Per evitare le multe dell’Unione Europea da 15 miliardi di euro in totale, le Case auto cercano di vendere il maggior numero di elettriche possibile, così da rientrare nei limiti di CO2. Fa eccezione la giapponese Toyota che, grazie alle sue ibride, emette in media meno anidride carbonica di Ford, Renault e VW.
In quanto alle consegne di full electric dell’azienda nipponica, non hanno un peso specifico rilevante: vedi la bZ4X, SUV a corrente nata nel 2023, con batteria di 71,4 kWh. Cui volendo si può sommare il furgone Proace a pila.
Nessun rincaro per le auto a benzina
Il Marchio delle tre ellissi si differenzia rispetto a numerosi competitor anche per una seconda ragione, sempre legata alle sanzioni UE: non alza i listini delle auto termiche a benzina o ibride. Viceversa, altre società sono costrette a elevare il prezzo di partenza delle macchine a combustione, affinché queste siano meno appetibili e riscuotano meno successo. In tal modo, grazie al mix di immatricolazioni con i veicoli elettrici, si hanno minori probabilità di subire stangate da Bruxelles. Incubo del tutto sconosciuto da Toyota.
Dove sta il guaio
Rammentiamo dove nasce il problema: nel 2025, l’UE inasprirà i target di riduzione delle emissioni di CO2. Per le auto nuove, le emissioni medie vendute sotto i 93,6 g/km, rispetto ai 116 g/km nel 2024. Sgarrando, fanno 95 euro moltiplicati per l’eccesso di g/km di anidride carbonica e per il volume delle immatricolazioni.
Risultato, 15 miliardi di euro di ammende, che si trasformano in tagli a livello occupazionale per combattere il crollo dei profitti. A fine agosto 2024, Dataforce Italia calcolava che solo Geely (con Volvo, Polestar e Lotus) e SAIC (MG) erano al di sotto della soglia di 93,6 g/km. Dopo di loro, Toyota (105 g/km) e BMW (106 g/km) cui serviva un lieve calo per essere in regola.
Autore: Mr. Limone