Il 2024 segna un anno di grande svolta per il Brand Mini, che ha lanciato tre nuovi modelli: la Cooper, nome unico che racchiude tutte le versioni, sia termiche che elettriche, la Countryman, completamente rinnovata, e la Aceman, crossover di nuova concezione.
Noi abbiamo provato in anteprima la Mini Cooper 2024, giunta alla sua quarta generazione, sempre più matura, ma rimanendo giocosa e trendy, tramite soluzioni che richiamano il passato, ma che propongono al tempo stesso idee innovative e originali. Con i nomi in codice J01 ed F66, rispettivamente per elettrico e termico, la nuova Mini si associa una volta per tutte al nome Cooper, che accompagna tutte le versioni.
Scopriamo tutto sulla nuova piccola inglese di proprietà BMW Group nel nostro primo contatto della versione termica, a partire dai prezzi di listino.
Prezzi Mini Cooper elettrica
- Cooper E Essential 184 CV: 32.300 euro
- Cooper E Classic 184 CV: 37.060 euro
- Cooper E Favoured 184 CV: 39.450 euro
- Cooper E JCW 184 CV: 40.470 euro
- Cooper SE Essential 218 CV: 36.300 euro
- Cooper SE Classic 218 CV: 42.510 euro
- Cooper SE Favoured 218 CV: 43.540 euro
- Cooper SE JCW 218 CV: 44.470 euro
Prezzi Mini Cooper termica
- Cooper C Essential, 28.900 euro
- Cooper C Classic, 31.070 euro
- Cooper C Favoured, 34.120 euro
- Cooper C JCW, 36.890 euro
- Cooper S Essential, 31.900 euro
- Cooper S Classic, 34.070 euro
- Cooper S Favoured, 37.120 euro
- Cooper S JCW, 39.980 euro
La Mini Cooper nelle versioni a motore endotermico “C” ed “S” vengono prodotte nello storico stabilimento di Oxford, dove arriverà nel 2026 anche l’elettrica, che per il momento viene realizzata in Cina.
Gli allestimenti di Mini Cooper 2024 sono quattro: Essential, Classic, Favoured e John Cooper Works. A parte l’inedito Favoured, gli altri tre allestimenti li abbiamo già conosciuti negli scorsi anni, e rappresentano rispettivamente la versione d’accesso, quella più retrò e raffinata e la variante sportiva, che caratterizza l’auto esclusivamente a livello estetico.
La versione Essential, quella d’accesso, presenta interni più puliti e minimali. I sedili sportivi neri con tessuto multitone a motivi dedicati si combinano con la plancia in tessuto, mentre alcune parti all’interno e all’esterno sono evidenziate dal nuovo colore Vibrant Silver. All’esterno, ad esempio, il logo appare in nuovo colore, in netto contrasto con la griglia anteriore ottagonale nera.
Sulla Classic, MINI utilizza per la prima volta un moderno tessuto 2D nell’abitacolo di una vettura di serie. Sul cruscotto e sulle maniglie delle porte, il tessuto nero bicolore crea un affascinante contrasto con i sedili in pelle sintetica di alta qualità. È disponibile in grigio e nero con un motivo traforato a pied-de-poule, mentre la parte laterale è in tessuto blu.
La Favoured è l’opzione più espressiva, con un motivo pied-de-poule bicolore sul cruscotto in tessuto. Disponibili in due colori e con cuciture tradizionali, i sedili sportivi in pelle sintetica Vescin traforati completano questi interni stravaganti in tonalità scura e chiara. Gli esterni, con la griglia anteriore in Vibrant Silver, possono essere combinati con il nuovissimo tetto Spray-Tech che presenta una combinazione di tre colori diversi, un po’ come il tetto Multi-Tone visto sulle ultime MINI F56.
Al top ci sarà, almeno per i primi mesi, la versione JCW, che offre l’interpretazione più sportiva del nuovo concetto dei materiali. In combinazione con tessuto multicolore e pelle sintetica nera con cuciture rosse, il sedile JCW con geometria sportiva riprende il concetto cromatico della plancia e dei rivestimenti delle portiere. Anche il design del frontale e del posteriore evidenzia il DNA racing dell’assetto esterno, con la griglia del veicolo e il logo in nero lucido che sottolineano l’impressione generale di potenza. Tra gli optional figurano il tetto Chili Red a contrasto e le strisce sul cofano motore rosse o nere specifiche per la JCW.
