Emanuele Pirro parla dell’esperienza vissuta con la Lamborghini Essenza SCV12
Tempo di lettura: 3 minuti Cinque volte vincitore della 24 Ore di Le Mans, Emanuele Pirro è stato scelto da Lamborghini per sviluppare, da zero, […] Leggi di più
Ferruccio Lamborghini negli anni ‘60 già costruisce caldaie, condizionatori e soprattutto trattori. L’industriale possiede una Ferrari 250 GT. Non contento del funzionamento della trasmissione dell’auto, va da a Enzo Ferrari in persona a , che gli risponde: “che vuol saperne di auto lei che costruisce trattori?”. È il 1962.
Un anno dopo nasce la casa del famoso marchio del toro, ispirato al segno zodiacale di Ferruccio Lamborghini. I nomi delle auto invece si riferiscono al mondo delle corride.
La prima sfornata della neonata Lamborghini Automobili è la 350 GTV, ma è un azzardo: parliamo di un modello troppo proiettato al futuro, che infatti non riscuote successo. Poco più tardi si trova la quadratura con la 350 GT, seguita nel ‘66 dalla 400 GT e dalla 400 GT 2+2. Intanto Dallari e Stanzani (due ingegneri in Lamborghini) portano avanti un progetto parallelo che si concretizza nella Miura. L’auto sportiva esce nel ‘66 e viene prodotta fino al ‘73. È il primo grande successo del marchio, l’avanguardia che stravolge gli standard dell’epoca. Nel ‘68 escono la Islero (sostituta della 400 GT) e la Espada, ma è comunque la Miura la macchina più venduta. Due anni dopo infatti la Islero viene sostituita dalla Jarama. Nello stesso anno esce la Urraco, con un motore V8 invece del solito V12: scelta più economica rispetto alle altre Lamborghini.
Nel ‘72 Ferruccio Lamborghini abbandona l’azienda e pochi anni più tardi ogni attività.
Anche altri membri storici come Stanzani lasciano e intanto c’è la crisi petrolifera del ‘73. La casa del toro si avvicina al fallimento. Per cercare di risollevare le sue sorti, la Lamborghini presenta la Countach in sostituzione della Miura, che per un po’ di tempo tiene in piedi l’azienda; nel ‘76 esce la Silhouette, con la stessa meccanica della Urraco; poi viene costruita la Cheetah, fuoristrada per l’esercito degli Stati Uniti, che però perde contro l’Humvee dell’American Motors General. Questi tentativi di risalita impiegano troppe risorse: la Lamborghini va in ginocchio. Nel ‘78 la casa del toro viene messa in amministrazione controllata.
Due anni più tardi i fratelli Mimran, due giovani imprenditori francesi, la comprano e la fanno ripartire. Si continua a sviluppare l’auto di punta, la Countach. Esce l’evoluzione della Silhouette, la Jalpa. A partire dalla Cheetah si costruisce LM002, fuoristrada a uso civile. Con queste tre macchine, grazie a perfezionamenti meccanici e aumenti di cilindrate, la Lamborghini risale.
Poi nell’87 la compra Chrysler. È difficile far combaciare le scelte bolognesi con quelle americane. Escono prototipi scartati, la Portofino e la Genesis, e poi esce una variante della Countach che non delude mai. Una piccola svolta arriva con la Diablo del ‘90, che nel ‘93 esce anche in versione VT: la prima supercar a trazione integrale del marchio.
La Lamborghini nel ‘94 viene acquisita dalla Sedtco ltd, un gruppo indonesiano che non aveva mai gestito una casa automobilistica. Infatti ci sono divergenze tra la sede in Italia e L’Indonesia, e mentre le vendite diminuiscono non ci sono novità concrete e interessanti.
Nel ‘98 però inizia l’epoca Audi: dopo vent’anni dalla crisi finalmente la casa del toro impenna. Nel 2002 la Lamborghini sforna la Murciélago e dopo un anno la Gallardo, prodotte fino al 2010 e al 2013, sostituite dalla Aventador e dalla Huracan. Queste due, insieme alla Urus (2018) rappresentano la gamma più recente.
Per il 2022, oltre a una futura svolta elettrica, l’ultima novità in arrivo è la Huracan Sterrato.
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