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Marchionne disse nel 2017: “Elettriche arma a doppio taglio”. Aveva ragione?

Tempo di lettura: 2 minuti

Con il mercato delle energie rinnovabili in espansione sempre più forte, anche le vendite di auto elettriche hanno subito un vistoso incremento (complici gli incentivi, non solo in Italia). Un qualcosa che rincuora ed alimenta le speranze e le aspettative degli ambientalisti, ma che al tempo stesso lascia ancora un sentore di scetticismo da parte di una buona parte di automobilisti.

Tale scetticismo, tempo fa, albergava anche nei pensieri di uno dei dirigenti aziendali che hanno fatto la storia dell’automobile ed in particolar modo della Fiat prima e di FCA dopo, vale a dire il compianto Sergio Marchionne.

Il 2 ottobre 2017, durante il suo discorso post laurea honoris causa in ingegneria meccatronica conferitagli dall’Università di Trento, l’allora amministratore delegato di Fca pronunciò un discorso che risultò quasi profetico.

Le auto elettriche possono sembrare una meraviglia tecnologica, soprattutto per abbattere i livelli di emissione nei centri urbani, ma si tratta di un’arma a doppio taglio. Forzare l’introduzione dell’elettrico su scala globale, senza prima risolvere il problema di come produrre l’energia da fonti pulite e rinnovabili, rappresenta una minaccia all’esistenza stessa del nostro pianeta. Prima di pensare che i veicoli elettrici siano la soluzione, dobbiamo considerare tutto il ciclo di vita di queste vetture, perché le emissioni di un’auto elettrica, se l’energia è prodotta da combustibili fossili, sono equivalenti a quelle di altri tipi di auto. Quella dell’elettrico è un’operazione che va fatta senza imposizioni di legge e continuando nel frattempo a sfruttare i benefici delle altre tecnologie disponibili, in modo combinato. È certamente più utile concentrarsi sui miglioramenti dei motori tradizionali e lavorare alla diffusione di carburanti alternativi, soprattutto il metano, che per la sua origine e le sue qualità è oggi il più virtuoso e più pulito in termini di emissioni”. Certo, 4 anni sono lunghi e Marchionne non ha avuto modo di vivere e provare l’evoluzione di questi motori innovativi e quasi, per l’appunto, a impatto zero, ma la frase che è restata negli annali ed ancora oggi genera spunti di discussione e valutazioni.

Sono passati ormai 4 anni, se vogliamo 1450 giorni e la domanda, viste le tante polemiche che girano attorno all’elettrico, è una e una sola: Marchionne aveva ragione?

Autore: Angelo Petrucci

commenti

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  1. quando, oltre 20 anni fa, ho cominciato a vedere i primi motori elettrici senza spazzole e le prime batterie al litio utilizzati in campo aeromodellistico, ho capito e sempre affermato che il futuro delle automobili era l'elettrico ma che noi (Italiani) non avremmo avuto modo di far funzionare milioni di auto senza l'energia. Il "cavaliere ci aveva visto lungo" quando era favorevole alla realizzazione di qualche centrale nucleare, come le hanno i nostri confinanti (ce ne sono ben 125 in Europa ) ma noi ( e gli altri no?) abbiamo il problema dello smaltimento delle scorie, vero? e poi vediamo che il problema per il mondo non sono le scorie ma l'inquinamento da CO2. Quindi l'Italia è contro il nucleare, ma compra l'energia nucleare prodotta dalla Francia (soprattutto di notte visto che la produzione nucleare non si può interrompere se non viene usata, e la utilizziamo anche addirittura per riportare l'acqua in alcune dighe e poter ricreare nuova energia di giorno). Ma con l'avvento dell'era delle auto elettriche, tale surplus di energia notturna servirà ai Francesi per ricaricare le loro auto elettriche e non ci passeranno più un solo Kilowatt. Ma nemmeno se riempiamo l'Italia di pannelli solari e pale eoliche ( che prevedono la presenza di luce solare e vento) riusciremo ad avere l'energia necessaria. Ricordatevi che oggi il contributo di queste due fonti è solo una piccola parte rispetto all'idroelettrico ( la fonte rinnovabile per eccellenza). Ma in un paese dove si boicottano i cantieri per l'alta velocitè, come si può pretendere di realizzare delle seppur piccole dighe per produrre energia (c'è la scusa della tragedia del Vajont) o di centrali nucleari (con l'altra scusa di Fukushima o Cernobyl)! Intanto in Europa si stanno costruendo altre 6 centrali nucleari, ma noi Italiamo siamo mooooolto più intelligenti degli altri e non le vogliamo!!! Lasciate stare lo smaltimento delle scorie radioattive (che alcuni paesi riescono in parte a riciclare) e delle batterie (che vengono in gran parte riciclate) tutta roba che possiamo interrare a notevoli profondità, visto che il problema vero sono le emissioni di carbonio. Sono a scrivere il solito commento da 20 anni e mi accogo che sto sempre più avendo ragione!
  2. Si incentivano le auto elettriche, un futuro di auto elettriche, ma non si parla mai, che da qualche parte la corrente per ri caricarle deve pure arrivare. Nei momenti di picco di utilizzo, ad esempio nelle ferie quando si muovono contemporaneamente milioni di veicoli, poi succederà che tutti assieme si collegano per la ricarica, ma per esserci l'energia elettrica sufficiente in questi momenti di picco, dovremo avere tutti almeno un contatore da 15-20 kw contro i 3 kw esistenti, per ri caricare tutto in una notte. Quindi se moltiplicano per 5-7 volte le centrali elettriche e le linee elettriche tutto funzionerà, altrimenti sarà un black out continuo. Ho fatto degli esempi molto ma molto approssimativi, ma il problema del picco dei consumi è reale e da studiare. Cosa che non è mai esistita con la benzina, perché la usi quando vuoi.
  3. Non credo sia la soluzione oggi è ancora meglio motori a combustione l'elettrico sposta solo i problemi a valle tipo smaltimento batterie al termine della vita stessa dell'auto che anche lei andrà rottamata oltre ai tempi di ricarica troppo lunghi e alle scarse stazioni esistenti non fa per me.

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