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Prezzo benzina: aumenti e disagi per la guerra in Ucraina

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All’ottavo giorno del conflitto tra Russia e Ucraina l’Italia inizia a pagare gli interessi, in negativo, della tensione che sta sconvolgendo il mondo. L’appello arriva da Assoutenti, che denuncia la crescita sui listini di pasta, pane e metalli.

La guerra in Ucraina ha fatto schizzare alle stelle i listini dei carburanti venduti in Italia, con la benzina che ha raggiunto il record di 2,111 euro al litro per il servito. Prezzi alla pompa che – avverte Assoutenti – proseguiranno nei prossimi giorni la corsa al rialzo, anche per effetto di possibili riduzioni delle forniture di carburanti sulla rete, come denunciato ieri dalle associazioni di categoria.

E quelli di benzina e gasolio non saranno purtroppo gli unici incrementi dei listini causati dal conflitto russo-ucraino.

Sono in arrivo pesanti aumenti anche per pasta, pane, farine, cereali, biscotti, e dolciumi, con i prezzi al dettaglio di una moltitudine di prodotti che potrebbero subire nel breve termine rincari tra il 15% e il 30% – denuncia il presidente Furio Truzzi – A pesare sui listini al pubblico sia le quotazioni delle materie prime come il grano e il mais che, a causa del conflitto bellico, hanno raggiunto i livelli massimi da 14 anni, sia i rincari dei carburanti che aggravano la spesa per il trasporto delle merci”.

Di fronte a tale situazione estremamente critica che potrebbe affossare i consumi, impoverire le famiglie e bloccare l’economia nazionale, chiediamo al Governo di proclamare lo stato di emergenza prezzi, fissando prezzi amministrati per i beni di prima necessità, sterilizzando l’Iva sui carburanti e contrastando speculazioni sui listini” – conclude Truzzi.

Come se ciò non bastasse, purtroppo, è notizia di oggi il libero ricorso alle scorte di petrolio italiane per far fronte all’aumento sconsiderato dei prezzi. Il Governo Italiano, d’accordo con l’Agenzia Internazionale dell’energia (lea), ha dato quindi via libera per utilizzare 20 milioni di barili di scorte (68.000 al giorno per 30 giorni). Il tentativo è ovviamente quello di dare respiro agli automobilisti e al settore dei trasporti senza il quale, è facile pensare, l’Italia sarebbe di fronte al blocco totale.

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