Cambia tanto fuori e dentro, ma perde alcuni elementi iconici
Se a livello di dimensioni la Mini Cooper rimane sostanzialmente uguale alla generazione precedente, con l’arrivo della versione 5 porte e della cabrio nei prossimi mesi, dal punto di vista estetico ci sono notevoli differenze con il passato. Con il termine “Charismatic Simplicity“, in Mini hanno voluto parlare di un’evoluzione stilistica che riprende alcuni tratti iconici del Brand, reinventandoli in maniera originale. Il frontale propone i due fari tondeggianti con diverse scelte per il design dei LED diurni, la grande “bocca” centrale e paraurti spigolosi. Lateralmente si nota come le linee siano più semplici e pulite, il parabrezza più tradizionalmente inclinato, dal quale ne consegue un coefficiente aerodinamico migliorato, passaruota in colore carrozzeria e addio alle cromature. I montanti neri continuano a mostrare un tetto squadrato e separato dal resto della vettura, mentre i cerchi in lega ora sono di serie da 16” e arrivano fino a 18”.
Al posteriore cambia tutto: addio ai fari squadrati e verticali, sostituiti da una coppia di gruppi ottici triangolari dotati di tecnologia LED e personalizzabili insieme ai fari anteriori tramite l’apposita funzione. I gruppi ottici del lato B sono uniti da una barra orizzontale nera, dove spicca il nome Cooper o Cooper S a tutta larghezza.
A tutte queste novità se ne uniscono due meno apprezzate, che riguardano la Cooper S: nel mantenere e reintepretare alcuni elementi storici, la versione sportiva della piccola inglese perde la mitica presa d’aria sul cofano, che dal 2001 distingueva le versioni più spinte e il doppio scarico centrale. Ora, infatti, tutte le Mini, anche se presente l’allestimento JCW, non mostrano alcun terminale di scarico, un trauma per gli affezionati del Brand.
Diminuisce, infine, lo spazio del bagagliaio, che ora è leggermente più piccolo della versione uscente: se infatti la F56 precedente ospitava 211 litri di bagagliaio, oggi il vano di carico è da 200 litri, che diventano 800 abbattendo il divano posteriore.
La rivoluzione prosegue negli interni della nuova Mini Cooper, dove l’abitacolo si mostra in tutta la sua originalità. L’intera plancia è stata quasi completamente “svestita” e ridotta a pochissime superfici, con uno stile pulito e raffinato. La plancia è rivestita interamente in tessuto con una scenografica retroillumazione d’ambiente e davanti al guidatore non c’è un quadro strumenti (in optional c’è l’Head-Up Display). Tutte le informazioni sono affidate allo scenografico grande display centrale tondo da 9,55 pollici: con un diametro di 24 cm la MINI Interaction Unit, è uno schermo OLED ad altissima risoluzione dal quale passano non solo le informazioni utili per la guida, ma anche l’intrattenimento, la navigazione, la climatizzazione e il settaggio dei sistemi di sicurezza alla guida, nonché le immagini delle telecamere a 360° e molto altro. Alla base di tutto c’è un sistema operativo inedito e tutto nuovo, chiamato MINI Operating System 9. Al contrario dei “vecchi” sistemi MINI, infatti, questa volta non troviamo un iDrive di BMW “ribrandizzato” e adattato alle piccole inglesine, ma un OS totalmente inedito realizzato sulla base dell’Android Open Source Project AOSP. Dotato di un funzionamento simile a quello degli smartphone, è totalmente utilizzabile tramite il touchscreen ed è completamente personalizzabile nella visualizzazione attraverso diverse opzioni e tramite le 7 modalità di guida/Experiences.
