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Elkann: “L’industria dell’auto è a rischio”

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John Elkann suona l’allarme: la morsa dei dazi di Trump da una parte, l’ecoterrorismo normativo di Bruxelles dall’altra, e l’auto occidentale rischia la rottamazione prima ancora di essere venduta. È il quadro drammatico dipinto da John Elkann, presidente di Stellantis, all’assemblea degli azionisti del Gruppo.  

Ma attenzione: a lamentarsi non è un passeggero, è il comandante della nave Stellantis, che intanto affonda i profitti del 70% e distribuisce dividendi dimezzati come fossero caramelle in tempo di guerra. “L’industria automobilistica americana ed europea è a rischio” – dice lui – mentre la Cina ingrana la sesta e noi restiamo in folle a litigare sulle colonnine che non ci sono e sugli incentivi che durano quanto un pieno (elettrico). Come lo stesso Elkann ha detto alla platea degli azionisti: “quest’anno, per la prima volta, il mercato automobilistico cinese sarà più grande di quello americano ed europeo messi insieme”

Poi, certo, Elkann fa autocritica: “il 2024 non è stato un buon anno per Stellantis. i motivi sono stati in parte di nostra competenza“. Ammessi gli errori, piange l’addio di Tavares, e promette miracoli appena si trova un nuovo CEO (entro metà 2025 ndr). Ma sa di confessione da marketing: lacrimuccia sull’annata storta, poi subito una pacca sulla spalla agli azionisti – e un bonifico, per quanto magro.

Resta una domanda: è colpa delle regole o di chi ha guidato con gli occhi chiusi e il navigatore impostato su “modalità delirio”? Perché a furia di puntare il dito su Trump, Bruxelles e pure l’alluminio, si rischia di dimenticare che fino a qualche mese fa tutti i costruttori europei facevano a gara a chi anticipava i tempi di conversione dell’intera gamma all’elettrico. E se oggi l’auto occidentale è in panne, forse non basta cambiare i CEO: serve qualcuno che sappia realmente dove si va — e soprattutto, perché.

Gentlemen driver

Federico Ferrero

Direttore Autoappassionati.it

Autore
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