Stretta parente della “coscritta” Kart-Up, la Concept Peugeot Vroomster venne presentata al Salone di Parigi del 2000 come City Toys, ovvero oggetti all’avanguardia capaci di rivoluzionare la mobilità urbana.
Dando libero sfogo alla creatività, in Peugeot tirarono fuori il coniglio dal cappello: è il caso di Peugeot Vroomster, frutto delle menti di inizio anni 2000 del Centro Stile Peugeot e simbolo, in salsa francese, dell’unione tra una piccola citycar a due posti e una moto.
Abbastanza inconsueto nelle forme, con quel lungo parabrezza, i fari allungati e i passaruota generosi a coprire i piccoli pneumatici. Pneumatici più da moto che da auto per l’appunto, tanto che il serbatoio venne installato tra le gambe del guidatore, come mondo delle due ruote comanda.
La Peugeot Vroomster veniva pilotata tramite una sorta di manubrio dalla forma aeronautica mentre dietro al sedile del guidatore alloggiava quello del passeggero, con la forma tipica a mezzo schienale delle moto da turismo. Ecco spiegata la forma allungata del parabrezza in caso di incidente.
Vroomster aveva la scocca in fibra di carbonio e schiuma in lacca nera lucida con elementi verdi fosforescenti per farsi notare nel traffico urbano. Lungo poco più di tre metri, alto 1, 32 metri e largo un metro e mezzo, disponeva di un motore a benzina da 110 CV che gli assicurava prestazioni simili a una moto sportiva, con il vantaggio considerevole del peso ridotto.
Un esercizio di stile inconsueto che non vide mai la luce in termini di produzioni di serie ma sicuramente geniale al punto giusto tanto da diventare una delle attrazioni principali del Salone di Parigi di 18 anni fa.
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