Il fatto risale a qualche giorno fa, quando in Sicilia è avvenuta la presentazione alla stampa della nuova Skoda Karoq. La rivista è francese (“AutoMoto”) e il giornalista, per parlare della capacità del bagagliaio del nuovo SUV Skoda cosa fa? Lo apre e dentro c’è un uomo incapucciato, seguito dal commento “In Sicilia si fa così”.
Uno sfregio all’Italia bello e buono e al luogo comune che la Sicilia sia un sinonimo di mafia, almeno superati i confini italiani. Nel video, girato a Corleone, la musica di sottofondo è stata ripresa dal Padrino a sottolineare il troppo scontato fil rouge tra il paese siciliano reso famoso dalla mafia nel mondo.
“Mettendo da parte il comportamento sciocco del giornalista, è ancor più grave che la sua testata abbia pubblicato il video incriminato, facendo passare alla gogna il giornalista stesso e tutto lo staff responsabile della creazione del video – ha dichiarato Cesare Casiraghi, uno dei più riconosciuti pubblicitari italiani che spesso ha lavorato con case automobilistiche – “Senza considerare il danno d’immagine creato alla stessa Skoda, davvero significativo. Nell’epoca dei social son o bastati poche decine di secondi e la notizia era già ovunque e il rischio ormai verificato è che sia stata la stessa Skoda ad usare l’esclamazione “In Sicilia si fa così” per promuovere le doti del bagagliaio del SUV, anche se in realtà l’ultima colpevole è proprio la casa boema. Idem a leggere i commenti sul web si capisce come il video sia percepito come trovata pubblicitaria dell’azienda“.
Tempo di diffondere la notizia e sui social impazzava la polemica, da una parte verso i nostri cugini troppo spesso altezzosi e poco rispettosi nei confronti del popolo italiano e, senza volerlo, sulla stessa Skoda che è stata danneggiata dal video in oggetto.
Conclude Casiraghi: “E tutto questo nel silenzio generale delle istituzioni sia regionali che nazionali, che dovrebbero invece, penso al Ministro del Turismo, perlomeno farsi sentire con una nota formale di protesta. Ripeto, il danno è grave per Skoda ma anche per l’Italia laddove la scherzosità gratuita su uno stereotipo puzza tanto di anacronistico e intollerabile razzismo”.