strapotere sugli altri automobilisti che tanto piace ultimamente. Aggiungendo capacità in offroad da vertice del segmento.
Cosa chiede Dacia in cambio? Di dimenticare finiture estralusso, sedili riscaldati, radar di frenata automatica, fari a led, ma concetrarsi solo sull’essenziale, senza rinunciare allo stile. E Duster ci riesce benissimo. Con il plus dei costi di gestione irrisori e di una qualità della meccanica garantita da Dacia-Renault.
Prezzi e concorrenti: ok il prezzo è giusto
Naturale conseguenza del discorso precedente, il prezzo d’attacco del benzina 4×2 è 11.900€, ma vi avvisiamo che con i cerchi il lamiera senza coppe sembra davvero un mezzo aziendale di un gestore telefonico. Se vogliamo un diesel dobbiamo aggiungere 1.500€, se diesel integrale siamo già a 16.450€. La Laureate della nostra prova con Nero Nacrè metallizzato, vetri elettrici posteriori, ruota di scorta e Media Nav viene 18.300€.
I principali concorrenti per dimensioni e categoria sono: la Hyundai Tucson, la Kia Sportage, la Mazda Cx-5, la Ford Kuga, il Nissan Qashqai, la Peugeot 3008, la Suzuki Sx4, la sempreverde Toyota Rav4 e la VW Tiguan, ma sono tutti più costosi ed accessoriati. Lo stile “rugged” del Duster è unico.
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