Se per convincere qualcuno a fare qualcosa devi minacciarlo, forse quella cosa non è poi così allettante. Eppure, per anni, l’Unione Europea ha pensato di trasformare l’industria dell’auto in un cantiere ecologico a suon di multe per la CO2. Risultato? Un mercato dell’auto elettrica che procede come un’auto senza batteria: ferma.
Ora, finalmente, qualcuno a Bruxelles ha capito che il bastone funziona solo se accompagna la carota. E così, al primo tavolo del Dialogo Strategico voluto da Ursula von der Leyen, costruttori e fornitori hanno fatto un coro più armonioso di un’assemblea di condominio: servono incentivi, non sanzioni. Perché se il 60% delle colonnine di ricarica è concentrato in tre Paesi, non puoi biasimare chi esita a comprare un’elettrica. E se le vetture costano un occhio della testa, non puoi stupirti se il cliente medio resta fedele al vecchio motore a scoppio.
Wopke Hoekstra, commissario per il clima, ha definito l’incontro “costruttivo”. Di sicuro, costruire è meglio che punire. E mentre l’Acea e la Clepa invocano incentivi e neutralità tecnologica, l’Europa si gioca il futuro dell’auto. Speriamo solo che non sia una strada senza uscita.