Frans Timmermans, l’uomo dietro il Green Deal europeo, torna alla ribalta con una proposta che fa discutere: “I ricchi devono aiutare i poveri a compiere la transizione ecologica”.
Per chi non lo conoscesse, Timmermans è stato vicepresidente della Commissione Europea e il grande promotore del piano che punta a rivoluzionare l’Europa in nome della sostenibilità, dalle auto elettriche ai pannelli solari, fino all’addio ai motori endotermici entro il 2035. Insomma è lui il papà del Green Deal.
La sua accusa è chiara: finora, bonus e sussidi hanno arricchito chi non ne aveva bisogno, i cosiddetti “early adopter” – quelli che si permettono Tesla e ville con impianti green. Nel frattempo, i poveri restano a spegnere termosifoni e a camminare per necessità, non per scelta. La soluzione? Tassare i ricchi, redistribuire ai meno abbienti e mantenere il piano del Green Deal senza rallentamenti.
E le Case automobilistiche? Secondo il vecchio Frans, hanno dormito per dieci anni mentre la Cina preparava la rivoluzione elettrica. Ora piangono miseria, chiedendo tempo. Ma Timmermans è inflessibile: avanti tutta, costi quel che costi. Che importa se le infrastrutture mancano e il mercato elettrico è un Far West.
Chissà, forse Timmermans immagina un’Europa tutta pedali e pannelli solari, dove i ricchi diventano poveri e i poveri restano poveri, ma con la coscienza verde come le loro tasche. Nel frattempo, la destra radicale che lui disprezza cavalca l’onda del malcontento. Ironico, no? La transizione non è solo ecologica, è anche politica. E qualcuno dovrà pur pagarla.