Mentre continua lo scontro politico legato alle preoccupazioni del settore industriale per lo stop definitivo al termico nel 2035, si stanno moltiplicando sempre più gli studi di settore per capire quale sia l’impatto inquinante dei veicoli sull’ambiente.
Dopo lo studio di cui avevamo parlato che evidenziava come le auto nel traffico inquinano meno delle stufe a legna utilizzate per il riscaldamento, ora è il Politecnico di Milano ad aver pubblicato uno studio su Scientific Reports.
Oltre a CO2 e NOx, molto problematiche per la salute sono i PM, ovvero il particolato metallico che per via delle sue dimensioni microscopiche tende a penetrare nei polmoni degli esseri viventi portando con il tempo ad eventuali problematiche di salute.
Per poter quindi capire gli effetti è molto importante analizzare con cura i dati delle emissioni effettive rilasciate in atmosfera dalle vetture. Dobbiamo considerare, infatti, che il rilascio di gas nocivi nell’aria è legato prima di tutto allo stile di guida.
Per prevedere le emissioni la tecnologia viene in soccorso
Il calcolo degli inquinanti viene così effettuato tramite un sistema particolare che porta a stimare gli ossidi di azoto e l’anidride carbonica tramite un sistema specifico che prende il nome di Virtual Sensing. Questa innovazione tecnologica sfrutta l’IA (Intelligenza Artificiale) ed un sensore inerziale che integra anche il GPS.
Per basare l’esperienza di utilizzo su dati reali è stata avviata una partnership fondamentale con uno dei leader del settore assicurativo (Unipol) che ha analizzato circa undici milioni di viaggi effettuati da 8.000 autovetture dotate di scatola nera per andare ad ottenere un sistema di calcolo con molti dati utili all’analisi.
I risultati? Sicuramente molto interessanti soprattutto per quel che riguarda la maggiore efficienza dimostrata dai veicoli durante l’utilizzo non si attesta alle basse andature ma ad un range di velocità compreso tra i 50 e 70 km/h.
Dati che ovviamente si vanno ad aggiungere a altri valori facilmente immaginabili come l’aumento dei consumi determinati dallo stile condotto al volante indipendentemente dalla tecnologia di propulsione del veicolo. Ma davvero sorprendente è stato osservare che su un campione di 1.000 veicoli le emissioni cumulate delle vetture Euro 4 sono state in molti casi inferiori rispetto a quelle dei modelli più recenti Euro 6.
Come tradurre nella realtà questo sistema predittivo?
La Professoressa Silvia Strada che ha condotto lo studio ha illustrato quanto emerso tramite le seguenti dichiarazioni: “Dare ai guidatori la possibilità di gestire, conoscere e migliorare il proprio impatto ambientale apre a una transizione inclusiva verso la sostenibilità“.
Quali saranno le prospettive future per applicazioni concrete dello studio? Il Politecnico di Milano ha già ipotizzato alcuni utilizzi pratici: l’algoritmo potrebbe essere possibile per le amministrazioni locali regolare gli accessi e le tariffe per parcheggi e zone a traffico limitato ZTL oppure sviluppare un sistema premiante dedicato agli utenti dallo stile di guida più virtuoso.