Il nuovo abitacolo della quarta serie della compatta britannica porta l’effetto-nostalgia ad un livello superiore, riprendendo totalmente l’impostazione minimale della prima Mini di Issigonis. Il volante è sempre a due razze (a richiesta la fascia in tessuto che si aggiunge come terza razza), mentre al centro c’è una piccola plancetta con comandi a bilancieri che si ispirano proprio a quelli della Mini del 1959. Qui troviamo il piccolo selettore per il cambio, il tasto d’accensione che riprende proprio quello delle MINI prodotte da BMC negli anni ’50 e ’60, il tasto per regolare il volume e un selettore delle “Experiences”, delle modalità di guida che cambiano totalmente anche il layout del display. Poco più in basso troviamo anche dei tasti fisici, come quello per le luci di emergenza, per lo sbrinamento di parabrezza e lunotto nonché il tasto per richiamare in fretta le telecamere di parcheggio e i sistemi di sicurezza alla guida.
Alla guida della Mini Cooper C: buona per tutti gli usi con il 3 cilindri
Due i motori della Mini Cooper 2024:
- Cooper C: 1.5 tre cilindri turbo da 156 CV e 230 Nm – 6,5 – 5,9 l/100 km, emissioni 146 -133 g/km CO2 WLTP – 0-100 km/h in 7,7 s
- Cooper S: 2.0 quattro cilindri turbo da 204 CV e 300 Nm – 6,7 – 6,1 l/100 km, emissioni 150 -138 g/km CO2 WLTP – 0-100 km/h in 6,6 s
Entrambe le motorizzazioni sono disponibili esclusivamente con cambio automatico doppia frizione a 7 rapporti per la “C” e a 8 marce per la “S”. Addio per sempre al cambio manuale. Oltre alle versioni elettriche, arriverà anche la “vera” John Cooper Works entro la fine del 2024, le cui specifiche verrano rese note nel prossimo periodo.
Nonostante l’estetica sia cambiata molto, sotto le nuove vesti la Mini in versione termica continua a mantenere la precedente piattaforma UKL rinnovata sotto alcuni aspetti. Noi ci siamo messi alla guida della versione meno potente, che con i suoi 156 CV ha mostrato fin da subito un buon carattere e una buona reattività sia nello spunto, sia nell’allungo. Si vede fin da subito che la Mini Cooper C è una segmento B con un carattere più votato al piacere di guida rispetto alla concorrenza. A questo si aggiunge una posizione di guida così perfettamente regolabile che fa scuola anche al di fuori del segmento di appartenenza.
Il motore è sempre pronto e brillante, mentre lo sterzo, non affilatissimo, risponde bene agli imput e rimane sempre piuttosto diretto. Le 7 Mini Experience Mode cambiano più l’aspetto dell’infotainment che la guida, andando ad agire esclusivamente sul carico del volante e sulla risposta dell’acceleratore. Alla Go-Kart Mode si aggiungono anche le Vivid Mode, Core Mode, Green Mode, Timeless Mode, Balance Mode e la già citata Personal Mode.
Si può parlare, quindi, dell’ormai abusato termine Go-Kart feeling, che è ancora presente effettivamente su ogni versione, nonostante dimensioni, masse e distribuzioni dei pesi negli anni siano cambiate non di poco. Proprio per questo il minore peso presente all’anteriore dato dal 1.5 della Cooper C, alla fine rende agile l’inserimento in curva, come e se non di più di quanto potrebbe fare la più sportiva “S” con il 2.0.
Sempre abbastanza rigido l’assetto, che fa parte dell’esperienza da go-kart, anche se nel complesso la vettura sembra più confortevole rispetto al passato, grazie anche a una buona insonorizzazione dell’abitacolo. I freni, infine, si sono mostrati sempre pronti e mordere nella giusta maniera, anche con un’andatura più allegra.
Questa Mini Cooper C fa tutto bene – averne di tuttofare che mantengono praticamente sempre i consumi sotto gli 8 l/100km – senza avere un vero e proprio punto forte. Non è eccessivamente sportiva, né particolarmente confortevole o parca; non consuma tanto ed è in grado di viaggiare in sicurezza con l’aiuto degli ADAS base presenti di serie; si muove bene in città, ma ha quella dose di cattiveria che la rende piacevole nella guida.