Correva l’anno 2003 e la Ferrari, reduce dall’abbuffata di vittorie, nel 2002, con 15 gran premi vinti su 17, iniziò quell’anno con il piede sbagliato: la F2003-GA non fu pronta prima della Spagna e si dovette attendere Imola per vedere, di nuovo, una rossa sul gradino più alto. Una rossa dentro alla quale sedeva un uomo colpito profondamente nello spirito, per la perdita della madre nelle ore precedenti la corsa. Quell’uomo era Michael Schumacher, e questa è la storia di quel GP che ci fece accorgere, ancora una volta, del campione tedesco e delle sue innate qualità, anche davanti a un fatto tragico come questo.
Per le statistiche, Imola 2003 fu la 15° vittoria, su 19 gare disputate, per la F2002, rimasta tra le Ferrari di F1 più vincenti di sempre. Una partenza in salita, quella della stagione di 16 anni fa, dove l’uomo, più che il campione che tutti ricordiamo, iniziò a fare la differenza contro la McLaren di Raikkonen, principale rivale in quella stagione.
Proprio il finlandese, che ereditò il sedile di Schumi nel 2007, a Imola 2003 diede filo da torcere specialmente a Barrichello, attardato da un problema al pit stop durante la terza sosta. Già dal sabato, a colpire fu per altro la prestazione del fratello Ralf, pilota Williams-BMW, in quelle ore così difficili. I fratelli Schumacher partirono in prima fila, con un distacco di 14 millesimi a separarli.
Tutta la Ferrari si strinse attorno al suo campione, lasciandogli assoluta libertà nella scelta di prendere parte alla gara. In quella domenica di Pasqua di 16 anni fa, era il 20 aprile 2003, a Imola l’allora cinque volte campione del mondo, dimostrò a tutti di essere in grado di vincere anche le proprie emozioni.
Dopo la qualifica di Imola 2003 lui e il fratello Ralf volarono in fretta e furia al capezzale della madre in Germania, che morì per un brutto male nelle ore antecedenti la gara. Di comune accordo, i due tedeschi tornarono in Italia per il Gran Premio di San Marino, indossarono casco e tuta e salirono in monoposto.
A fine gara, Michael scese dalla monoposto con il suo casco listato a lutto (le scritte Marlboro furono applicate di colore nero, rispetto al solito bianco) e venne avvicinato dal solo Barrichello, che gli tributò un affettuoso abbraccio. Sul podio Schumi trattenne a stento le lacrime nel momento dell’inno tedesco e per quella volta lo champagne non venne spruzzato in suo rispetto. Tutta Imola era lì per lui…
Jean Todt, nel dopo gara, spiegò ai giornalisti che Schumacher ha avuto l’opportunità di non correre a Imola 2003 :”Ieri ha deciso insieme a suo fratello di andare in Germania, e credo che questo sia stato importante, che in un qualche modo li abbia confortati. Poi, ha deciso di correre” diceva il francese appena spenti i motori dopo l’arrivo. ”E’ stata una sua scelta, ma devo dire che è stata davvero una scelta degna di rispetto. Domenica Michael ha dimostrato quello che è come pilota e come uomo ed è un peccato che a volte le persone sembrino non capirlo. A volte noi lo proteggiamo, ma una volta ancora credo abbia dato una grande dimostrazione di sé. Noi siamo molto orgogliosi di lui. Siamo molto orgogliosi di entrambi i nostri piloti”.
Come dargli torto…da lì in poi sarebbero ancora arrivate una marea di vittorie (Imola 2003 fu la 65° di 91 per il sette volte campione del mondo) e altri due titoli mondiali. L’era Schumacher in Ferrari era ancora sul più bello.
Un emozionato Schumacher si concedò ai giornalisti per dire poche parole ma di grande significato “mia madre oggi avrebbe voluto vederci correre. Lei amava essere sulle piste”.