L’Unione Europea dei 28 + EFTA registra finalmente una timida ripresa. Le immatricolazioni di gennaio 2014 sono state 967.778, in aumento del 5,2% sui risultati dello stesso periodo del 2013. Anche se, a onor del vero, il gennaio 2013 aveva consuntivato il peggior risultato che si ricordi.
Dei 30 Paesi europei presi in considerazione dall’ACEA, 7 hanno il segno negativo, mentre dei 23 che registrano un segno positivo, l’Italia è quartultima, appena prima di Bulgaria, Lussemburgo e Francia.
“Sappiamo per esperienza consolidata che da un singolo mese non si possono trarre stime affidabili. Ma è significativo che l’Italia, che finalmente a gennaio aveva consuntivato un +3,2% su gennaio 2013, sia in fondo alla classifica europea. Questo, non mi stancherò mai di denunciarlo, è dovuto soprattutto alla ricetta adottata dagli ultimi governi che hanno visto il nostro settore come un limone da spremere senza scrupoli. Creando disoccupazione e impoverendo il Paese. L’attacco violento e continuo a suon di accise sui carburanti, varo di superbolli, rincari di assicurazioni, bolli, pedaggi autostradali, tasse varie, e chi più ne ha più ne metta, ha determinato il crollo dei volumi, bloccando il sano e fisiologico rinnovo del parco circolante. Parco che sta tornando a invecchiare con problemi legati alla sicurezza e all’inquinamento”. Lo ha dichiarato Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto – l’associazione che rappresenta i concessionari di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, industriali e autobus – commentando i dati diffusi. “E quindi il +3,2% registrato in Italia nel gennaio 2014 non deve trarre in inganno. Occorre infatti ricordare che non era possibile fare peggio, poiché provenivamo dal -17,6% di gennaio 2013. A fronte di questa crescita ‘finta’, aspettiamo di vedere cosa succederà nei prossimi mesi – ha concluso Filippo Pavan Bernacchi – e nel frattempo auspichiamo che il nuovo Esecutivo dedichi una maggiore attenzione al nostro comparto. Un settore, quello dell’automotive, che fatturando il 12% del PIL e occupando circa 1 milione di addetti è fondamentale se si vuole innescare la ripresa”.