La crisi in Arabia Saudita, con i bombardamenti a una delle raffinerie più importanti del paese medio-orientale, di proprietà Aramco, potrebbe ripercuotersi gravemente sulle nostre tasche. Facile capirne i motivi: l’attacco a opera dei droni, ancora incerto il mandante, ha dimezzato la produzione del sito facendo sparire, nel giro di poche ore, il 5% della fornitura mondiale di barili di greggio. Risultato? Rincaro immediato con quest’ultimi che potrebbero peggiorare nelle prossime ore. Quanto potrebbero alzarsi ancora i prezzi della benzina?
Se Trump ha annunciato in pompa magna che la colpa è dei ribelli iraniani (e ha dato il via all’utilizzo delle riserve petrolifere degli Stati Uniti d’America, come si usa fare nei casi d’emergenza), ciò che interessa al consumatore, al normale cittadino, è sempre una e una sola cosa: cosa esce dal suo portafoglio.
Era dal 1988 che non si assisteva a un rialzo così alto nel giro di poche ore dall’apertura dei mercati, come riporta Repubblica via Bloomberg. Un rialzo che ha toccato il 20%, arrivando così a circa 61 dollari al barile, il prezzo più alto degli ultimi tre anni. A memoria, è andata peggio che nel 1990, quando scoppiò la guerra in Kuwait, la prima guerra del Golfo, sotto l’amministrazione di Bush padre.
Prezzi benzina: cosa aspettarci?
Dall’Arabia vige la massima tranquillità, con la garanzia di riuscire a riportare il tutto alla normalità nel giro di pochi giorni, viene da chiedersi come visti i danni ingenti riportati dallo stabilimento. A stimare un effetto immediato è da una parte il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, il quale ha dichiarato a Repubblica: “anche in passato, di fronte a episodi simili, le conseguenze erano state limitate”.
Facile ipotizzare che da un prezzo attuale attorno a 1,5 euro al litro, se il prezzo del barile dovesse raggiungere quota 100 dollari, nella più malaugurata delle ipotesi, il prezzo della benzina si alzerebbe di circa 30 centesimi, come già accaduto ormai qualche anno fa.
Proprio pensando agli episodi più recenti nasce la preoccupazione di Coldiretti, giustificata da una nota comparsa sul sito ufficiale. In breve, è utile pensare che dipendiamo per l’85% dal trasporto di merci su gomma, il che è strettamente legato alle oscillazioni del greggio.
“L’aumento è destinato a contagiare l’intera economia perché se salgono i prezzi del carburante si riduce” – sottolinea la Coldiretti – “Il potere di acquisto degli italiani che hanno meno risorse da destinare ai consumi mentre aumentano i costi per le imprese. A subire gli effetti dei prezzi dei carburanti è anche l’intero sistema agroalimentare dove i costi della logistica arrivano ad incidere fino dal 30 al 35% sul totale dei costi per frutta e verdura secondo una analisi della Coldiretti su dati Ismea.”
Utile poi dare un’occhiata a prezzibenzina.it, l’utile sito che riporta i dati aggiornati circa i prezzi delle pompe sparse sul territorio.